Già donne è un'esplosione di sorpresa con cui si pennellano le vite delle adolescenti per sottolinearne un diventare grandi prima del tempo. Ancora donne, con l'avverbio che collega il sostantivo a un'età specifica. Ed è quell'ancora a dare una definizione specifica, caratterizzante e discriminatoria: ancora donne dopo la pensione, ancora donne dopo la menopausa, ancora donne dopo la morte di un marito. È da questa serie di stereotipi che è partito il progetto del documentario "Ancora donne, Quando l'amore non ha età", girato in dodici mesi dalle registe Stéphanie Chuat e Veronique Reymond con cinque protagoniste tra i 60 e i 75 anni, disponibile al cinema dal 26 novembre (norme governative sul Covid-19 permettendo), scelto per rappresentare la Svizzera agli Oscar 2021. Noëlle, Marion, Odile, Pierrette e Carmen, diverse per estrazione culturale, vite trascorse, aspettative presenti e future, raccontano il loro passato. E il loro presente in un mondo che irrimediabilmente, alla fine dell'età fertile e lavorativa, tende a considerarle invisibili.

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Questa emarginazione sociale delle donne over 60 si chiama ageism: per definizione e significato ageismo (italianizzato) inquadra la "forma di pregiudizio e svalorizzazione ai danni di un individuo, in ragione della sua età; in particolare, forma di pregiudizio e svalorizzazione verso le persone anziane" secondo la Treccani. Per Nicola Palmarini, tra i maggiori studiosi del tema in Italia e autore di un TED talk sul tema, "L'ageismo è una delle discriminazioni della cui magnitudine, noi non abbiamo ancora capito nulla. Colpisce tutti, indipendentemente dalla razza, dalla religione, dal sesso, dall'orientamento sessuale, alti e bassi, magri o grassi, di qualsiasi nazionalità o lingua". In linea generale, dai 65 anni in poi uomini e donne si tramutano in un peso per società collettive e famiglie private:"invecchiare, che orrore. Ma è l'unico modo che ho trovato per non morire giovane" faceva dire Daniel Pennac a uno dei protagonisti della saga di Malausséne ne La Fata Carabina. Non c'è nulla di bello nell'invecchiare, ripete ossessivamente la nostra società. Come spiega con delicatezza il documentario di Chuat e Reymond, la discriminazione in base all'età è resa ancora più avversa dal genere sessuale: se gli uomini over 60 hanno ancora valore e vengono esaltati per le loro imprese post pensionamento (o addirittura perché non vogliono andarci, in pensione, contribuendo ad alimentare una delle tante contraddizioni del sistema culturale), le donne tendono a sparire automaticamente al raggiungimento dello status di senior. Esaurito il ruolo di madri e mogli le donne agé diventano invisibili.

Tutti i loro desideri per gli altri 20 anni di vita in media, ottomila giorni come da conta del calendario, non vengono considerati.

Invece ci sono, e sono ancora gli stessi, con la consapevolezza di un corpo diverso e di una testa, soprattutto, cambiata nel corso dell'esistenza. In Ancora donne la cura di sé attraverso mak-up e parrucchiere diventa un pretesto autoironico per affrontare il tema della bellezza over 70, tabù per la maggior parte dell'industria. E poco importa se ci sono paladine come Jane Fonda, che oltre ad aver sbriciolato N tabù nella vita vera, incarna la perfetta beauty tycoon per le senior nella serie tv Grace&Frankie. Ma non tutte sono Jane Fonda, Catherine Deneuve, Jessica Lange o altre dive agé celebrate dai media. "Non mi sono mai vista bella. E adesso mi sento decisamente brutta" afferma la realista Marion, tranchante come poche oltre nell'affrontare il temuto shopping per donne over 60 e dar retta a hair stylist che sfogliano riviste di tagli realizzati sempre e solo su modelle giovanissime. Il tema continua nella storia di Carmen, che esce con trucco glitter dalla grigia pietas delle donne lasciate dal marito per una più giovane, imparando a vivere a sé ma non da sola. La sua sembra l'apparizione più fragile e smarrita, scorrendo i frame emerge la sua auto-costruzione, la dolcezza della sua forza conquistata persino sfidando le vertigini sul Glacier des Diablerets, un sorriso che si fa sempre più sereno. Così come si applaude silenziosamente, asciugando la commozione, alle scelte e alla lucidità della fisioterapista Odile, appassionata birdwatcher e unica donna di una crew di cacciatori dai quali, sostiene, ha imparato il concetto di fratellanza: alla sua confessione dei dolori vissuti viene da reagire con un sorriso, perché Odile rimette tutto in una prospettiva che elimina ogni traccia di dolore per tenere solo gli insegnamenti.

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In Ancora Donne, naturalmente, non potevano mancare i temi principali dell'ageismo, sesso e amore over 70. La società ha provato a insabbiare la capacità di innamorarsi ancora e di nuovo una volta finito un matrimonio, o perso il compagno della vita fino ad allora. Si tende a credere che le vedove debbano restare legate per sempre al marito scomparso, in una devozione eterna. Le divorziate (forse pioniere) sono rare e passano principalmente inosservate. Ma l'amore esiste anche dopo, eccome. Si veste di voglia di di affetto, di appoggio e compagnia, naviga online sui siti per incontri per persone anziane, community sempre più vive e ramificate. Che non escludono tutte le paure che fallimenti sentimentali e umani hanno contribuito ad alimentare: "La cosa che mi manca di più è la tenerezza, non tanto il sesso. Siamo diventate trasparenti, non siamo più nessuno. Ci sentiamo un po' messe da parte" spiega la fiera Nöelle dal bikini azzurro, fotografando la sua situazione di solitudine che può essere estesa alle altre colleghe del documentario: lei che ha avuto diverse relazioni amorose, oggi è sola e prudente. Il sesso agé e il desiderio dopo i 65 anni esistono, con mutamenti notevoli di cui si parla sempre troppo poco, così come la voglia di piacersi (prima di tutto). Di piacere? Forse un filino meno. "Mi dà fastidio quando mi dicono "sei ancora una bella donna", mi sento un gigantesco culo ambulante" commenta Carmen. A farle da contraltare c'è Pierrette, violinista vedova di un pastore calvinista, che fotografa l'altro lato della medaglia con grazia e lieve civetteria vintage: "Di recente mi hanno detto che non ho l'aria di una vedova e l'ho trovata una cosa molto brutta da dire a qualcuno. Non riesco a fare la vedova, non è nel mio carattere" chiarisce, stracciando la convinzione della fedeltà post mortem, e aggiungendo poco più avanti: "Ritrovarsi vedova e scoprire che si può ancora piacere è destabilizzante". Ancora, ancora una volta. Ancora donne, appunto.

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Jonas Friedrich