Charlotte Gainsbourg è fedele e crede nell’amicizia. Charlotte non poteva dire no all’amico Nicolas Ghesquière, al debutto con un profumo che ha la missione di diventare un classico futuro, Balenciaga Paris (sottotitolo: 10, avenue George V, storico indirizzo della maison). Lei non si è sottratta e, da persona riservata qual è, sta vivendo un periodo di sovraesposizione mediatica.

Questione di coincidenze: è da poco uscito il disco IRM realizzato con il musicista californiano Beck che porterà in concerto. La critica applaude: ha visto il suo sganciamento dallo stile di casa, i mitici sussurri dei genitori. E con l’uscita del biopic Serge Gainsbourg, vie heroïque stoicamente si sottopone anche alle infinite domande sudi loro (tutti colpevoli, ci scusiamo), anche se è un’attrice di qualità affermata, 38 film in 38 anni, due bambini (Ben e Alice) e un marito (l’attore-regista Yvan Attal). Con lui spera di girare un film questa primavera, mentre in Francia arriverà The Tree, una storia drammatica, ambientata in Australia. Charlotte è una donna che misura le parole, ma è generosa più di quanto uno si aspetti. E, di persona, è molto più bella di quanto lei non creda.

Ha dichiarato di non aver mai messo un profumo e adesso si trova addirittura a impersonarne uno? Amo la sorpresa. Non ne ho mai messo uno prima, è vero, ma questo è diverso. Mi piace il suo odore e non mi sarei mai aspettata che Nicolas facesse qualcosa di così femminile e buono. Non sapevo molto di come venissero fatti i profumi: sento delle note legnose che mi dicono diano profondità, sono molto interessanti e poi percepisco del cipriato che mi ricorda qualcosa del passato e mi rende nostalgica, mi piace.

Ma lo metterà davvero? Devo viverlo un po’. Per me è una scoperta e devo renderlo mio. Ma lo farò. Mi fa sentire attraente e questo è già buono. Una bella sensazione.

Quali sono gli odori che ama e quelli che non sopporta sulle persone? Ho capito che sono quelli dell’infanzia. E in genere sono bei ricordi, come il borotalco dei bambini. Ma c’era anche una crema orribile che usavo sui miei figli, e a volte su di me, che sapeva di olio di pesce. E poi ci sono gli odori delle case. Come quella di mia nonna a Londra, ma anche quella dell’altra nonna a Parigi. Quella di mio padre aveva un odore molto, molto forte. I capelli di mio zio avevano un odore strano. Lo stesso di mio padre, ma lui usava anche un profumo e fumava molto. Amo ancora la scia delle Gitanes, così particolare e diversa dalle altre sigarette bionde.

Torniamo al suo amico Nicolas Guesquière. Qual è il tratto che preferisce di lui? Il suo talento, la visione, il rigore. Ha una sua integrità e a compromessi, ma come persona è molto dolce.

Perché le attrici sentono il bisogno di prestare la loro immagine a un profumo? Non so. Io non potrei chiedere di meglio perché unisce un’amicizia decennale a qualcosa che voglio fare nel più spontaneo e nel più sincero dei modi. Mi dà la libertà completa di essere me stessa e non credo potrei farlo per nessun’altra fragranza.

Lei viene da una famiglia di persone che osano. Qual è la cosa più audace che ha fatto nella vita? Se penso al lavoro, devo citare Antichrist, il mio ultimo film con Lars von Trier (ha vinto il premio come miglior attrice protagonista a Cannes nel 2009, ndr.). Nella vita sono una che osa. L’ho fatto con mio padre, ma era una sfida e una provocazione. Be’, non crede che vivere con lo stesso uomo per oltre 18 anni sia molto audace?

Provocazione è un’altra parola legata al suo clan. Ha mai sentito il bisogno di una vita più normale, borghese? Borghese no, ma certamente più seria, discreta e calma. Quando ho iniziato a fare cinema avevo 12 anni e a 14 dovevo fare promozione, lo odiavo. Amavo i film, ma non capivo perché dovessi venderli quindi volevo diventare invisibile. Poi gradualmente ho apprezzato il fatto di avere una doppia vita, molto tranquilla a casa, con delle occasioni pubbliche speciali.

Sua madre, Jane Birkin, è un’icona che sembra accettare il passare del tempo senza drammi. Condivide con lei la naturalezza? Sì, come lei coltivo l’idea di una bellezza naturale, ma credo derivi anche dal fatto che ha vissuto gli anni 60. Si truccava molto e si vestiva seguendo quella moda. Poi è cambiata completamente: niente makeup, jeans e t-shirt e io la ricordo così, durante la mia infanzia. Quindi per me è stato difficile truccarmi e sperimentare abiti diversi. All’inizio pensavo di dover essere soltanto acqua e sapone. Ma rimpiango non aver potuto scoprire la mia faccia attraverso il trucco, per una ragazza è un modo per conoscersi. Analizzando il tuo viso, ti guardi in modo diverso. Mi dispiace perché ora sto facendo quello che avrei dovuto fare a 20 anni. Lo scopro ora, un po’ in ritardo.

Lei è riconosciuta per la sua bellezza dai canoni moderni. Come la vive? Non mi guardo e penso che sono bella. Non sono d’accordo. Mi sono vergognata a lungo del mio aspetto, ora ho accettato di non piacermi, ma per molto tempo è stata una battaglia. Facevo confronti con mia nonna, mia mamma, l’altra moglie di mio padre. Ero circondata da donne bellissime ed era molto difficile per me stare bene nella mia pelle.

Non la conforta leggere che gli altri la considerano bella? Comunque ho difficoltà ad apprezzare me stessa.

L’età l’avrà aiutata, non succede sempre così? A volte quando guardo le vecchie foto penso che ero okay, ma allora perché mi sentivo così? Difficile da spiegare. C’è voluta una decade per guardarmi come ero dieci anni prima...

E tra dieci dovrà fronteggiare l’età. Molte sue colleghe risolvono il problema con Botox e chirurgia... È qualcosa che tutti dobbiamo affrontare ed è difficile. Non è che ci faccia piacere, ovvio. Essere in grado di vivere la tua età ed essere felice è una bella filosofia. Magari finirò anche io a ricorrere alla chirurgia, ma spero proprio di no. E poi oggi vedi gente giovane che si rifà e sembra che tutti stiano facendo gli stessi errori.

E nei film come si sente? Amo dimenticarmi di me stessa. Ci sono così tante persone che ti guardano, è grandioso riuscire a concentrarti su altre cose. Non ho problemi ad apparire brutta e senza trucco, o dopo un pianto, è importante trasmettere l’emozione forte. Ma poi è anche bello fare un altro film in cui reciti una parte molto glamorous!

Lei è francese e inglese, che ruolo giocano in lei queste due culture? È un mix. Sono nata a Londra, ma il mio inglese non viene naturalmente (ha un accento perfetto, ndr.). Ho dovuto studiarlo, per lavoro. Ho l’impressione che la cultura anglosassone non mi appartenga, ma faccio finta che sia mia. In realtà mi sento veramente francese.

Però canta in inglese. Il suo ultimo album, Irm, è stato giudicato il migliore che abbia mai fatto. È stata un’esperienza folle, ma è vero che ha una sua importanza. Il titolo (risonanza magnetica, che l’attrice conosce bene dopo l’incidente subito nel 2007, ndr.) significa che sto bene, tutto va veramente bene. Un album diventa un’espressione personale, molto più di un film, perché viene proprio da te. Anche se Beck ha scritto le parole è come se mi avesse guardato le labbra, le parole che sarebbero uscite da me. Ci siamo scelti. Sapevo che lui era giusto per me, ma non l’ho chiamato io. L’ha cercato la casa discografica e tutto è diventato professionale. Ma volevo lavorare con lui, ed è successo. Proverò a promuovere l’album e a fare concerti, l’ultima volta non mi sono sentita abbastanza sicura, ora Beck ha messo insieme un gruppo e ha organizzato il resto, quindi mi sento a posto anche se tutto è una scoperta. Sono molto grata. Cantare è una nuova esperienza con il piacere che ne deriva. Ed è tutto molto eccitante, è una prima volta.

Ha iniziato a recitare molto presto. Ci sono momenti in cui realtà e finzione si incontrano? Usa qualche trucco del mestiere anche nella vita? Usi la tua vita perché sei un’emozione animata, ma quello che ti succede non credo si mischi alla tua esperienza professionale. Per essere un’attrice in realtà devi dimenticare, devi sentirti su un altro pianeta.

Nel lavoro, vedi Antichrist, ha spinto delle barriere, ci sono delle situazioni che non potrebbe mai accettare? Credo di avere dei limiti. C’era una scena che Von Triars mi ha chiesto di fare, non era pianificata e ci ho provato. Non mi sentivo a posto e quindi ho rifiutato. Ma non riesco a definire questa sensazione. Non posso sentirmi forzata, ma sono anche sicura che le mie barriere cambino da un giorno con l’altro.

Lei è nata famosa. Come è riuscita a proteggersi? Ghesquière dice che si è mantenuta innocente nonostante tutto. Dovevamo essere discreti. Proprio perché i miei genitori amavano essere esposti ai media, esibirsi. Gli anni 70 sono stati un periodo felice, si divertivano, ma quando si sono lasciati mia madre doveva respingere i paparazzi, improvvisamente tutto si è trasformato in un incubo. Crescendo, quindi, avevo un’idea precisa di quello che non volevo. Non voglio che si sappia troppo della mia vita privata, dei bambini. Oggi tutto è più facile, non sento l’intrusione della gente nella mia vita e riesco a parlare del mio partner perché siamo insieme da oltre 18 anni e non penso sia una violazione. Naturalmente ci sono dei limiti invalicabili. Ma nessuno ci disturba.

Riesce ad assaporare la normalità? Porto i miei bambini a scuola. Faccio la spesa e ho una vita tranquilla in una bella zona di Parigi. È esattamente come desideravo.

Lei è una donna privilegiata, cerca di restituire, in qualche modo? Ho sempre voluto fare qualcosa e mi sento in colpa.Devolvo dei soldi ad alcune associazioni, ma è troppo facile firmare un assegno. Ora sento di essere sufficientemente matura, ma è ancora difficile trovare la direzione, quella in cui potrei essere più utile e spesso penso sia più facile per una cantante: fai un concerto, mandi i soldi a un’associazione e sai che è la cosa giusta. Per un’attrice è diverso. Alcuni lo fanno in modo meraviglioso, ma io io non riesco ad appiccicare la mia faccia a un progetto in cui non credo fino in fondo. Ho mia madre come modello, lei è così generosa. Ed è serissima, qualsiasi causa decida di abbracciare e a cui si dedica con passione. È un tratto inglese, probabilmente. Io mi vergogno a sbandierare e ad asserire il mio pensiero. Ma verrà il tempo in cui dovrò farlo.

Immagino sia stanca di sentirsi fare domande sulla sua famiglia. È la ragione per cui ho ancora la testa di una quindicenne! È costante da quando avevo 14 anni. Ma credo anche sia normale, vista la storia dei miei genitori. E anche se è naturale, per decenni ho rimosso queste richieste perché non avevo voglia di parlarne, mi sentivo violata nei miei segreti, nella mia intimità. Ma oggi sono molto orgogliosa di essere loro figlia.

È anche il modo per tenere viva la memoria di suo padre? No, lui vive nei miei occhi e non ho bisogno di parlarne. Ma è bello sapere che la gente lo ha amato. Questo non cambierà mai.