Snowdonia comprende la parola neve ma la neve in questo paradiso gallese ancora non c’è: di bianco ci sono loro, pecore disseminate con sprayature punk viola e fucsia. Tra una pioggerella costante, un vento che spazzola via confusione e rumori, camminiamo ambendo alla cima, lo Snowdon’s Peak, e scorgiamo pochi cottage dispersi nel nulla. Vorremmo entrare in uno, chiedere una tazza di tè con latte, una fetta di pane e burro scaldato sulla stufa di ghisa. Ma il capriccio dura poco. Il passo è ben più felice di puntare altrove. Negli ultimi anni nel mondo dell’abbigliamento sportivo outdoor la parola out ha ritrovato un senso ancora più espanso, che punta a una vetta il cui nome è sempre più sostenibilità. Lo capiamo quando, mentre il vento taglia le voci dei compagni di cammino, neanche un refolo attacca i polpacci. Eppure indossiamo solo dei leggings da trekking certificati Woolmark. Il più antico materiale con cui si è vestito l’uomo post/caverna è il punto di ritorno anche per gli escursionisti più esigenti, gli stessi che hanno acceso ceri all’inventore delle cuciture termosaldate?

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Qualche premessa per riscattare l'antico vs il moderno. La lana ha un ciclo di consumo di acqua nettamente inferiore al cotone (idem organico)? Vero. La lana fa sudare specie quando la performance alza l’asticella? Falso. L’outdoor ha trovato una linfa vitale per consumare meno e performare di più optando per la lana merino australiana, in quella Woolmark Company costola dell’Australian Wool Innovation, azienda no profit per sviluppo e indagini sul mercato e le aziende della lana, e che vanta uno dei simboli più riconoscibili al mondo (inventato Franco Grignani nel 1964, padre delle forme virtuali),

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Fili di lana trattati come fili di lycra che, intrecciati a dovere, repellono l’acqua costante: merito di una lana merino che trova l’eccellenza nella traspirabilità e calore due volte più sensibile rispetto alle fibre sintetiche (non a caso la campagna più suggestiva si chiama Live & Breathe). Il peso della scelta? Investimenti tecnologici per prodotti che vogliono durare ai lavaggi in lavatrici (elettrodomestici bianchi che magari hanno passato i test e presentano la Certificazione Woolmark, il che impedirebbe il senso di colpa da maglione infeltrito).

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La True North Vaalen Jacket di Finisterre con innovativo uso del filo Wool® , imbottita in lana.

Perché la lana sta tornando a essere l’elemento dei pro? I motivi sono tecnici e sostenibili, è innegabile. Una traspirazione da fibre naturali è nettamente migliore per la pelle, lo specificano gli stessi prodotti beauty che puntano ad elementi green per non attaccare la pelle. E perché non dovrebbe essere lo stesso quando quella pelle è messa sotto stress da meteo, esercizio fisico e reazioni? La sera, dopo una giornata di hiking e bici il Bra sportivo di lana è tutt’altro che un tatuaggio inciso sul costato (realizzato da Aclima, azienda che sceglie shape moderni per capi in lana impalpabile). La lana pesava sulle spalle degli alpinisti di un tempo: calzettoni che sfregavano, pizzicavano: adieu. Come si è arrivati a questo? La pura lana vergine Woolmark subisce trattamenti che eliminano rischi di invecchiamento precoce (i pallini che rendono usurato un maglione SE la lana non è quel che sembra) e assicurano una notevole predisposizione allo sforzo, al contorcersi in abbracci di fibra tradotti in maggior vestibilità. Il pelo delle pecore ricresce, si tosa, si fila, si sterilizza “chiudendo i rubinetti”, si indossa, si ricicla, si ritorna al punto di partenza. Le pecore brucano in libertà qui come nelle lande australiane, farm che producono la lana merino più conosciuta e protetta del pianeta.

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Ce lo ripetiamo nella testa passo dopo passo, scendendo dalla cima e scovando angoli di Galles prestati al set di Game Of Thrones. Il vento non si placa, il layer di lana merino Ashmei lascia trasparire le emozioni ma null'altro: il parco di Snowdonia si distende in laghetti a forma di cuore - per nulla sdolcinato visto il clima da Signore degli Anelli (altra pellicola girata qui). Il vestire qualcosa di completamente naturale riporta anche gli escursionisti più frettolosi di conquiste a riflettere sul loro rapporto con la natura: la consapevolezza di indossare qualcosa che è ri-condivisibile con questo paradiso in terra è l'ambizione di un gigante, la Woolmark Company per quella che è una materia 100% biodegradabile, figlia di 71 milioni di pecore australiane che si alimentano di “erba, acqua, sole e aria”.