Due anni a Roma per coronarsi all’Accademia di Costume e Moda in comunicazione e dieci a Milano, tra uffici stile e pubbliche relazioni. Adesso a Parigi, dice di sé: «Sono un ibrido mercuriale tra creativo e intellettuale, artista e comunicatore. Ho iniziato facendo il modello, ora però voglio essere una musa rivoluzionaria. Ho anche un pungente senso dell’umorismo. Se proprio devo definirmi lo farei con post industriale».

Che cosa puoi fare per gli altri e condividerai per #time2share? Offro una storia di Parigi tutta carica di emotività senza tralasciare la tecnica, ponendo l'accento su creativi che ancora non conoscete e che probabilmente dovreste, perché stanno rivoluzionando pian piano l'industria della moda e dell'arte.

Com'è nata questa tua passione? Non sopporto la routine e la noia. Sono un tipo calmo ma mai troppo. Le mie nonne erano tutte e due stiliste, i miei nonni militari, i miei genitori educatori. Basta come risposta?

Che cosa ti piacerebbe imparare da qualcun altro? Mi piacerebbe imparare a gestire la poliedricità come metodo. Vorrei imparare a finire le cose più in fretta, tanto per cominciare. Forse la pazienza, ecco.