Parigi ha sempre ospitato stilisti di ogni nazionalità ma anche questa stagione è rimasta orfana di molti talenti. Abbiamo chiesto ad alcuni come vedono la metropoli francese. E loro ci hanno svelato anche il look più irraggiungibile delle recenti sfilate Haute Couture Primavera Estate 2021.
ANTONIO GRIMALDI dall'Italia
Come a Luglio, hai dovuto rinunciare alla città simbolo della moda...
Mi sento come un amante che soffre, soprattutto perché non posso raggiungerla e stare con lei, come in passato. Sento però già un raggio di sole che arriva e che andrà via molto tardi, riscaldandoci con la sua immensa luce. Ne ho idealmente bisogno perché devo aprire il mio atelier.
Parola porta fortuna?
100% amore puro.
Come hai intrattenuto le clienti?
Direi che sono loro ad aver intrattenuto noi! In Medio Oriente, gli eventi sono stati ridimensionati ma le mie affezionate erano desiderose di un nuovo guardaroba. Grazie alla tecnologia siamo riusciti a far incontrare le nostre sarte con le loro. Sono abituate perché quando viaggio in Medio Oriente non posso portare con me tutto l’atelier.
ALEXANDRE VAUTHIER dalla Francia
Secondo lei il Covid ha fatto cambiare qualcosa? Non tutti i valori cambiano, è lo stile di vita che cambia.
Quindi aveva ancora senso parlare di moda? Più otteniamo restrizioni, più vogliamo sognare. Ed è il mio modo per rimanere ottimista sull'esito di questa pandemia.
Il look più wow? L’abito argento (n.25) con stivali costellati di cristalli ha ben 1480 ore di lavoro da parte delle ricamatrici Lesage. E devo dirlo: anche in questo periodo ho voluto sempre e solo l'eccellenza parigina degli atelier come Lemarié, Lognon, Goosens che sono il requisito e la base dell'Haute Couture.
Ha dei portafortuna? Non sono superstizioso e cerco solo di credere in me stesso.
Cosa ti aspetti ora? Sono una persona che vive alla giornata ma non vedo l’ora che tutti i cambiamenti, i comportamenti, le tecnologie abbiano effetto sulle nostre vite. E il futuro arrivi.
DANIEL ROSEBERRY dall'America (direttore creativo di Schiaparelli).
Aver vestito Lady Gaga ti ha fatto dimenticare la pandemia?
Magari... In verità il mio rimedio è stato rendere me stesso e la mia casa più che mai occupate. Quando lavoro sono rilassato. I fine settimana sono stati più difficili. Però continuavo a sognare. E quindi a creare. Voglio mantenere una visione infantile. Riportarla a qualcosa di puro, eccitante e meraviglioso. Perché Parigi adesso è solitaria, vuota e grigia. A luglio sarà piena di speranza, promesse e fiori. E poi scandalosamente divertente e ricca di amore e amici.
Ha dovuto affrontare molti Zoom?
Diciamo che ci sono state molte connessioni, ma molto personali. La famiglia Schiaparelli ama la couture come la nostra fedele clientela.
Il look più complicato o costoso?
L'abito in maglia con 100mila perle e cristalli Swarovski che non ricordo neanche io quanti giorni ci siano voluti. Anche se il più complicato è quello con fiocco rosa e bustier di pelle nera. Raso, pelle e crêpe insieme sembrava un tris semplice ma è stata un'impresa di ingegneria.
FARHAD RE dall’Italia
La Haute Couture è...
Il confine fra moda e arte che crea un unico sogno. Che diventa visibile a tutti. Un messaggio per tutti.
Hai iniziato a lavorare a maggio su questa collezione, non era tardi?
Certo, ma prima era impossibile perfino reperire i materiali. Poi è successo che alcuni clienti dall’estero volevano vedere dei capi in videocall su una modella. E nel mentre che è partita la prima spedizione, è ricominciato anche il lavoro per questa collezione.
L'abito che non pensavi di finire?
Vorrei guardaste il vestito che ha una sorta di fascia che gira dal corpo come delle ali. Le nostre sarte super esperte ci hanno messo due mesi e mezzo per costruirlo. Ha un costo di 120.000 euro e solo chi l'ha cucito e visto giorno per giorno ne capisce il valore. Oltre che le difficoltà nell’invisibile ricamo, rendere queste fasce, in apparenza rigide, morbide, sinuose e resistenti è stato un gran traguardo.
Hai lasciato Roma nel 2019 ma ora ancora innamorato di Parigi?
Da quando avevo 15 anni. E non l'ho mai vista con così tanta romantica nostalgia. Aspetto che riaprano i musei, le gallerie e le collezioni (come quella di Pinault, ndr) perché l'arte è sempre stata la mia energia trainante.
OLIVIER THEYSKENS dal Belgio (direttore creativo di Azzaro).
Qual è il tuo segreto per continuare a sognare in un momento in cui tutti i valori stanno cambiando?
Le cose difficili mi toccano profondamente e sono pieno di domande, come tutti. Allo stesso tempo, vorrei che la mia intuizione creativa mi aiutasse per portare bellezza ed emozioni. Nessuna ricetta miracolosa ma spero che il conscio, l'inconscio e il piacere di fare mi guidino.
I tuoi amici-conoscenti-colleghi cosa ti dicono?
Parlo pochissimo di moda e sto con loro non per discutere di moda anche se nella mia mente questo argomento è sempre presente! Solo con i miei collaboratori più stretti approfondiamo l'argomento!
La parola che ti porta fortuna?
Non ne ho! Ma sono attento a qualsiasi segno che possa portarmi fortuna dandomi l'impressione che gli spiriti buoni e benevoli mi sostengano. Un penny fortunato, ad esempio, è di buon auspicio. Sono piuttosto superstizioso.
Ma la città dei tuoi sogni oggi com'è?
Rimane il luogo dove eccellenza e creatività si uniscono alla ricerca dell'assoluto. A Luglio la vorrei affollata nei caffè, nei parchi. Vedo giovinezza ovunque e un ritorno a una leggerezza bohémien. E presto arriveranno le Olimpiadi! Parigi si libererà dalle difficoltà come ha sempre fatto! Brillerà di sicuro!
RAMI AL ALI (siriano ma con atelier a Dubai)
Qual è il tuo segreto per far sognare?
Uno degli scopi degli artisti è creare, e più duri sono i tempi, più queste creazioni sono necessarie. Vedere qualcosa di bello ha un impatto immediato, che ti aiuta a dimenticare.
In questo momento speciale, come hai continuato a lavorare?
Noi umani siamo le creature più adattabili su questo pianeta. Credo che siamo diventati molto più attenti agli altri e meno individualisti.
L'abito che non riuscivi a finire?
Il look n. 17 ha una struttura forte con volume, ma leggera e delicata. Ci sono voluti molti errori e percorsi per trovare la tecnica perfetta per arrivare a un risultato da favola moderna.
Se Parigi fosse una metafora?
Sarebbe un giardino d'inverno. Avere e vedere rami secchi e foglie marroni sulle piante, ci porta subito a pensare che arrivi al più presto la primavera. Nessuna notte resta troppo a lungo, il giorno deve arrivare.
RONALD VAN DER KEMP dall'Olanda
Qual è il tuo segreto per continuare a sognare in un momento in cui tutti i valori stanno cambiando?
A porte chiuse abbiamo immaginato personaggi immaginari eccentrici in diverse situazioni, anche quelle che impazzivano…
Nel 2020 che senso ha avuto la couture?
Poca importanza e anche crearla era quasi impossibile visto che non potevamo viaggiare o fare allestimenti reali... Quindi è stato molto impegnativo il video che abbiamo fatto. Anche se l’idea di un grande abito couture non mi sembrava così rilevante. Questo è il motivo per cui abbiamo realizzato oggetti per interni e pezzi d'arte con una sensibilità couture...
Il look più interessante?
Per me è quello in cui mostriamo il nostro concetto di "dada etico” ovvero un corsetto modellato con scarti tessili: senza cuciture, ha rimanenze che creano un bordo intorno al bordo. Riflette bene l'idea di trasformare la "spazzatura" in un tesoro.
Hai dichiarato che Parigi ti spaventa...
Sì, ma sono pieno di speranza e aspetto un'esplosione di creatività e di nuovi "giochi".
STEPHANE ROLLAND da Parigi
Cosa è cambiato nella moda?
Non sono sicuro che i valori siano mutati, il nostro modo di vivere si evolverà... Ma questo non ci impedirà di sognare! E nel mentre io vorrei tanto donare alle donne più forza, audacia e leggerezza.
E le vendite?
Alcuni ordini sono stati rinviati ma non cancellati. Fortunatamente, continuiamo a lavorare su nuove richieste! Solo le date di consegna rimangono un po’ incerte.
L'abito più complicato o costoso?
A volte i più minimalisti sono i più difficili da realizzare e sostenere sculture di organza che lievitano sul corpo è una sfida che il mio atelier padroneggia con talento. Costi? Lasciamo al sogno la sua parte di mistero.
La parola porta fortuna?
Meno parole e più pragmatismo. Meglio circondarsi di gente di fiducia che dialogare con chi non ti capisce.
ZIAD NAKAD dal Libano
Lavorare questa volta è stato peggio della scorsa stagione?
Direi di sì e lo è stato per l'intero pianeta e noi abbiamo subito danni enormi in Libano. La forza la trovavo dalla mia passione e in quella bolla protettiva che mi ha aiutato a rimanere ottimista per il futuro.
Le clienti sono state vere amiche?
Nonostante i matrimoni annullati, i red carpet rinviati, la couture è un affare quasi di famiglia, è una storia che si è intrecciata negli anni e abbiamo rapporti stabili con queste ragazze e signore. Tanta gratitudine a loro.
Come ogni stagione, l'abito da sposa rimane l'impresa più ardua?
Titanica direi. Ancora di più in questa stagione, perché le donne che di solito ricamano per me erano "in prigione" per via del lockdown e tutto è stato difficilissimo. Il ricamo ha richiesto tre mesi di lavoro! Il risultato finale rimane arioso ed è la magia della couture, che rende leggera la complessità.
Se ora fossi a Parigi?
Non riuscirei ad abituarmi. Ci voglio tornare per continuare a sfilare come una volta e vedere le strade affollate. Prima o poi accadrà: la vita vince sempre.