Cosa succede, nella tua testa e fra le tue dita, l’attimo prima di disegnare il primo tratto di un’illustrazione? “So solo che non appena mi butto, inizio a disegnare, tutto viene da sé, una linea chiama l’altra, un’idea chiama l’altra e così via”. Da quel “e così via”, Ugo Gattoni, giovane illustratore prodige parigino, art director e caposcuola moderno dell’arte del “fine-liner”, ci ha costruito una carriera in ascesa vertiginosa, così come sono i ritmi con cui chiude collaborazioni con player della moda (e oltre) destinate a diventare icone da collezionismo. Dai carré di Hermès alle limited edition Nike, Ugo Gattoni ci ha trascinato come un Virgilio virtuale attraverso i suoi mondi surreali, escapisti, incantati, mostrandoci come l’arte nel 2021 possa essere ancora figlia di uno schizzo a matita su un foglio di carta. Lo intervistiamo all’indomani del suo take over della collezione speciale di Diptyque Marvelous Beasts. Un racconto per immagini, un canto d’inverno, una storia profumata dalle note di testa, cuore, coda delle fragranze della storica maison francese, che quest’anno festeggia il suo sessantesimo anniversario.

Questa è una immaginepinterest
Courtesy Diptyque

Da quale ispirazione sei partito per reinventare le icone di Diptyque?
Allora, abbiamo scritto insieme una vera e propria favola, immaginando tre Animali Meravigliosi come protagonisti. Un Cigno fiero, un Leone forte, un Cervo elegante, alla ricerca di profumi speciali in una Parigi vuota. Da lì sono partito per ricreare i loro mondi, i loro colori di riferimento e ovviamente le loro identità. Diverse sì, ma unite in un unico universo. Di solito lavoro sempre così, seguo un’ispirazione, butto subito giù uno schizzo e poi ci lavoro finché non sono soddisfatto e “tutto ha senso” tanto sul foglio quanto nella mia testa. Poi passo all’inchiostro con cui definisco i contorni, infine uso i colori, così che l’illustrazione possa prendere vita.

Se fossi una fragranza Diptyque quale saresti e perché?
Do Son, una fragranza intensa e persistente che ti fa andare indietro nel tempo, che richiama i tuoi ricordi d’infanzia e ti fa sognare. Se fossi, invece, una candela della collezione, sarei Amber Feather per le sue note agrumate e i suoi accordi accoglienti.

Come è cambiato il lavoro dell'illustratore negli ultimi 10 anni.
Più che il lavoro, le cui dinamiche sono rimaste perlopiù le stesse, è cambiato il numero di persone che si è avvicinato a questo mestiere.

Ci confessi i tuoi nomi preferiti della nuova generazione di illustratori da tenere d’occhio.
Non seguo molti illustratori. Sono più appassionato di design industriale, architettura e pittura classica. Uno dei miei guilty pleasure è passeggiare per il Louvre. Ma se devo proprio farti un nome allora, Dexter Maurer, che è anche un mio grande amico.

Quando hai deciso che saresti diventato un illustratore.
Quando frequentavo l’ultimo anno di università, ho fatto uno stage presso un’agenzia pubblicitaria per imparare a diventare un art director. Alla fine ho capito che non sarebbe stata quella la mia strada. Da quel momento in poi ho iniziato a pensare che avrei dovuto prendere più seriamente la mia passione per il disegno. Non ho fatto altro che disegnare finché non ho trovato “il mio stile”.

Quando hai capito che “ce l’avevi fatta”.
Non sono ancora sicuro di avercela fatta. Dovresti rifarmi questa domanda fra 10 anni.

Consigli per un illustratore emergente: studi, do e don’t personali e professionali.
Un solo consiglio: fa’ quel che vuoi, come vuoi, sarà l’essenza del tuo lavoro. Non c’è nessun don’t.

La cosa che ti riesce più difficile illustrare.
Tutto ciò che è in movimento. Di solito immagino la scena nella mia testa, e poi provo a disegnarla nel modo più preciso e realistico possibile.

Ma davvero tutti possono imparare a disegnare?
Credo di sì, anche se allenarsi richiede molto tempo.

Hai un foglio bianco, cosa disegneresti in questo momento.
Un filetto alla Wellington, ha una forma ipnotica e perfetta.

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Courtesy Diptyque