La pandemia ha provato a fermare il mondo, ma non è facile arrestare i viaggi che sfidano il tempo e la geografia delle emozioni, la fragilità della memoria e della sua rappresentazione. L’isolamento imposto dall’emergenza sanitaria, ha spinto il fotografo giapponese Kai Yokoyama 横山快 a sperimentare altre forme di viaggio e incontro, esplorando le sue origini e la parte più profonda di sé con The day you were born, I wasn't born yet. Rendering di luce che prendono la forma dei pensieri e vecchie fotografie di famiglia, rinvenuti nelle stanze di casa e della memoria, compiono un viaggio nel tempo che si riconnette al passato familiare per dare senso alla vertigine del presente, alla necessità di fermarsi per andare oltre. La distanza emotiva che lascia senza fiato più di quella fisica, ci impedisce di capire come vivere senza condannare qualcuno a morire, ma se per molti la comunità è una cosa astratta da cui è facile prendere le distanze, non lo è per niente tenerle della somiglianza con tuo nonno, dalla visione di tua madre che non esce, ma a casa indossa il kimono della madre morta, da un viaggio che diventa casa, insieme al respiro del vento e del tempo.

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© Kai Yokoyama, Courtesy of the author
Questa prima immagine è stata il punto di partenza per questo lavoro. Ho aperto la finestra della mia stanza e ho fotografato la luce nella finestra dell’edificio dall’altra parte della strada. A quel tempo, non mi era chiaro cosa stessi facendo o perché stavo fotografando questa luce. 
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© Kai Yokoyama, Courtesy of the author
I miei nonni hanno avuto un matrimonio combinato nel 1935
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© Kai Yokoyama, Courtesy of the author
Mia madre non esce a causa di questa pandemia, ma a casa indossa un kimono della sua defunta madre - The day you were born, I wasn’t born yet
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© Kai Yokoyama, Courtesy of the author
Sono nato all’alba. Un mese prima della data prevista - The day you were born, I wasn’t born yet

"Ogni giorno è un viaggio, e il viaggio stesso la mia casa" - Matsuo Bashō, Lo stretto sentiero verso il profondo Nord (奥の細道 o おくのほそ道 Oku no Hosomichi)

    Usando la fotografia per percorrere gli angusti sentieri verso l’interno di sé e del mondo, come ha fatto Matsuo Bashō nel periodo Edo con la poesia, Kai Yokoyama rende il viaggio stesso la sua casa. Una dimora per la mente che resiste all’inerzia imposta al corpo, muovendosi a un ritmo poco congeniale ai nostri tempi, anche nella Tokyo del ventesimo secolo.

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    © Kai Yokoyama, Courtesy of the author//Disney+
    Si sa poco dove fosse mio nonno e cosa fece durante la guerra nel 1944-1945. Non ha detto niente alla sua famiglia. - The day you were born, I wasn’t born yet
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    © Kai Yokoyama, Courtesy of the author
    Quando mia madre chiedeva a suo padre della guerra, era sempre arrabbiato e diceva: "Non chiedermelo" - The day you were born, I wasn’t born yet
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    © Kai Yokoyama, Courtesy of the author
    Vivo nel centro della zona sul lato est di Tokyo dove vivevano i miei nonni e i miei genitori - The day you were born, I wasn’t born yet 
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    © Kai Yokoyama, Courtesy of the author
    Una foto dei miei genitori quando erano giovani - The day you were born, I wasn’t born yet 

    Lungo le strade del quartiere di Tokyo dove vive, vivono i suoi genitori e hanno vissuto i suoi nonni, Kai Yokoyama riprende il controllo perso con l’inizio della pandemia, facendo tesoro di quello che resiste a tutto. La saggezza letteraria di Kamo no Chomei, sensibile al cambiamento delle acque della corrente inarrestabile del fiume. L’attenzione paterna alla bellezza dei petali di ciliegio, destinati a cadere come i soldati. Il silenzio che fa rumore e la solitudine che ci riconnette ai ritmi immutabili dell’universo, alla poesia dei cicli di vita che si rinnovano. L’energia che guizza con una carpa ("Koi" in giapponese), sotto la superficie di quello che cambia restando se stesso e di un paesaggio familiare, pronto a svelare le sfumature più sublimi dei nostri segreti.

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    © Kai Yokoyama, Courtesy of the author
    Mio nonno è diventato sordo dopo essere tornato dalla guerra del Pacifico - The day you were born, I wasn’t born yet
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    © Kai Yokoyama, Courtesy of the author
    Mia madre è la prima figlia che suo padre ha avuto dopo il suo ritorno dalla guerra del Pacifico.- The day you were born, I wasn’t born yet 
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    © Kai Yokoyama, Courtesy of the author
    La mano di mia madre che tiene in mano una foto di mio nonno. I miei parenti dicono sempre che sembro mio nonno. Ma mi ha sempre dato la paura che un giorno potrei tornare sordo troppo - The day you were born, I wasn’t born yet 


    The day you were born, I wasn't born yet, lavora sulla nostra umanità, sui legami che possiamo recuperare con altre forme di racconto, alternando realtà e astrazione dei paesaggi metropolitani e delle esistenze che attraversano spazi svuotati di persone, mai della loro presenza. Una sfida piena d'amore che attraversa gli oceani del tempo, i limiti dello spazio e l'evoluzione della fotografia moderna giapponese, con la devozione di chi non si limita a ringraziare per il dono più prezioso ma invita a colmare la distanza fisica imposta dal Coronavirus, con la vicinanza emotiva che può salvarci tutti. Il progetto nato dalla necessità di reagire alla pandemia, dopo aver ricevuto consensi, premi e visibilità a prova di Covid 19, dal sito del fotografo (www.kaiyokoyama.com) all'Home Museum del Lagos Photo Festival, continua l'unico viaggio che nessun virus potrà mai arrestare, mentre si arricchisce di tutto quello che risveglia in ognuno di noi.

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    © Kai Yokoyama, Courtesy of the author
    ’La corrente del fiume che scorre non cessa mai, ma le acque non rimangono mai le stesse’ (Hojoki di Kamo no Chomei) - The day you were born, I wasn’t born yet