Per capire meglio una persona, a volte bastano i dettagli, come i bizzarri calzini che indossa Wilbur Smith. 83 anni appena compiuti, ennesimo bestseller in libreria (Il leone d’oro, Longanesi), lo scrittore angloafricano si è sottoposto a Milano a una raffica di domande (e attacchi) senza battere ciglio. E a detta della moglie Niso: “Si è tanto divertito!”.

  1. È vero che non le piacciono i giornalisti? Solo quelli che non sanno fare il loro lavoro.
  2. Cercherò di non deluderla. Gliene sono già molto grato.
  3. Il suo ultimo romanzo uscito in Italia è Il leone d’oro con cui è tornato alla saga dei Courtney. Come mai? I Courtney sono sempre lì e hanno la loro storia da raccontare.
  4. Che differenza c’è fra i corpi dei naufraghi europei sulle spiagge africane, all’inizio del libro, e quelli dei migranti africani di oggi? Nessuna. Tutti i morti avevano una vita.
  5. Chi sarebbe lei nel XVII secolo, epoca de Il leone d’oro?Probabilmente un muratore, un rematore, o uno schiavo.
  6. Modesto? No, realista. C’erano molti più schiavi che re.
  7. Almeno, un guerriero!Prendere ordini volontariamente? Mai.
  8. Quale dei suoi personaggi le piacerebbe essere? Hal Courtney, ovvio!
  9. Nascere in Africa condiziona il senso della vita? Non saprei, sono nato solo lì.
  10. Sa, dicono che il concetto della morte laggiù sia più sostenibile... Le farò sapere quando arriverò dall’altra parte (ride).
  11. Cosa sognava da bambino? Che Babbo Natale mi portasse tutto quello che gli chiedevo.
  12. E cosa le ha portato, invece? Mi ha regalato la guarigione dalla poliomielite e dalla malaria.
  13. Una volta ha detto che la vita è una cosa violenta. Lo pensa ancora? Viviamo in un mondo molto violento.
  14. I suoi romanzi possono funzionare da omeopatici contro la violenza? Sono soltanto dei romanzi di evasione. Distraggono per un po’ dalle cose brutte della vita. Niente più.
  15. Crede in Dio? Sì, ma nella mia personale e segreta percezione.
  16. Il più bel ricordo della sua vita? I miei genitori.
  17. Qualcosa che la affligge? L’idea che dovrò morire.
  18. Il punto più alto della sua esistenza? Devo ancora raggiungerlo (ride).
  19. Da giovane aspirava a essere un uomo sempre migliore? Sinceramente il mio obiettivo è sempre stato schivare i colpi.
  20. E diventare uno scrittore sempre più bravo? Forse è un obiettivo che perseguivo senza saperlo. Ora, però, credo di aver raggiunto il mio limite.
  21. Non si può mai dire, lei è ancora molto efficiente. Grazie, ma non credo proprio di poter diventare più bravo di così.
  22. Quanti editori hanno respinto il suo primo manoscritto in quel lontano 1964? Parecchi. Non ricordo bene, ma credo che fossero otto, forse addirittura nove
  23. Conserva ancora le loro lettere? Conservo solo il ricordo dei successi, mai dei fallimenti.
  24. Cosa l’ha indotta a insistere? Sono cocciuto.
  25. Quindi non bisogna mai demordere? Mai. Io continuo a comprare biglietti della lotteria.
  26. Scusi, lei ha bisogno di vincere una lotteria? I soldi non sono mai troppi, mi creda.
  27. Con il talento si nasce o si impara? Ci si nasce, ma poi bisogna coltivarlo.
  28. Lei è vendicativo?No, ma se sono colpito mi difendo.
  29. Non punisce mai un nemico facendone un personaggio? Più che vendetta, la considero arte della drammaturgia.
  30. Amore, sesso, scrivere: a cosa non rinuncerebbe mai? (Prende la mano della moglie Niso e la guarda rapito) Amore.
  31. Ha mai giocato a Candy Crush? Cos’è?
  32. Un’app per giocare su smartphone con delle caramelle. Capisco. Ma non è roba che mi interessa.
  33. Dovrebbe. La gente legge di meno anche perché gioca con questa roba. Un’ora fa ho parlato col mio editore italiano e mi ha detto: «Gli italiani non leggono più, però i tuoi libri fanno eccezione». A me va benissimo anche così.
  34. Solo il 12% di noi legge regolarmente... Sono comunque tanti milioni (ride).
  35. Quindi è vero che è tecnofobico? Fino a poco fa credevo che i libri dovessero essere scritti solo a mano, come ho fatto per i primi quindici.
  36. Scommetto che i manoscritti li conserva. Ovvio. Un collezionista americano mi ha offerto una bella somma per averli, quasi una vincita alla lotteria.
  37. Se non ci gioca, cosa fa con lo smartphone? Nulla, c’è chi lo usa per me (sorride ancora alla moglie).
  38. Quindi non ha mai provato un social network? Mia moglie mi gestisce anche quelli.
  39. Sa che i lettori stanno tornando al libro di carta? Non mi stupisce affatto.
  40. Perché? C’è qualcosa di speciale nel tenere in mano un libro, e voltare le pagine, che l’ebook non potrà mai dare.
  41. Dalla mia redazione mandano a chiedere se le copertine dei suoi libri le piacciono. I suoi colleghi non le apprezzano?
  42. Non da morire... Per l’autore i libri sono figli. E i figli, per i genitori, sono sempre tutti belli.
  43. Cosa accende la scintilla per iniziare una storia? È più un prurito, che si placa solo grattandolo con la penna.
  44. E poi, come la sviluppa? Usando la sua metafora della scintilla, mi basta osservare la fiamma che divampa e seguirla.
  45. Cosa la annoia del processo di scrittura? Nulla. Ma mi piace molto quando arrivo alla fine e posso cominciare subito un altro romanzo.
  46. Mai provata la fobia della pagina vuota? No, solo momenti di pigrizia.
  47. Rituali prima di cominciare a scrivere? Vado alla toilette, così non ho bisogno di alzarmi dalla scrivania per un bel po’.
  48. Come si relaziona con i personaggi che non le piacciono? Li uccido (ride).
  49. Appena finito un libro, Gabriel García Márquez giocava a carte con gli amici. E lei? Stappo la bottiglia di vino più costoso che trovo in casa.
  50. Italiano, spero... Ovvio (sogghigna). Magari un Barbaresco.
  51. Incontrare i lettori le ha dato modo di capire cosa amano dei suoi romanzi? Qualcuno mi ha detto che durante la lettura si sente su un tappeto volante, di cui io sono il pilota.
  52. L’80% dei lettori, oggi, sono donne: perché gli uomini leggono meno? Le donne hanno più immaginazione. Credo che traggano dalla lettura un piacere maggiore che le spinge a continuare. Mia madre era un’appassionata lettrice, mentre mio padre non leggeva mai libri, nemmeno i miei. Mi diceva “Bravo!”, era orgoglioso. Ma li tirava fuori solo per mostrare la dedica agli amici.
  53. Quante persone la aiutano a lavorare? Tre, i miei coautori.
  54. Carino da parte sua mettere il loro nome in copertina. Non mi va di fingere che non esistano, come fanno tanti altri.
  55. Un suo collega scrive solo la sinossi, la passa ai ghost writer, revisiona e manda in stampa. (In coro, lui e la moglie) James Patterson!
  56. Non volevo dirlo... Non è un segreto. Il suo laboratorio è come un’aula scolastica, con la gente che scrive ai banchi e lui che passa in mezzo dando indicazioni.
  57. Non sarebbe più comodo? Sono uno scrittore, non il manager di un’azienda commerciale.
  58. Lei legge molto? Ultimamente sento la vita accelerare, ma quando ho tempo leggo biografie di esploratori e di persone interessanti, e della buona fiction.
  59. Rilegge mai i suoi romanzi? Devo farlo. Alcuni risalgono a decenni fa, non posso rischiare che i giornalisti ricordino la trama meglio di me. E devo ripassare le biografie dei personaggi.
  60. Come giudica i primi che ha scritto? Con occhio critico. Oscillo tra “Wow! L’ho scritto davvero io?” E “Bleah! Ho scritto io questa porcheria?”.
  61. Il suo preferito? Il primo, Il destino del leone.
  62. E quello che tutti dovrebbero leggere? Il primo, Il destino del leone (ride).
  63. Le sembra che il suo stile sia cambiato da allora? Poco. La lingua inglese è bella di suo e mi piace usarla come ho iniziato.
  64. Perché gli italiani sono i suoi lettori più affezionati? Perché siete persone intelligenti.
  65. Ah, grazie! La riconoscono nelle strade? Solo nei posti che frequento spesso. A Londra c’è un ristorante italiano dove il proprietario urla: “Wilbur!” Appena entro, e mi notano tutti.
  66. La gente comune le interessa? Mi incuriosiscono di più le persone di successo.
  67. La storia contemporanea la ispira? Non molto. Seguo i notiziari con distacco.
  68. L’Isis non la spaventa? Non qui e ora. Se mi trovassi più vicino al pericolo sarei terrorizzato.
  69. Cosa non scorda mai, in valigia? Lo spazzolino da denti.
  70. Lei ha case ovunque ma non in Italia. Villa Oleandra di Clooney è in vendita... Se compro un’altra casa mia moglie mi lascia. Dice che gestirne tre è già abbastanza faticoso.
  71. Si sente più a casa quando è in Africa, o a Londra? In entrambe. Io e mia moglie seguiamo l’estate come le rondini.
  72. Dica la verità: sua moglie è un elisir di lunga vita. Riesce a farmi sentire giovane.
  73. Se fosse una donna a sposare un uomo di 39 anni più giovane? Chi glielo impedisce?
  74. Be’, si dice in giro che lei sia un grandissimo maschilista... Forse lo ero da giovane. Poi ho capito come si devono trattare le donne e sono cambiato. Lo giuro.
  75. Il leone d’oro inizia col personaggio detto “l’Avvoltoio” che ha perso un braccio, un occhio ed è sfigurato. Ma lei scrive che la cosa peggiore è aver perso gli attributi virili. Per un uomo il pene conta davvero così tanto? (La moglie scoppia a ridere) Be’, non è che gli fosse rimasto molto, poveretto!
  76. Lei si è sposato quattro volte: non riesce proprio a restare single? Due delle mie mogli sono morte. Una è ancora viva, ma mi odia. Una è viva e mi ama, ed è qui con me.
  77. È vero che una delle sue mogli la chiamava “inetto”? Sì, quella ancora viva che mi odia.
  78. Visto il suo successo, si è mai scusata? Mai. Ultimamente ha pure rincarato la dose.
  79. Quanto conta la famiglia per uno scrittore di successo? Da uno a dieci, direi cinque.
  80. Lei non è in buoni rapporti anche con i suoi figli. E se uno di loro fosse scrittore? Non credo che migliorerebbe molto le cose. Quando ci sono in ballo troppi soldi è facile che i rapporti si guastino.
  81. Si dice che non ami scavare nei suoi sentimenti, quando scrive. Non mi interessa fare romanzi di introspezione.
  82. Ma nei suoi libri lei sarà nascosto da qualche parte... Sì, nella personalità degli eroi.
  83. Un duro come lei soffre quando perde l’amore? No. Smetto di interessarmi subito di chi non mi vuole più bene.
  84. Un incubo ricorrente ce l’ha? La notte dormo benissimo.
  85. Qual è la peggiore offesa mai subita? Nessuno è ancora riuscito a offendermi tanto da essere degno di menzione.
  86. Cosa cancellerebbe dalla sua biografia? Nulla.
  87. Non ci credo. Perché? Tutto quello che mi è successo ha contribuito a fare di me quello che sono, in bene e in male.
  88. Lei è ostinatamente ottimista! Penso sempre che qualunque pietanza mi verrà servita in tavola sarà comunque buona.
  89. Sarà mica che i soldi rendono felici? Alleviano il dolore, ma non comprano la felicità.
  90. Una certa differenza la faranno... I soldi mi hanno permesso di comprare le cose che mi piacciono e mi hanno concesso la libertà totale. Poi, come si dice, meglio piangere in una villa che in una catapecchia.
  91. Però, una ricerca dice che quello dello scrittore è il lavoro meno stressante del mondo... È vero, perché puoi liberarti dello stress passandolo ai personaggi.
  92. Lei era un cacciatore: mai boicottato dagli animalisti? Ai tempi, in Africa, la caccia non era uno sport, ma una questione di difesa, o di rimediare la cena.
  93. È vero che aveva studiato per fare il contabile? Vero. Chi immaginava che con i libri sarebbe andata così bene?
  94. Però le sarà servito per investire bene i suoi, di guadagni... Ovviamente.
  95. Allora mi consigli un investimento per fare un po’ di soldi. Non esiste un modo sicuro per fare i soldi, non c’è una ricetta universale.
  96. Su, non mi tolga ogni speranza! Dopo l’intervista posso metterla in guardia su dove non investire in questo momento. Ma tenga presente che bisogna anche essere disposti a perdere la cifra che si investe.
  97. Chi deve ringraziare per il suo successo, oltre se stesso? Ancora i miei genitori.
  98. Ci sarà stato un incontro che le ha cambiato la vita! Sì, quello con mia moglie Niso.
  99. Cosa auspica per la sua tormentata Africa? Che trovi da sé i modi per cavarsela e migliorare il tenore di vita della popolazione, senza bisogno di carità.
  100. C’è qualcosa che la gente non sa di lei e che vuole fargli scoprire, prima di salutarci? Non immaginate quanto io sia bello dentro.