La pandemia ha provato a fermare il mondo, ma non è facile arrestare i viaggi che sfidano il tempo e la geografia delle emozioni, la fragilità della memoria e della sua rappresentazione. L’isolamento imposto dall’emergenza sanitaria, ha spinto il fotografo giapponese Kai Yokoyama 横山快 a sperimentare altre forme di viaggio e incontro, esplorando le sue origini e la parte più profonda di sé con The day you were born, I wasn't born yet. Rendering di luce che prendono la forma dei pensieri e vecchie fotografie di famiglia, rinvenuti nelle stanze di casa e della memoria, compiono un viaggio nel tempo che si riconnette al passato familiare per dare senso alla vertigine del presente, alla necessità di fermarsi per andare oltre. La distanza emotiva che lascia senza fiato più di quella fisica, ci impedisce di capire come vivere senza condannare qualcuno a morire, ma se per molti la comunità è una cosa astratta da cui è facile prendere le distanze, non lo è per niente tenerle della somiglianza con tuo nonno, dalla visione di tua madre che non esce, ma a casa indossa il kimono della madre morta, da un viaggio che diventa casa, insieme al respiro del vento e del tempo.
"Ogni giorno è un viaggio, e il viaggio stesso la mia casa" - Matsuo Bashō, Lo stretto sentiero verso il profondo Nord (奥の細道 o おくのほそ道 Oku no Hosomichi)
Usando la fotografia per percorrere gli angusti sentieri verso l’interno di sé e del mondo, come ha fatto Matsuo Bashō nel periodo Edo con la poesia, Kai Yokoyama rende il viaggio stesso la sua casa. Una dimora per la mente che resiste all’inerzia imposta al corpo, muovendosi a un ritmo poco congeniale ai nostri tempi, anche nella Tokyo del ventesimo secolo.
Lungo le strade del quartiere di Tokyo dove vive, vivono i suoi genitori e hanno vissuto i suoi nonni, Kai Yokoyama riprende il controllo perso con l’inizio della pandemia, facendo tesoro di quello che resiste a tutto. La saggezza letteraria di Kamo no Chomei, sensibile al cambiamento delle acque della corrente inarrestabile del fiume. L’attenzione paterna alla bellezza dei petali di ciliegio, destinati a cadere come i soldati. Il silenzio che fa rumore e la solitudine che ci riconnette ai ritmi immutabili dell’universo, alla poesia dei cicli di vita che si rinnovano. L’energia che guizza con una carpa ("Koi" in giapponese), sotto la superficie di quello che cambia restando se stesso e di un paesaggio familiare, pronto a svelare le sfumature più sublimi dei nostri segreti.
The day you were born, I wasn't born yet, lavora sulla nostra umanità, sui legami che possiamo recuperare con altre forme di racconto, alternando realtà e astrazione dei paesaggi metropolitani e delle esistenze che attraversano spazi svuotati di persone, mai della loro presenza. Una sfida piena d'amore che attraversa gli oceani del tempo, i limiti dello spazio e l'evoluzione della fotografia moderna giapponese, con la devozione di chi non si limita a ringraziare per il dono più prezioso ma invita a colmare la distanza fisica imposta dal Coronavirus, con la vicinanza emotiva che può salvarci tutti. Il progetto nato dalla necessità di reagire alla pandemia, dopo aver ricevuto consensi, premi e visibilità a prova di Covid 19, dal sito del fotografo (www.kaiyokoyama.com) all'Home Museum del Lagos Photo Festival, continua l'unico viaggio che nessun virus potrà mai arrestare, mentre si arricchisce di tutto quello che risveglia in ognuno di noi.