Chiara Ferragni, 30 anni, occhi blu e tratti millennial, è amata e odiata, imitata e invidiata. La sua marcia l'ha portata lontano, fino a disegnare i costumi per il prossimo Intimissimi on Ice, il 6-7 ottobre. Ma il Paese è diviso, ormai da anni. Non dalla politica ma dagli/dalle influencer come lei. Destra e sinistra sono bellamente sostituite da follower e hater. Fedez e J-Ax cantano «In fondo l'ideale è il socialismo reale, sempre più social e sempre meno sociale».

Poi ci sono gli alieni. Quelli che non hanno capito cosa vuol dire wi-fi. Fuori da tutti i giochi e tutti i lavori. Proviamo a calarci in questi panni, per fare un bel “reset” e affrontare con purezza d’animo gli abbaglianti occhi turchesi di Chiara Ferragni.

Buongiorno Chiara, sono un alieno. Può spiegarmi che mestiere fa?

Che ne dice di una ragazzina ventenne che 7 anni fa crea un blog, The Blonde Salad? Che ne dice del fatto che oggi questo ex blog è una grande inspirational platform, con un team editoriale e un e-commerce dove puoi comprare i capi firmati da quella ex ragazzina?

Dico che “inspirational platform” è un concetto ostico. E che i brand credono in lei più che in una piattaforma…

Ho fatto solo un diario fotografico della mia vita. Un diario intorno a ciò che indossavo tutti i giorni.

Mentre parliamo i suoi follower su Instagram sono a quota 10 milioni e 197 mila e 405. Circa 200mila persone in più della popolazione svedese. Non c’è un po’ di cybermarketing?

No no. È tutto istinto. Io posto quando voglio, dove voglio e come voglio. Nessuno mi detta orari, location, numero di post raccomandati.

Lo fa perché con 10 milioni di follower si sente più potente dell’algoritmo?

Lo faccio perché ho una vita interessante e apprezzata dai miei fan.

L’immagine social che trasmette secondo lei è quella di una donna che lavora sempre o di una che non lavora mai?

Non lo so. Posto immagini che raccontano la mia vita privata e il mio lavoro. Se chi mi segue non distingue il mio privato dall’impegno professionale non è un male. Sono sempre io.

Quanto conta per il suo umore il giudizio negativo sugli influencer?

Ora non conta più, all’inizio sotto tiro c’era il mio ruolo di blogger. All’improvviso coronavo il sogno di entrare nel mondo della moda. Ma non sapevo nulla di moda e mi confrontavo con persone sputavano veleno su di me. Mi facevano male. Avevo paura di non essere all’altezza.

Quale giudizio l’ha ferita di più?

Una frase, un ritornello: «Ma chi è sta Ferragni? Massì, fra sei mesi nessuno se la ricorda più».

Non c’è di meglio per far scattare un riscatto degno di Rocky Balboa, no?

Giurai che avrei fatto di tutto affinché si ricordassero di me.

E dunque una bella mattina Chiara Ferragni si è svegliata e…

Ha capito che qualcosa di buono e forse anche meraviglioso lo aveva fatto. Era una mattina di gennaio del 13 e avevo chiaro che dovevo andare avanti per la mia strada. Che che tante intuizioni giuste le avevo avute e ora potevo crescere e creare lavoro.

Il complesso dell’impostore, (la vocina interiore che sminuisce il successo sibilandoti che sei solo un miracolato, ndr) era sparito?

Quello non sparisce, ma è un bel passo avanti se cominci a fregartene dei giudizi malevoli.

Oggi che cosa vorrebbe imparare?

So di non saperne abbastanza di storia della moda, per esempio.

E che cosa spera di non disimparare?

La spontaneità. Non posso fare nulla che mi faccia sentire un personaggio costruito.

La infastidisce che molte la copino?

Se i social network sono stati ispirazionali per me, perché non dovrebbero esserlo anche per le altre? Credo di aver “rubato” molto anch’io.

A chi?

Ai miei amici, al mio fidanzato, a mia mamma…

Sua mamma dice che forse ha sbagliato a farle fare tanti album fotografici da piccola…

Ho tre passioni: la moda, i viaggi e la fotografia. Le stesse di mia madre… (ride).

La non perfezione fisica oggi vince, vedi Kim Kardashan. A cambiare i canoni estetici è Instagram o il coraggio femminile?

È una gigantesca l-i-b-e-r-a-z-i-o-n-e! Qualcosa che ci porta a vivere un momento straordinario nella moda. Prima la bellezza passava da tv e giornali. Qualcuno decideva che cosa era bello e che cosa no.

La distruzione di un criterio oggettivo di bellezza non sposta il buon gusto verso il cattivo?

Quel sistema “oggettivo” esclude. Si basa sul lavoro di grandi professionisti, però se oggi tutte le appassionate di moda possono raccontare una loro storia di bellezza, che si fa? Gli neghiamo il diritto di cittadinanza nel mondo della moda?

Ma è marxismo fashionista! Dicono che influencer stanno mettendo in crisi la filiera della moda e delle sfilate…

Figuriamoci, l’aumento di audience delle sfilate da quando c’è Instagram è incalcolabile.

Non sente una responsabilità etica nei confronti di un pubblico molto giovane?

Non ho mai pensato a pormi dei limiti, perché mi comporto in pubblico come nel mio privato.

Cioè gli scatti intimi con Fedez non turbano nessuno?

Sui social network devi sentirti libero di comunicare quello che vuoi cercando di non offendere. Per me è così, posto sempre messaggi positivi.

Ma è finzione o realtà?

Che esista nell’immaginario dei social anche una parte di finzione è normale, è così anche in tv o al cinema.

C’è invidia tra influencer?

Io gioisco per ogni storia di successo altrui. Il successo degli altri stimola la propria autostima.

Lei fa parte a tutti gli effetti della generazione Y, quella dei millennial, lo sa?

Sono millennial al 100% e lo so.

Quindi: narcisista, facile ad annoiarsi e impaziente

Io sono fortunatissima, non mi annoio, ho stimoli e idee in continuazione. E mi aiuto con una gestione ferrea delle liste.

Cosa c’è scritto?

Cose da comprare per la casa di Los Angeles, look da preparare per quando sono in Europa e molto altro.

Chiara, lei se la tira?

Io sono grata alla vita per ciò che sono e spero che si capisca che non mi sono montata la testa.

È ambiziosa dunque…

Sono ossessionata dal diventare la miglior versione di me stessa.

Parla da buddista.

No. Sono l’unica a Los Angeles che non fa yoga. Solo qualche seduta di meditazione.

Che rapporto ha con i soldi e con il “fare soldi”?

Non tornerei indietro nemmeno di un anno. Se penso ai tempi in cui, per pagarmi la mia prima Speedy (borsa Vuitton, ndr) ho risparmiato un anno… No, non tornerei mai indietro.

Da quanto tempo non chiede soldi in casa?

Da quando ho 19 anni. Mio padre mi ha aiutato negli anni dell’università Bocconi, ma ho sempre fatto lavoretti per pagarmi gli sfizi.

Quali acquisti non potevano attendere?

Fin da piccola non ho mai accettato di di non potere avere qualcosa che desideravo.

Questo è un tratto 100% millennial, lo sa?

Fare di tutto per avere qualcosa in fretta è necessariamente un capriccio? Se non potevo avere, una borsa nuova, optavo per vintage, o per lo scambio.

La conquista della prima Speedy merita uno storytelling…

Avevo messo da parte i soldi e stavo andando a comprarla quando mi hanno rubato il portafogli. Ho dovuto risparmiare per altri due mesi.

Che portafogli era?

Quale dei due?

Scusi?

No perché me ne hanno rubati due a pochi giorni di distanza. Proprio mentre entravo da Vuitton mi ha chiamato la polizia e mi ha detto che avevano trovato il mio portafoglio di Moschino. Ma io speravo avessero recuperato quello di Fendi.

Sto entrando in confusione. Parliamo di Cremona, la sua città. Com’è?

Ci sono cresciuta benissimo, niente bullismo al liceo… Se penso a quello che mi racconta il mio ragazzo (Fedez, ndr) della sua adolescenza… minchia!

Minchia?

Sì, voglio dire, cavolo, ha vissuto storie davvero al limite.

Sì ma poi ha spiccato il volo.

Mi stava stretta Cremona. Avevo bisogno di persone con le quali condividere le mie curiosità e le mie passioni… Ti chiedi perché non sei come gli altri, poi benedici il fatto di non essere come gli altri.

Quale epoca storica le avrebbe dato più appartenenza?

Gli anni 70. Per lo stile sovversivo e anticonformista.

Forse Fedez non è d’accordo…

C’è libertà di pensiero tra di noi. Io da lui sto imparando molto. Amo la sua presenza scenica e la sua scrittura.

Questa ribalta italiana non le “rovina” il parterre internazionale?

È bello riscoprire la mia italianità. Si vede anche dalle stories che posto su Instagram.

Cos’è il made in Italy?

Un valore aggiunto. Chi non vive e lavora all’estero per un po’ non si rende conto del valore che ha.

È questo riallineamento tricolore che l’ha convinta a lavorare con Intimissimi?

Lavoro con Intimissimi da tre anni, il brand è internazionale e la sua italianità mi rende orgogliosa.

Che cosa ci mette di suo oltre a un’immagine vincente?

Un brand che ti lascia totale libertà creativa ti permette di dare il meglio di te.

Come si è tradotto il meglio di sé negli abiti di scena che ha creato per per Intimissimi On Ice, in scena il prossimo ottobre all’Arena di Verona?

È un ruolo nuovo per me. Ho studiato, passato ore nella ricerca dei materiali e nell’approfondimento dell’opera, A Legend of Beauty

Quindi ispirazioni della mitologia greca, Atena, Dafne, Afrodite…

Il punto era modernizzarle e applicarle agli artisti che pattinano sul ghiaccio.

Lei si vestirebbe come una statua greca?

Magari per andare al mare.

Ha sedotto il signor Intimissimi, Sandro Veronesi, più di chiunque altra…

La sua fiducia mi onora.

Fedez è l’uomo che sognavano i suoi genitori per lei?

I miei hanno accettato sempre le mie scelte. Non giudicano.

L’Arena di Verona, il luogo della promessa di matrimonio… Lo dica che vi sposerete lì…

È un luogo magico, ok. È il set del video con il mio record assoluto di likes per la proposta di Fedez, ok. Ma questo cosa vuol dire? (ride, anzi ride molto).