“Quando fai un colloquio di lavoro, in Italia, ti guardano ancora le mani per vedere se hai la fede al dito, ma se non ce l’hai ti chiedono se sei fidanzata e hai intenzione di fare figli”. Martina Rogato, 35 anni, co-fondatrice e presidente onoraria di Young Women Network era molto giovane quando ha messo a fuoco uno dei problemi che fanno dell’Italia, insieme a Grecia e Malta, il fanalino di coda dell’equità di genere in Europa. “So che un colloquio di lavoro funzionava così 20 anni fa, e non va bene che lo sia ancora oggi. Sono domande inappropriate davanti a un curriculum pieno di competenza, è una discriminazione all’ingresso del lavoro che prosegue poi nelle opportunità di avanzamento di carriera. Ecco perché ci ritroviamo, ancora, a dover portare al G20 in Arabia Saudita le istanze del Women20 sull’equità di genere, mentre tutti dovremmo ormai concentrarci su altre questioni”.

Women20 è l’engagement group del G20 istituito nel 2015, con la presidenza turca, impegnato nell’elaborazione di proposte sul tema della parità di genere con azioni concrete a favore dell’emancipazione economica femminile. Quest’anno la delegazione ha presentato a Majid bin Abdullah Al Qasabi, il ministro del Commercio e degli investimenti e dei media dell'Arabia Saudita, il paese in cui avrà sede il G20 il 21 e 22 novembre, un comunicato con le misure chiave per accelerare la ripresa economica dalla pandemia e alcune raccomandazioni per realizzare l’Agenda delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile, con l'obiettivo comune di una crescita solida, sostenibile ed equilibrata attraverso l'emancipazione sociale ed economica delle donne.

Young Women Network è un’organizzazione no profit che contribuisce ai progetti del Women20 in rappresentanza dell’Italia. Nasce a Milano nel 2012 con l’obiettivo dell’empowerment delle giovani donne, e oggi è presente anche a Roma con oltre 400 associate. “Viene spontaneo chiedere cosa intendiamo con empowerment delle giovani donne”, spiega Martina Rogato. “Siamo l’unica associazione italiana che si occupa del target giovani donne: le nostre associate hanno tra i 25 e i 35 anni di età. Facciamo empowerment in quattro modi diversi: con networking professionale, mutuo soccorso e supporto, anche per cercare di gestire questa fase rimanendo un riferimento per le nostre ragazze. Molte sono in posizione lavorativa precaria, le giovani donne sono socialmente più fragili. Poi facciamo coaching e advocay, formazione sulle cosiddette soft skill, organizziamo eventi online in cui chiamiamo degli esperti esterni a insegnare alle nostre ragazze come parlare in pubblico, negoziare, come gestire rapporti conflittuali, tutte quelle attività che non ti insegnano a scuola e che le aziende italiane tendono a far insegnare solo alla dirigenza, difficilmente con una 25enne. Noi abbiamo cercato di colmare questo vuoto”.

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Courtesy YWN
Le donne di Youn Women Network

Young Women Network si occupa anche di mentoring: “quest’anno erano oltre 200 le iscritte che hanno avuto l’opportunità di avere un mentore, uomo o donna, che le istruisca in un percorso one to one. Ogni anno pubblichiamo un bando sul nostro sito per invitare a candidarsi giovani professioniste da seguire e possibili mentor che si vogliono dedicare a loro, senior con almeno 12 anni di esperienza professionale più di loro, per i prossimi sei mesi. Il prossimo sarà sul nostro sito a gennaio 2021. Quello del 2020 è stata un’edizione con una piccola provocazione: mentre le ragazze possono essere seguite sia da uomini che da donne, abbiamo voluto inserire anche, in fase sperimentale, dieci ragazzi sostenitori della gender equity, seguiti tutti da mentor donne. Il matching avviene per affinità di curricula. Il messaggio era: quando un uomo guarderà con ammirazione una donna senior aspirando di diventare come lei, sarà un vero balzo in avanti”.

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Martina Rogato, presidente di Young Women Network


Young Women Network coinvolge 52 ragazze che hanno un mestiere e dedicano a questo progetto e all’associazione il loro tempo libero gratuitamente. Il gruppo ha instaurato anche delle solide relazioni istituzionali, ottiene audizioni in Senato e convocazioni dal ministero per le politiche giovanili: “cerchiamo di far sentire la nostra voce di generazione Millennials”. Dice Martina Rogato. “Io sono co-fondatrice e presidente di Young Women Network e faccio parte della delegazione di Women20. La delegazione italiana di Women20 porta una prospettiva anagraficamente diversa da quella di una donna senior: il punto di vista delle 30enni. Sono l’unica 35enne e la delegata più giovane fra le 70 di tutto il Women20”. Per alcuni versi, e guardandoci intorno, è incredibile che nel 2020 ci sia ancora bisogno di rivendicazioni di equità: “ma le statistiche del World Economic Forum parlano chiaro”, ribadisce Martina Rogato. “Le donne non sono equamente rappresentate nelle posizioni apicali. Guardiamo il nostro parlamento e chi è al vertice delle principali aziende italiane per accorgerci che da noi le donne non coprono nemmeno il 50% di posizioni decision making”.

Il documento stilato da Women20 si può leggere sul sito di Women20 Saudi Arabia e contiene 22 raccomandazioni specifiche divise in macro aree: donne in posizioni apicali, donne e finanza, donne e digitale, donne e lavoro con un focus di imprenditoria. Un intreccio di richieste di investimento nell’istruzione, nella cultura per superare gli stereotipi di genere, nei finanziamenti all’imprenditoria, alla realizzazione di corsi Stem, un attacco ai vincoli giuridici che non permettono l’equità, e la necessità di divulgare i dati aggregati divisi per genere, il frutto di un anno di lavoro in conference call da parte di 20 delegazioni, una per stato: “abbiamo scelto parola per parola cosa dire in otto pagine”, racconta Martina Rogati, “c’è tanto lavoro dietro perché ci hanno lavorato 20 culture diverse per arrivare a conclusioni comuni. All’interno del documento à importante il framework normativo: l’Italia ospiterà il prossimo G20, nel 2021, e siamo uno dei pochi Stati ad aver inserito le quote di genere per le donne apicali e abbiamo avuto dei risultati importanti di incremento delle figure ma non l’effetto a pioggia che ci si aspettava, ossia che aumento del numero di donne in posizioni decisionali avrebbe aiutato anche altre donne, nelle posizioni intermedie e junior, a farsi strada nel mondo del lavoro. Il framework deve essere accompagnato da un investimento concreto in educazione e in cultura, perché se non abbattiamo gli stereotipi di genere non avremo risultati. La legge serve, ma in questo caso non è sufficiente: va accompagnata da altre misure”.