"La pelle nuda è l'unica cosa per cui valga la pena vivere", afferma lo scrittore americano Paul Auster. Per l'autore della Trilogia di New York infatti la pelle è come un libro, capace di svelare gli esseri umani più delle parole; più dei loro stessi racconti. Quasi fosse una mappa in grado di accompagnarci fino alla destinazione desiderata. La mappa scelta dalla fotografa Maddalena Arcelloni è quella del corpo maschile, tutt'altro che idealizzato. Imperfetto e precario.
L'artista milanese, che ama spaziare dall'arte alla moda attraversando generi sempre differenti, è protagonista di Incredibly Close, intensa mostra curata da Giusi Affronti e allestita in questi giorni alla Other Size Gallery di Milano. Dodici scatti in tutto, dove i nudi di Mapplethorpe, Herb Ritts o Von Gloeden sembrano lontani anni luce. Perché la pelle raccontata da Maddalena è tutt'altro che eroica. Mostra i segni del tempo, ed è soprattutto fragile.
La storia di queste immagini è curiosa. La serie è stata realizzata negli Stati Uniti durante il lockdown. Maddalena, che vive fra New York e Milano, si trovava nel Maine quando il Coronavirus ha imposto la chiusura forzata di negozi, cinema, teatri. Così, all'improvviso, si è vista costretta a condividere un appartamento con un uomo sconosciuto. Proprio lui diventerà il soggetto della mostra allestita negli spazi di via Maffei.
Maddalena, da sempre impegnata a indagare le infinite sfaccettature delle relazioni umane mixando scienza, fotografia e sensualità, ha usato la macchina come un microscopio, scrutando pieghe e cicatrici, e trasformando quei lineamenti per lei fino ad allora inediti in un luogo intimo. Il suo obbiettivo ha scandagliato ogni lembo di carne, tanto da riuscirne a scorgere pori, arrossamenti, cicatrici, macchie.
Bocca, lingua, palpebre, ombelico, natiche: più l'artista affondava la fotocamera dentro la carne di quell'uomo mai visto prima e più quel corpo diventava astrazione. Più si esploravano le sue imperfezioni e più veniva restituita un’estetica eterea, quasi spirituale.
Il messaggio dell'esposizione è in netta controtendenza con una certa estetica contemporanea, dove il difetto non può essere contemplato e l'imperfezione va cancellata a tutti i costi. Un vecchio proverbio africano dice “Le macchie sulla pelle del leopardo non fanno paura ai suoi piccoli", ecco noi dovremmo imparare a non aver paura delle nostre.
La mostra Incredibly Close prosegue fino al 20 novembre.