Le serie tv sono come l'almanacco dei santi: all'occorrenza, quella più indicata. Vuoi ridere, vuoi piangere, vuoi rifarti gli occhi una volta per tutte? Il santo bingewatching di Natale suggerisce Bridgerton. Tutto merito del protagonista Regé-Jean Page, classe 1990 anglo-zimbabwese, occhio allungato da gatto sornione e una struttura anatomica che avrebbe costretto Leonardo a ridisegnare l'Uomo Vitruviano seguendo i suoi contorni. Corpo che, per amor di precisione critica, riempie voluttuosamente e da ogni angolazione copiose manciate di minutaggio, sollevandoci di peso dal divano e dai pensieri cupi di fine anno (il full frontal è escluso, piuttosto immaginate per proporzioni). Nei panni regency del duca di Hastings Simon Bassett Regé-Jean Page è assolutamente perfetto, l'incarnazione molto fisica dell'anti-principe azzurro al suo meglio. Ché un principe tradizionalmente biondo con gli occhi azzurri da fiaba compare pure, a un certo punto, ma il fascino sanguigno, sessuale e profondo del Duca sbaraglia anche il prestigio dei titoli nobiliari. Uomo di mondo cortese, tormentato dalla mancanza di amore genitoriale ma dalla gigantesca fame d'amore, classico stereotipo ben riuscito scorza-dura-cuore-tenero, il tenebroso e incorruttibile protagonista del primo esperimento in casa Netflix per Shonda Rhimes ha scalato le ricerche su Google. Foto, gif, stories unanimi: Regé-Jean Page in Bridgerton è l'unico e valido motivo per dedicarsi alle otto ore scarse di episodi. Guardare, lasciarsi cullare dall'immaginazione, e niente sensi di colpa.

rege jean page chi èpinterest
Courtesy/Netflix

Il giovane attore dal doppio passaporto è al suo primo ruolo da protagonista mondiale, ma ha già inanellato una serie di interpretazioni che hanno ricevuto il plauso della critica, tra cui quella nel remake di Radici. Ma Regé-Jean Page è un pupillo di Shonda Rhimes: la potente sceneggiatrice e produttrice di Grey's Anatomy lo aveva già ingaggiato in For The People, andata in onda per due stagioni, prima di chiamarlo per il ruolo di protagonista di Bridgerton. Tra i film di Regé-Jean Page anche il recentissimo Sylvie's Love, doveincarna un batterista (daje...) e affianca Tessa Thompson, Nnamdi Asomugha e Eva Longoria, ed è disponibile su Amazon Prime Video. I ruoli impegnati sono infatti quelli che gli piacciono di più: l'attore ha solennemente giurato di volersi dedicare a ruoli che diano corpo al suo attivismo civile e sociale. Bridgerton, in un certo senso, è parte di questo? Sì. Nonostante la serie tv sia riassumibile in "Gossip Girl cento anni prima di Downton Abbey, scopiazzata malriuscita delle serie storiche BBC, vuole ironizzare sul genere costume come Jane The Virgin fa con la telenovela ma con scarso risultato, e certe scene di sesso dopo la classe delicata e alchemica di Normal People sono orrendamente plastiche, pure se mettono in mostra quella statua del protagonista", è così. La serie è un mix, ambizioni tante, risultato che scontenta molti. Diversi critici ne hanno difeso alcuni tratti ma ha fatto storcere il naso agli inglesi di fronte ai dialoghi in sceneggiatura -"mica parliamo così da scemi", si legge tra le righe della recensione comparsa sul Guardian.

Però ci sono dei meriti assoluti di Bridgerton che trascendono la fattura del prodotto, e che sono forse il motore della decisione di Regé-Jean Page di prendervi parte: la riapertura del dibattito storico sui nobili di colore (dicitura decisamente sbagliata e razzista, conveniamo che meriterebbe una definizione più aderente alla società attuale). Nelle corti europee dei primi dell'Ottocento erano presenti, in numeri esigui ma con alti rappresentanti: alcune analisi di documenti sulla regina Charlotte d'Inghilterra, moglie del re pazzo Giorgio III e in Bridgerton interpretata da Golda Rosheuvel, hanno rilevato ascendenze afro legate al mix di origini di una sua antenata nobildonna portoghese, tanto che molti ritratti furono sgraditi alla sovrana perché sottolineavano con realismo la sua pelle scura, le labbra grandi e il naso schiacciato. È un'ipotesi degli studiosi della diaspora africana ancora tutta da dipanare, riportata in auge con l'ingresso di Meghan Markle nella casata dei Windsor. Rappresentare questa parte anche nella finzione contribuisce a restituire la giusta complessità alla Storia. Ok, era questo il motivo serio per dedicarsi a Bridgerton. Senza bypassare la statuaria presenza del suo protagonista.