Paul Smith, una storia da raccontare. Il bello, di questo viaggio temporaneo sul pianeta Terra, è che la vita si mette spesso in mezzo. Tra programmi, visioni e progetti immaginati al millimetro, e che vengono radicalmente sradicati, per far spazio ad altro. Chi nasce incendiario, muore spesso pompiere, sostiene un vecchio adagio, sottolineando come le istanze rivoluzionarie tipiche della gioventù si trasformino spesso, nell'età matura, in pacificate convinzioni molto più tradizionali. D'altronde, non tutti vogliono morire giovani ribelli, prima di raggiungere i 30 anni, e quindi, automaticamente, diventare vecchi, come sostenevano gli Who in My generation. Certo, però, non capita a tutti di cambiare progetto in corso d'opera, perché, appunto, la vita ci ha messo lo zampino, e trasformarsi da ciclista nel maître à penser dello stile Brit, con tanto di onorificenza regale, il titolo di Sir, elargito dalla Regina. Eppure questo è successo a un ragazzo qualunque di Nottingham di nome Paul e di cognome Smith. Chissà cosa sarebbe successo a quel ragazzo che aveva lasciato la scuola a 15 anni per lavorare in un magazzino e coltivare la sua passione per le due ruote, interrotta bruscamente da un incidente. La prima bicicletta era arrivata come regalo di compleanno a 11 anni, e allora, complice la mancanza di tutti gli strumenti di comunicazione che mettono l'HD ad ogni dettaglio, vanificandone i misteri e la conseguente affabulazione mistica, Paul Smith si era appassionato alle vite sui circuiti e fuori, dei maggiori ciclisti degli Anni '50 e '60. Senza tv, era molto più semplice fantasticare sulle probabili avventure di Bartali e soci, e immaginarsi, un giorno, al loro posto.

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Courtesy Paul Smith po
Paul Smith da giovane, versione ciclista

L'incidente lo tiene in ospedale per sei mesi, durante i quali, per caso, fa amicizia con i coetanei che frequentano l'Istituto d'arte di Nottingham, e che lo introducono ad un mondo di riferimenti culturali ben lontano dalla provincia, i Rolling Stones e l'arte contemporanea. Da quell'ospedale esce diverso: non solo fisicamente integro – anche se gli sarà impossibile riprendere a gareggiare a livello professionistico – ma con lo spirito intatto, rinforzato da un sogno nuovo. Inizia a seguire corsi serali per specializzarsi nell'arte della sartoria, incontra la compagna di una vita, Pauline, che, guarda caso, ha frequentato il Royal Art College e gli fornisce i primi consigli. Va a lavorare da Lincroft Kilgour, sarto di Savile Row che confeziona gli abiti anche per l'enfant terrible del calcio inglese, George Best. Il 9 ottobre del 1970, si decide ad aprire il suo primo negozio – chiamarlo negozio è comunque un eccesso con uno spazio calpestabile di 3 metri quadri – ma è l'unico posto, fuori da Londra, dove si possono trovare gli abiti di Kenzo e i maglioni di Margareth Howell, insieme ai prodotti del suo brand. Vetements pour Homme, il nome dello store, la cui onomastica fa presagire l'eclettismo francese di un marchio nato con tutti i crismi della sartoria inglese, è la pietra miliare che posa al 10 di Byard Lane, a Nottingham. Nel 1976 porta per la prima volta in passerella a Parigi la sua collezione da uomo. Da lì, la strada è quella nota a tutti, tra una costellazione di collaborazioni diverse, che mettono in luce i molteplici interessi dell'inglese – con Leica, con Range Rover di cui immagina il Defender, con Globe-Trotter per cui disegna valigie in mostra al Salone del Mobile di Milano, con Triumph per il quale immagina un restyling della Bonneville T100, con Burton per gli snowboard, e ovviamente con Rapha, brand di abbigliamento da bici per il quale disegna una collezione ad hoc – e uno humor, molto inglese, sempre a portata di mano, e che lo salva dal pericolo di prendersi troppo sul serio. Se Arbasino sosteneva infatti che, nella letteratura, molto spesso, si passava da "giovane talento a venerato maestro, saltando la fase del solito stronzo", questo stadio di passaggio molto meno raccontato, eppure quasi sempre vero, Paul l'ha evitato, dirottando la bici su percorsi meno battuti, ma di certo più divertenti, e che lo hanno reso un'autorevole figura di riferimento, con il quale però si uscirebbe anche volentieri a bersi una pinta di birra. Quando si ha l'abilità di prendersi in giro, d'altronde, si ha anche la capacità di migliorarsi. "Una volta ho incontrato alla stazione un tizio che indossava un mio Dinosaur Coat (giacca con stampa a dinosauri multicolor, ndr) e ho resistito al desiderio di spingerlo sui binari". Quando nel 1993 scopre, inoltre, che le donne si recano nei suoi store – fino a quel momento solo dedicati all'abbigliamento maschile – comprando le taglie più piccole, per far parte di quel mondo eccentrico, ma dalle linee affilate, nasce la linea dedicata a lei.

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 Paul Smith by Byard Lane / courtesy PO

Amato dai colletti bianchi della Bank of England ma anche dal mod father Paul Weller ed Eric Clapton, nel 2000 la Regina premia una carriera ormai trentennale con il titolo di baronetto. L'unico designer a esserne insignito prima di lui era stato Hardy Amies. Lo stesso giorno si decide a sposare Pauline, con la quale è rimasto insieme, sin dai primi giorni del negozio a Nottingham. Il ciclismo continua ad appassionarlo, lo si vede spesso al mercatino di Saint Sulpice a Parigi o a Lucca, impegnato a cercare oggetti da collezione per gli amanti delle due ruote, anche se il suo amore per il collezionismo non si limita ad un settore. Il suo ufficio, a Covent Garden, esplode, letteralmente, di opere d'arte, libri, giocattoli, coniglietti portafortuna inviati da ammiratori da ogni angolo del globo. "Chi ci entra mi dice spesso che qui, gli sembra di stare nel mio cervello. Caotico? Forse, io però credo che si possa trovare in tutto ispirazione. Se non la trovate è perché non state cercando nel modo giusto". Con i suoi artisti preferiti, però, Paul è un fan qualunque, solo con un brand ormai divenuto sinonimo di uno stile eccentrico, fuori dalle regole senza il bisogno di capriole d'avanguardismo ed esperimenti al limite del ridicolo. Disegna le t-shirt promozionali per due album di David Bowie, The next day, e l'ultimo, Blackstar, il vero testamento musicale di Ziggy Stardust, ma anche i completi per le uscite ufficiali dei calciatori del Manchester United.

clothes designer paul smith right takes to the catwalk with the models at the end of his summer collection show during london fashion week   15901 paul smith is one of five top designers who have pulled out of the london fashion week, after the tragedy in the united states   photo by neil munns   pa imagespa images via getty imagespinterest
Neil Munns - PA Images//Getty Images


E in effetti, lui, ai completi non rinuncia mai, neanche quando va in bici. «Lo ammetto con imbarazzo, ma non indosso la Lycra, quando vado in bici, ma vestiti piuttosto ordinari: t-shirt, pantaloni in cotone, scarpe da ginnastica. Non mi sembra adatto, specialmente quando sono alla guida di una delle vecchie bici donatemi da Brad (Bradley Wiggins, baronetto ed ex ciclista olimpico 40enne, noto per la sua dichiarata appartenenza ai Mod, e di conseguenza divenuto subito testimonial di Fred Perry, ndr). Una volta però, mentre ero in bici, ho incontrato Mario Cipollini. Lo conosco, siamo buoni amici e ogni tanto ci prendiamo un caffè. Mi è passato davanti e mi ha detto "Dai Paul, facciamo una gara". Ho pensato "Ok, come me ne tiro fuori?". Quindi ho inventato di sana pianta che avevo un appuntamento con mia moglie dieci minuti dopo. Amo Mario, ma conosco i miei limiti, e non sarei stato mai capace di stargli dietro». Oggi, però a 50 anni dalla fondazione del marchio, Paul ha lo stesso spirito di quel ragazzo di 17 anni, che non si è fatto abbattere da un incidente, che pure ha cambiato il corso della sua esistenza. "La vita è una gioia. Godetevela, prendetevi i vostri spazi e tempi per crescere, e vi darà molte soddisfazioni". Ed in effetti, con Sir Paul Smith, la vita si è messa in mezzo. Ed è stata una fortuna.