Delle due, l’una: o l’escapismo giocoso o la sostenibilità estrosa. La nuova moda conosce un approccio duplice, per non dire apparentemente contraddittorio. Insomma, scappare o rimanere, però ripensando al pianeta che ci ospita. Un doppio binario che si è riflesso non solo nelle proposte della 19esima edizione (questa volta attraverso una piattaforma digitale) di ITS, l’International Talent Support che di solito fa convergere a Trieste giovani designer di abiti e accessori da tutto il mondo, ma anche nel claim di quest’anno: Here we Belong, “apparteniamo qui”. Dove il qui è volutamente ambiguo e lasciato a numerose interpretazioni: quando si attraversano tempi orribili si sente il bisogno di rifugiarsi in una tana. Ma dov'è, qual è? La Terra, il territorio d’origine, il clan di chi la pensa come noi, il gruppo di amici, la coppia, il nostro cuore? Barbara Franchin, (in apertura) instancabile donna d’acciaio che nel 2002 ha fondato questa manifestazione da cui sono usciti designer entrati nel Gotha delle maison di alta gamma (uno per tutti: Demna Gvasalia, ora direttore creativo di Balenciaga), giudicata da Forbes come una delle cento donne più autorevoli, non ha dubbi: apparteniamo all’umanità. Oggi più̀ che mai, questa comunità dimostra impegno, resilienza. E la creatività che la motiva e la anima è una chiave importante per aprire lo scrigno del futuro. Non a caso sceglie di farsi ritrarre mentre punta sullo spettatore, come un’arma o un fiore, proprio una chiave, tra gli oggetti simbolicamente più ambigui che ci siano: dispositivo che chiude, delimita, perimetra e, nello stesso tempo, dischiude altre stanze, altri mondi. «Sarebbe stato più facile saltare questa edizione ma abbiamo deciso di essere resilienti e accettare il cambiamento. L'entusiasmo dei giovani e il nostro affiatamento ci hanno portato a non arrenderci e superare le difficoltà». 32 finalisti provenienti da 16 Paesi, giudicati da una giuria di addetti ai lavori dopo la prima selezione di 600 portfolio arrivati da 60 paesi diversi, sono stati giudicati da una giuria in presenza (tra cui Mika, pop star globale, Paola Antonelli, curatrice del Dipartimento di Architettura e Design del MoMa, Kiki Smith, statunitense di origine tedesca tra le più importanti artiste contemporanee) e da una di giornalisti e influencer - c’eravamo anche noi - connessi in riunione da remoto.
E la vincitrice è del premio principale di questa edizione, l’ITS Fashion Award powered by Allianz è Olivia Rubens, la cui collezione si chiama - guarda caso - Duplicitous Lives, canadese, che si è aggiudicata anche il premio della Camera Nazionale della Moda italiana. Ha disegnato abiti senza patria, né legge, né sesso, né sprechi, realizzati con materiali di scarto o biodegradabili, e come referenti ha fatto il nome di Cindy Sherman, Juno Calypso, Martin Parr. La designer già lavora come consulente per aiutare i brand ad avviare un percorso ambientalista attraverso una rete di collaboratori che ha riunito per garantire un processo di produzione etico.
A riscuotere il riconoscimento da parte della stampa è Syna Chen, cino-australiana, “per il bilanciamento tra l’approccio tecnologico e parametri di sostenibilità mixati a un lavoro poetico su forme, volumi frutto di una grande immaginazione. E sì, i suoi abiti gonfiabili pensati per "Leader alieni" ci hanno divertito, allietato e meravigliato per la prodigiosa capacità inventiva.
Così come lodevolissimo è il progetto di una nuova sartorialità elaborato dall’irlandese (ma residente a Londra) Andrew Bell, sofisticato rielaboratore di alchimie d’atelier di couture rivisitate da uno sguardo supercontemporaneo. Si è aggiudicato il Premio Pitti Immagine e quello di OTB, ovvero diecimila euro messi a disposizione dal gruppo di proprietà di Renzo Rosso, che ha inoltre assegnato il Premio Diesel all’israeliana Noa Baruch (28 anni), che ha utilizzato le potenzialità della simulazione 3D e del laser per arrivare a effetti visivi di grande impatto.
Sul fronte degli accessori ha vinto Clara Chu, portoghese di origini inglesi ma nata a Hong Kong, a cui è andato vinto l’"ITS Responsible Accessories Award powered by Allianz" per le sue borse colorate realizzate con oggetti da cucina riciclati.
L’associazione Fashion Revolution ha voluto offrire una tutorship al britannico Cameron Williams, autore di una collezione evocativa dei Nuba People, un nome dispregiativo che gli arabi davano ala popolazione del Sudan, rivisitata per creazioni che ne indagano quasi scientificamente usi e costumi, per un’operazione che va al di là di ogni folklore.
La Camera Nazionale della Moda Italiana ha voluto invitarlo a partecipare alla prossima edizione di Fashion Hub. Perché non solo ognuno può essere ispirazione dell’altro, ma quel senso di appartenenza a cui si riferisce il titolo di questa edizione di ITS, sottende il sentirsi parte di una community chiamata mondo.