Sono nata a metà degli anni Ottanta, appartengo appieno ai Millennials anche se, quando ho iniziato a leggere, i libri erano soltanto di carta. La mia relazione sentimentale con le parole inizia da quando ho memoria. Per anni la lettura è stata una faccenda quasi assoluta: da piccola, per non interrompere un libro, camminavo sul marciapiede tenendolo aperto di fronte a me, con rischi notevoli. A dieci anni ho scritto il mio primo libro per la maestra delle elementari, copia unica, ormai introvabile.

Pur avendo questo stretto rapporto con le parole, sperimentate negli anni in racconti, poesie, lettere, non ho mai pensato seriamente di poter diventare una scrittrice. Mi ero convinta che la mia scrittura non riuscisse a superare una misura minima, che mischiava poesia e prosa e inevitabilmente perdeva forza e movimento, si inceppava.

Come ci si trova dunque a scrivere un romanzo? Ho fatto sempre affidamento sul mio equilibrio, sulla saggezza che le altre persone mi riconoscevano, sul senso di responsabilità con cui mi hanno cresciuta i miei genitori. Invece a trent’anni sono stata travolta da una crisi profonda, arrivando a mettere in discussione molte scelte. Tutto: la contraddizione tra cultura laica e ricerca spirituale, il desiderio di lasciare una traccia che non deve necessariamente esplicitarsi in un figlio, il tuo mondo di relazioni di cui scopri fragilità e in cui ricerchi una profonda autenticità, un grande senso di solitudine e inutilità, l’esperienza di abbandonare e essere abbandonati. Insomma un periodo difficile, e doloroso.

Per uscire da questo impasse ho pensato di aver bisogno di aiuto e di doverlo ricercare in spazi nuovi. Un percorso di analisi e una coloratissima immersione nell’improvvisazione teatrale mi hanno fatto un gran bene e mi hanno avvicinato al senso di cui andavo in cerca. Quel “peso della leggerezza” che ci fa stare in equilibrio e, anche, come gli errori si traducano spesso nella più grande opportunità creativa della nostra vita.

In cucina ho un piccolo quadretto nero. Guardandolo con una certa inclinazione di luce, svela una scritta: “I prefer to see with closed eyes” (Josef Albers). Ho sempre pensato che leggere, e ancora di più scrivere, ci permettano di vedere a occhi chiusi, di avvicinarci a ciò che non sappiamo. Allo stesso tempo è importantissimo essere visti, perché spesso lo sguardo altrui aiuta a illuminare qualcosa di noi stessi che non siamo in grado di vedere da soli. L’incontro nel 2018 con Iaia Caputo, scrittrice, editor e traduttrice, ha significato questo. Il suo corso di scrittura creativa, ma ancora di più il suo sguardo, hanno calato il mio generico desiderio in un orizzonte preciso di possibilità:

scrivere perché potevo farlo e, soprattutto, volevo.

Le cattedrali possono poggiare sull’aria? La prima traccia che ho seguito per scrivere il mio libro d'esordio, Mal di terra, è stata l’immagine di un mosaico pavimentale, nascosto nella cripta della basilica di San Savino a Piacenza, nel 2018. Il fatto che vi fosse un cielo di pietra a fondamenta di un edificio così monumentale mi è sembrata l’esatta rappresentazione del peso della leggerezza.

Sempre nel 2018 sono andata in Cina e lì ho visitato la dolina più grande del mondo, Xiaozhai Tiankeng. Questa enorme grotta verticale è colma di vita nascosta, sotterranea, invisibile eppure appena percepita. In Mal di terra è rimasta come vuoto-pieno, sottosopra sondabile di una sparizione. Il mio romanzo, ambientato su un’isola selvaggia e bellissima, nasce da queste sommerse, racconta l’abbandono per indagare il vuoto che ne deriva, che credo sia sempre un vuoto colmo, in cui non di rado si muovono forze capaci di salvarci.

Come riuscire a pubblicare un libro da esordiente? Quando ho messo la parola fine al mio romanzo era il maggio 2019. Ho impiegato un anno di weekend e vacanze e tre stesure per scriverlo. Dopo lo scoraggiamento avvertito quando mi sono imbattuta come autrice e non più solo lettrice in un mercato in cui l’offerta di opere è vastissima e la vita di un libro rischia di essere molto breve, ho incontrato Tomaso Greco, fondatore di Bookabook. Questa casa editrice propone una meccanica innovativa che prevede una prima selezione qualitativa sulle opere, per poi attivare insieme all'autore una campagna di crowdfunding così da raccogliere intorno a ogni progetto editoriale una comunità, che ne determina o meno la pubblicazione. Mal di terra, dopo aver raggiunto l’obiettivo della campagna, è entrato nella filiera delle lavorazioni editoriali e, finalmente, dal 19 novembre sarà in libreria e su Amazon.

Scrivere un romanzo è un’esperienza extra-ordinaria. Ha significato moltiplicare le dimensioni, temporali e spaziali, della realtà. In questo ecosistema fuori dal mondo fisico i miei personaggi agiscono attraversati da conflitti e desideri e, a un certo punto, hanno iniziato a dirmi loro dove sarebbero andati. In piena epoca di distanziamenti e restrizioni, scrivere è uno dei viaggi più liberi, sorprendenti e profondi che possiamo augurarci di intraprendere.

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Courtesy
Mal di Terra

***Mal di terra di Cecilia Soldano è acquistabile sul sito della casa editrice Bookabook e dal 19 novembre 2020 in tutte le librerie e su Amazon.