Se sei una raffinata cantautrice lontana dai generi massificati e ricevi la telefonata che ha ricevuto Lucia Manca, questo diventa uno dei momenti che ricorderai per sempre. La notizia? Luca Guadagnino ha scelto la sua canzone Eroi per un episodio della nuova serie We are who we are (in onda su Sky e Now Tv dal 9 ottobre, tra i protagonisti anche Francesca Scorsese, figlia di Martin Scorsese). Lucia Manca ha 35 anni ed è nata in provincia di Lecce, dove oggi vive, a Guagnano, paese di cinquemila abitanti: è un'artista apprezzata per la sua scrittura delicata e ricca di immagini evocative, con testi mai scontati. Dopo una sana gavetta (il primo disco è del 2011) è arrivata ad aprire concerti di diversi artisti, tra cui Le Luci della centrale elettrica e Myss Keta e a marzo scorso è uscito l'ep Attese Vol.1.

Eroi fa parte del disco Maledetto e Benedetto del 2018: è inno orecchiabile, sensuale e liberatorio che invita ad amarsi senza pregiudizi (Vieni, vieni, vieni, vieni a far l'amore insieme a noi/ Siamo tutti quanto degli eroi) e sembra quindi perfetto per una storia di adolescenti in crisi di identità, come i protagonisti della serie We are who we are. Come sempre Luca Guadagnino si mostra attentissimo ai dettagli del suo lavoro, musiche incluse. E se i costumi sono curati dalla fedele Giulia Piersanti (A bigger splash, Suspiria, Chiamami col tuo nome), la colonna sonora mixa una parte originale scritta da Blood Orange, alias il musicista inglese Devonté Hynes, e una parte non originale composta da grandi nomi internazionali come David Bowie e Radiohead, ma anche italiani visto che la serie è ambientata in una base militare americana in Italia. Tra i nomi trapelati Anna Oxa, Raf, Cosmo, CCCP e, appunto, Lucia Manca.

Come hai reagito quando hai ricevuto la notizia? Hai idea di come il regista l'abbia scelta?
Ovviamente ero felicissima, perché amo Luca Guadagnino e i suoi film. Mi sono trattenuta dal guardare gli episodi in inglese che sono già andati in onda negli Stati Uniti, ma ho letto molte recensioni positive. Non ho idea di chi abbia scelto la canzone e come l'abbiano sentita. È un brano del 2018. Forse era lo stesso periodo in cui stavano girando la serie? Non saprei dirlo. Guadagnino ha sempre dato molto valore e risalto alla musica nel suo lavoro e credo che sarà ancora più importante in questo caso, visto che i protagonisti sono nel pieno della loro adolescenza: un periodo dove si ascolta tanta musica e si formano i nostri gusti musicali.

Eroi ti sembra una canzone adatta al tema della serie?
Dire di sì. Eroi parla di identità di genere, è un invito all'amore per tutti, soprattutto per chi continua a vivere nel pregiudizio. Il brano mette in evidenza gli sforzi immani che ancora oggi bisogna fare in Italia per vivere in piena libertà l'amore e la propria sessualità. Sappiamo che dobbiamo fare ancora un enorme lavoro sul piano culturale. Direi che bisognerebbe puntare sull'educazione nelle scuole, perché credo che molti siano preconcetti ereditati dagli adulti, dalle generazioni precedenti.

"Eroi" è stata una parola molto usata negli ultimi mesi. Chi sono gli eroi per te?
Chi continua a lottare per i propri diritti, per poter vivere in piena libertà tutte le espressioni della propria individualità. Chi non si arrende.

Sai la scena in cui verrà usata? Come te la immagini?
Non so quando verrà mandata in onda, lo scoprirò come tutti guardando la serie e non riesco davvero a immaginarmi nulla. Forse perché sono ancora molto incredula.

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Tecnicamente sei una Millennial. Cosa invidi ala generazione Z protagonista della serie?
Il loro essere sfacciati, li vedo più disinibiti rispetto a come ero io nell'adolescenza, dall'altra parte più maturi e sensibili su tanti temi. Mi ha fatto sorridere quando di recente mi sono ritrovata a fare gli stessi commenti sui loro gusti musicali che i miei genitori facevano sui miei. Ricordo che a me dicevano "la musica che si ascoltava prima era diversa" quando sentivano i Blur o gli Smashing Pumpkins. E mi sono sorpresa a fare gli stessi ragionamenti rispetto alla musica trap che si ascolta oggi. In realtà ho poi pensato che la distinzione da fare è sempre tra cose interessanti, che rimarranno nel tempo, e filoni dove regna l'omologazione. Anche degli anni 90 non sono certo sopravvissuti nella memoria tutte le band o i cantanti.

Dici spesso, però, che i tuoi genitori sono stati fondamentali nel trasmetterti una certa cultura musicale.
Sì, quella del cantautorato italiano degli anni 60 e 70. Una passione trasmessa soprattutto da mio papà, col quale cantavo fino da bambina. Così ho conosciuto tutti i cantautori. Poi verso i 15 anni mi sono iscritta a una scuola di canto e musica e ho iniziato a esibirmi in orchestrine jazz e blues.

Il tuo nuovo singolo Ricorderai infatti fa venire voglia di riascoltare la canzone Ritornerai di Bruno Lauzi, il titolo è un omaggio esplicito?
Sì, quella canzone è veramente un capolavoro di scrittura, arrangiamento, melodia. Ricorderai è un pezzo volutamente evocativo che contiene tutto il mio amore per quel tipo di canzone italiana. Un genere che non è mi è mai stato contemporaneo e che però sento appartenermi in qualche modo, perché le persone della mia vita a cui voglio bene, mia madre e mio padre, mi hanno trasmesso quel tipo di musica.
Il mio brano parla di ricordi, in cui spesso ci rifugiamo perché ci fanno sentire apparentemente bene, ma in realtà servono per proteggerci un po' dal presente. Per me i ricordi sono un tesoro importante, una delle mie più grandi paure è dimenticarmi dei bei momenti o di non riuscire più a ricordarli in maniera nitida.

Ti paragonano spesso a grandi voci femminili del passato, l'ultima che ho letto è Loredana Bertè, quale è il paragone più lusinghiero?
Tutti i paragoni sono "pesanti" da portare. Non c'è un'artista che metto sopra le altre. Mina, Ornella Vanoni, Giuni Russo, Anna Oxa… Le ascolto e fanno parte del mio bagaglio culturale.

Continui a vivere in Puglia nel paese dove sei cresciuta. Hai mai desiderato spostarti in una grande città per favorire la carriera?
Ho scelto di rimanere qui fin da dopo il diploma, quando la maggior parte degli amici sono andati a studiare fuori. Da una parte sono molto legata alla mia famiglia, dall'altra varie vicissitudini non mi hanno permesso di andare via. Quando ero più piccola, ogni tanto, mi prendeva quella voglia di trasferirmi, ma poi mi sono resa conto che qui ho tutto. Il paese, se stai bene con te stesso, è un punto di forza. Se ho bisogno di stimoli nuovi mi basta andare al mare per spronare la creatività o fare un viaggio, anche se è ora è oggettivamente più difficile. Alle fine nelle grandi città il vantaggio per chi fa il mio lavoro sono le pubbliche relazioni, frequentare il "giro giusto", come si dice in gergo.

La prossima primavera uscirà Attese Vol. 2. Quali saranno i temi?
Sto ancora lavorando ai testi nuovi. Un paio di canzoni sono nate durante il lockdown e forse una descrive un po' la situazione che abbiamo vissuto, ma senza riferimenti troppo specifici. Sarà la continuazione del primo ep Attese Vol.1 e in futuro vorrei unirli per farne un album unico su vinile.

Vinili a parte, cosa hai sulla tua playlist al momento?
Il cantautore americano Sufjan Stevens (che tra l'altro ha realizzato due brani per il film Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, ndr) e Shore, l'album appena uscito del gruppo Fleet Foxes.