Le cose della vita // Pare che ogni anno, in una stanza al quarto piano dello studio londinese di Paul Smith, al 20 di Kean Street, arrivi una tonnellata fra biglietti, oggetti e regali per il Sir della moda inglese. Tutti pensieri da clienti e amici a lui affezionati che usa come ispirazione per le sue collezioni e che poi vengono catalogati in un deposito fuori Londra. Alcuni di questi memorabilia li troverete nel volume Paul Smith (edito da Phaidon), una nuova biografia raccontata attraverso 50 oggetti in altrettanti “capitoli”. Non pensiate però di leggere didascalie esplicative o di seguire un andamento cronologico. Sono associazioni spontanee e irregolari che regalano al collezionismo del designer un tono emozionale ed evocativo: dal lentino in ottone (per analizzare le fibre dei tessuti) al calice da vino di Euan Uglow (la cui base è un tappo di una bottiglia).
E ci sono anche elementi che appartengono ad altri colleghi: Paul Smith non teme la concorrenza, anzi. Infatti cita un episodio in cui lui e la moglie Pauline, essendo venuti a sapere che Yves Saint Laurent avrebbe smesso con l’alta moda, erano andati a Parigi per acquistare uno smoking YSL del 1967, l’anno in cui si erano fidanzati: però Yves in persona preferì sulla slanciata consorte un modello dell’anno prima. Loro ascoltarono il suo consiglio. Ed è toccante leggere quando Pauline gli regalò un flacone del profumo Vetiver di Carven il 9 ottobre 1970, quando inaugurarono il loro negozio a Nottingham, dove vendevano capi di Cacharel, Daniel Hechter e altri. «Quel giorno guadagnammo 35 sterline. Non un cattivo inizio. Ringrazio ancora Pauline. Senza di lei non sarei dove sono oggi», ammette lo stilista.
Rende omaggio anche al padre Harold B. Smith, dallo humour coinvolgente e che ha sempre creduto in lui «malgrado a 15 anni avessi lasciato la scuola per diventare ciclista». Oggi, dopo cinque decenni di moda fresca e portabile, è giusto ricordare che, prima di lui, «nessuno indossava il velluto di giorno, nessuno vendeva oggetti nei negozi di abbigliamento o faceva collaborazioni con altri marchi». Lui ha “rivestito” prodotti Leica, Dyson, Alessi. E prima che diventasse di moda entrare direttamente in sintonia con i propri fan, Paul Smith ha sempre dimostrato grande empatia. Merito, dice Tony Chambers, «della sua attitudine da bambino innocente, che vuole ancora crescere giocando e cercando sempre qualcosa di nuovo».