È corretto scegliere la dieta in base alle proprie caratteristiche biometriche e genetiche? Sebbene sia scientificamente provato che il cibo può avere degli effetti sul DNA la medicina considera la Dieta dei gruppi sanguigni inattendibile perché i benefici per la salute che promette a chi la segue non sono stati confermati in studi clinici. Uno studio del 2014 pubblicato su Plos One e un altro del 2018 pubblicato sul Journal of Nutrition sono arrivati alla stessa conclusione: la Dieta dei gruppi sanguigni può portare benefici per la salute che però sono indipendenti dal gruppo sanguigno. Abbiamo deciso di incontrare il biologo nutrizionista Martino Mozzi, figlio del dottor Piero Mozzi, noti per avere portato in Italia questa dieta basata sulla stretta correlazione tra sistema immunitario e alimentazione, che passa dai gruppi sanguigni e risulta funzionale al benessere generale, per conoscere meglio i suoi principi.

Quali sono le origini della Dieta dei gruppi sanguigni?
Nel 1957 in provincia di Piacenza è stata scritta una tesi sulla correlazione tra alcune patologie e di gruppi sanguigni, basata su una ricerca svolta in alcuni paesi della provincia. Il medico che ha condotto la ricerca fece quel lavoro su suggerimento del dottor Lorenzo Braibanti, a quel tempo direttore dell’Ospedale di Monticelli d’Ongina (PC), che ebbe quell’intuizione grazie ad alcuni testi francesi. Quasi contemporaneamente, intorno al 1960, James D’Adamo, naturopata americano, aveva iniziato a sperimentare sui suoi pazienti diete differenziate a seconda del gruppo sanguigno. Il figlio, Peter D’Adamo, naturopata a sua volta, ne ha continuato e approfonditole ricerche, trovando diverse conferme, che poi illustrò nei suoi libri. La sua ipotesi è che i gruppi sanguigni si siano differenziati grazie alla diversa alimentazione adottata dalle varie popolazioni durante l’evoluzione del genere umano. Peter D’Adamo suppone che l’isolamento geografico e le abitudini alimentari abbiano portato alla differenziazione dei gruppi sanguigni, influendo sui diversi antigeni presenti sulla superficie dei globuli rossi. Il dottor Mozzi nel corso della sua carriera ha approfondito questi studi, mettendo a punto un sistema alimentare più completo e preciso, che non solo prende in considerazione gli alimenti tollerati da ogni gruppo sanguigno, ma anche le combinazioni alimentari all’interno di un pasto. Particolare importanza viene data all’osservazione dei segnali manifestati dall’organismo e alla relazione causa-effetto che questi possono avere con gli alimenti assunti durante la giornata.

Quali studi e ricerche scientifiche ne avvalorano l'efficacia?
“Le variazioni genetiche che danno origine ai differenti antigeni che caratterizzano il sistema dei gruppi sanguigni ABO sono emerse in un lontano antenato comune dei primati, conservandosi per milioni di anni fino a oggi, tanto che in una piccola regione del genoma, un essere umano con un gruppo sanguigno A è più simile a un gibbone di tipo A che a un essere umano di tipo B". Questo è il risultato di uno studio condotto da ricercatori dello Howard Hughes Medical Institute e dell’Università di Chicago che firmano un articolo pubblicato il 6 novembre 2012 sui Proceedings of the National Academy of Sciences. "I gruppi sanguigni ABO sono definiti dalla presenza o assenza di antigeni specifici che circolano nei fluidi corporei e sono attaccati a lipidi sulla superficie di vari tipi di cellule epiteliali ed endoteliali, in particolare nel tratto gastro intestinale, ma anche, solo negli ominoidi, ai globuli rossi del sangue. A parte il suo ruolo nelle trasfusioni di sangue, il significato biologico del sistema ABO non è ancora chiaro ma, osservano gli autori, dato che i diversi tipi di antigeni sembrano in correlazione a una diversa suscettibilità a varie malattie infettive, potrebbero avere un ruolo chiave nella risposta immunitaria. Tuttavia, si sa che gli antigeni di istocompatibilità del sangue in generale sono recettori a partire dai quali molti patogeni possono infettare l’organismo. Le variazioni nel sistema ABO possono quindi essere associate alla maggiore o minore suscettibilità a numerose malattie infettive, indicando un ruolo chiave nella risposta immunitaria e spiegandone la stabilità nei confronti delle pressioni selettive”. Partendo da queste informazioni, apparse nell'articolo Uomo e gibbone, fratelli di sangue pubblicato il 23 ottobre 2012 su Le scienze, ovvero che gli antigeni dei gruppi sanguigni determinano la predisposizione a manifestare certe patologie piuttosto che altre e che questi stessi antigeni sono distribuiti in diversi apparati del nostro organismo, e in particolare nell’apparato digerente, è accettabile supporre che questo fatto sia responsabile anche di una diversa tolleranza del nostro organismo verso gli alimenti che introduciamo quotidianamente. Tuttavia, questa possibilità non è mai stata indagata attraverso seri studi scientifici volti a verificare la validità di un sistema alimentare basato sul gruppo sanguigno. Al contrario, i pochi studi condotti fino a ora su alimentazione e gruppi sanguigni sono stati effettuati in maniera superficiale, poco oggettiva e con lo scopo di screditare questa teoria, invece di analizzarla in modo imparziale. La sensazione è che finché non ci sarà un grosso interesse economico derivante dalla relazione tra alimentazione/salute e gruppi sanguigni, nessun istituto di ricerca riceverà finanziamenti per comprovare l’eventuale validità di questa teoria. Quindi, per quanto riguarda la scientificità, per giungere alla formulazione della sua teoria alimentare, il dottor Mozzi ha semplicemente applicato il metodo scientifico o sperimentale, che consiste nella raccolta di dati empirici sotto la guida delle ipotesi e teorie da vagliare per poi passare a un’analisi matematica dei dati. Partendo dalla teoria proposta da D’Adamo, ha verificato innanzitutto su se stesso che gli alimenti teoricamente tollerati dal suo gruppo sanguigno fossero effettivamente benefici. Dopo avere trovato una corrispondenza con la teoria del medico naturopata statunitense, ha potuto analizzare, in 40 anni di attività di medico, le abitudini alimentari di migliaia di pazienti in relazione alle loro patologie. Ha così verificato che eliminando gli alimenti teoricamente sconsigliati per i diversi gruppi sanguigni - e prediligendo quelli benefici e neutri - è possibile migliorare anche in tempi abbastanza rapidi il proprio stato di salute. Gli stessi pazienti hanno poi verificato personalmente che, tornando a utilizzare con una certa frequenza gli alimenti sconsigliati, incappavano nuovamente nei disturbi da cui erano guariti.

Quali sono le regole alimentari universali, uguali cioè per tutti i gruppi sanguigni, nella Dieta dei gruppi sanguigni?

Per prevenire un’eventuale comparsa di disturbi o patologia, si consiglia di ridurre drasticamente il consumo di cereali con il glutine, latte di ogni animale e derivati, carne salumi di maiale e alimenti affumicati. Ridurre drasticamente anche il consumo di alimenti industriali ed elaborati, alimenti contenenti coloranti, zucchero e dolcificanti artificiali. L’alimentazione sarà basata sul consumo di: verdure di stagione, carne, pesce, uova e semi oleosi; le fonti di carboidrati più indicate sono i legumi, gli pseudo cereali (quinoa, amaranto, grano saraceno) e i cereali naturalmente senza glutine, come riso e miglio, da preferire rispetto a quelli contenenti glutine (frumento, farro, kamut e segale). I pasti saranno basati su combinazioni alimentari corrette, che permettono una digestione semplice e rapida. Quindi è meglio fare pasti semplici, composti da pochi alimenti scelti tra quelli meglio tollerati. Infine è necessario svolgere attività fisica quotidianamente, possibilmente all’aria aperta.

Quali sono i cibi che dovrebbe preferire il gruppo A e perché? Quali sono dannosi?
Semaforo verde per ortaggi, legumi, pesce, uova e carne di pollo e tacchino, anche se le persone di tipo A stanno meglio seguendo una dieta che predilige più le proteine del pesce e delle uova, rispetto a quelle della carne. Il loro sistema digerente presenta un ambiente interno scarsamente acido, poco adatto alla digestione delle proteine della carne, soprattutto quella rossa. No quindi a carne rossa, ma anche crostacei e molluschi. Tra gli ortaggi, sono sconsigliate tutte le solanacee: patate, peperoni, pomodori e melanzane. I legumi da evitare sono i ceci, i fagioli bianchi di Spagna e i borlotti secchi. Arance, mandarini, mandaranci e banane sono da evitare il più possibile, così come i latticini, in particolare quelli grassi e stagionati.

Per quali i cibi dovrebbe optare il gruppo B? E da quali dovrebbe stare lontano?
Le fonti di proteine da cui le persone di gruppo B possono trarre il maggior beneficio per la salute sono le uova e la carne di agnello, capretto e coniglio, ma tollerano bene anche il tacchino e il manzo. In genere, possono concedersi un consumo moderato di latticini, meglio di pecora o capra. Altri alimenti consigliati sono il riso, soprattutto quello integrale, nero e rosso, il miglio, la quinoa e le patate come fonti di carboidrati. La dieta delle persone di tipo B è molto bilanciata e include una grande varietà di alimenti, poiché il loro sistema digerente si adatta bene ai cambi di alimentazione. Sono poche le sostanze che danneggiano veramente questo gruppo: glutine (frumento, kamut, orzo...), mais, pomodoro, maiale, arachidi e nocciole. Le persone di gruppo B non tollerano anche la carne di pollo, i ceci e le lenticchie, le olive e dovrebbero evitare crostacei, alcuni molluschi e il pesce affumicato. Le uniche verdure da evitare sono la zucca, i carciofi e i pomodori.

Quali sono i cibi "amici" del gruppo AB? E quali quelli "nemici"?
Chi appartiene a questo gruppo ha un apparato digerente sensibile; in genere tollera un’alimentazione onnivora ed equilibrata. La sua dieta subisce la doppia influenza dei gruppi A e B. Quindi tollera bene lenticchie e arachidi, ma anche la carne di agnello e coniglio. Le persone di gruppo AB devono prestare particolare attenzione agli alimenti che consumano e alle reazioni del proprio organismo, in quanto a causa di un sistema immunitario “pigro”, tendono a manifestare i disturbi dopo parecchio tempo dall’ingestione dei cibi. Alimenti dannosi sono invece grano saraceno, mais e frumento, carne di manzo, vitello, cavallo, pollo e maiale. Tra i legumi, devono evitare ceci, fagioli bianchi di Spagna e fagioli dell’occhio. Tra i latticini, è consigliato evitare latte e formaggi stagionati di mucca.

Infine parliamo del gruppo 0. Stessa domanda: alimenti consigliati e alimenti sconsigliati.
Le persone appartenenti al gruppo 0 hanno un sistema immunitario molto reattivo e un apparato digerente robusto dotato di un ambiente interno acido in grado di tollerare un leggero stato di chetosi, alterazione del metabolismo dovuta a una dieta ricca di proteine e grassi e povera di carboidrati. Questa condizione permette al tipo 0 di metabolizzare meglio gli alimenti di origine animale. Sì a proteine animali, verdure e legumi, abbinate a un programma di attività fisica intensa. No a prodotti caseari, cereali contenenti glutine e alcuni legumi come le lenticchie e i fagioli bianchi di Spagna. Da evitare: il glutine contenuto nel frumento, nel farro, nel kamut e nell’orzo. Non tollera le patate, le melanzane e l’eccesso di zuccheri e di frutta, soprattutto in inverno.