Audrey o Marilyn? Bruna o bionda? Diavolo o acquasanta, bianco o nero, il giorno o la notte? Se qualcuno si chiede se un uomo possa prendersi una cotta per entrambe la risposta è sì, e contemporaneamente, per ovvie ragioni di complementarietà.

Ladies and gentlemen, ecco a voi gli antipodi più desiderabili di Hollywood: Natalie Portman, delicata ed elegante, una bellezza in miniatura sottile ed efebica; Scarlett Johansson, sensuale, prorompente, eccessiva con le sue labbra carnose e le curve da pin up. E poiché il fuori e il dentro, come si dice, fanno pendant, la prima è riservata, cerebrale, intellettuale, timida, la seconda un ciclone, sicura di sé, aggressiva, sfrontata, caustica. Una è laureata ad Harvard, l’altra ha finito a stento il liceo. La Portman, vegetariana da quando aveva 8 anni, da poco mangia solo asceticamente vegano, la Johansson divora hamburger e carni di ogni tipo.

Ma, chi l’avrebbe mai detto, hanno molto in comune, vanno d’accordo, anzi sono diventate quasi sorelle. Il fatto che abbiano appena girato un film in cui sorelle lo sono per copione, non è una prova a favore, anzi: non avevano fatto in tempo a mettere piede sul set, che già si sprecavano i gossip su chi avrebbe aggredito prima l’altra alla gola. Anche perché le parti suggerivano l’odio più che l’amore fraterno: L’altra donna del re, ambientato fra gli intrighi della corte di Enrico VIII (Eric Bana) racconta la storia della tristemente nota Anna Bolena e della molto meno conosciuta Mary, sorellina minore. Del loro complicato menage a tre con il sovrano.

Una relazione di cui in realtà si sa pochissimo (soltanto che Mary ebbe uno o forse due figli da Enrico): a ricostruirla, aiutandosi con generose dosi di fantasia, è stata Philippa Gregory nel suo romanzo, bestseller in Gran Bretagna, The Other Boleyn Girl. Ispirandosi al libro, il film mostra Anne (Portman) ambiziosa e spregiudicata, e Mary (Johansson), molto più timida e tranquilla, spinte tra le braccia del re dal padre e da uno zio, come semplici strumenti per ottenere favori e privilegi.

All’inizio la più adatta per temperamento sarebbe la maggiore, ma il sovrano preferisce posare gli occhi su Mary, nonostante sia già sposata. La porta a corte, la rende la sua amante, sembra un grande amore. Basta però che lei resti bloccata a letto per una gravidanza difficile, che lui riscopre le doti pungenti e intriganti di Anne: così feroce e arrivista da accettare un anello di fidanzamento mentre la sorella urla per i dolori del parto. Non gli concede le sue grazie finché non lo spinge al divorzio e poi allo scisma con la Chiesa Cattolica per arrivare al trono. Il triangolo va avanti a colpi bassi, menzogne reciproche, tradimenti, fino all’epilogo drammatico, l’esecuzione di Mary.

Drammone in costume, sontuoso e anche un po’ scolastico, diretto dal regista esordiente Justin Chadwick (che ha però dietro le spalle una solida esperienza televisiva con la Bbc), il film si regge soprattutto sulla curiosità di vedere lo scontro-incontro diretto tra due delle più giovani e brave star del panorama cinematografico americano.

Rivali sulla scena, dovrebbero essere in continua competizione, ma a guardarle ora, cheek to cheek allo stesso tavolo per le interviste, sembrano smentire tutti i pettegolezzi dei mesi scorsi: non tanto per gli sperticati elogi reciproci d’ufficio, ma per la complicità dei gesti, il modo in cui si scambiano occhiate a ogni domanda, finiscono una la frase dell’altra, ridacchiano all’unisono, si parlano all’orecchio. Altro che sintonia, è comunione, raggiunta grazie a un libro che, come dice la Portman, «si occupa di storia passando per il porno». E soprattutto a un sottile (ma neanche tanto) piacere di stupire chi sta intorno.

Sull’assegnazione dei due ruoli, che a tutti sembra contraria alle aspettative, lo dicono in coro, non ci sono mai state discussioni: «Quando sono stata coinvolta nel progetto, Natalie era già a bordo come Anne, quindi… Nessun problema, sono un’attrice, avrei potuto interpretare entrambi i personaggi - dice decisa Scarlett - le categorizzazioni non le capisco».

«Giusto, ma a tutti sembrava ovvio che io fossi Mary - fa eco Natalie - ho fatto tanti ruoli di bella e buona, e anche fuori passo sempre per la brava ragazza, quella studiosa, intelligente e pure conservatrice. Forse è anche vero, ma quasi mi annoio io stessa quando mi rivedo. Tu invece sei quella sexy, la platinata».

«Sì, dillo pure, io sono la puttana, quella di facili costumi!».

E giù una risata fragorosa.

Quello che hanno cercato di fare entrambe è di scavare nelle due sorelle, andando oltre la superficie: «Sulla pagina tutto era semplice, quasi piatto. Anne era l’ambiziosa e la cattiva, ma Natalie è riuscita a darle un’umanità e anche a mostrare alcune sue vulnerabilità. E io ho cercato di far passare tra le righe anche la gelosia di Mary, il suo essere sotto sotto contenta dell’attenzione del re».

«Era la sfida vera per entrambe, superare l’interpretazione facile e ovvia. Ci siamo sforzate di trovare anche l’invidia, la paura e la rabbia in Mary, e il lato gentile e simpatetico in Anne».

Il mostrarsi crudeli una verso l’altra non è stato un problema: «Forse proprio perché ci trovavamo così bene nella vita, era eccitante giocare a tirar fuori sul set quella tensione - continua Natalie - che in parte deriva anche dall’amore: la persona che ami e ammiri di più, può anche essere la persona che più ti intimidisce, che diventa la tua peggiore rivale. Il fatto che fossimo così vicine mentre giravamo, ci ha permesso di liberare la cattiveria nascosta».

Se la Portman, cerebrale, articola con più facilità le proprie riflessioni, l’amica compensa con l’istinto e l’azione. “Nat” confessa di essere «vulnerabile alle tentazioni del successo», ma anche «timida in modo eccessivo». E Scarlett le fa quasi da angelo protettore: «Sul set non osava neppure lamentarsi, se non sussurrando di nascosto nelle mie orecchie che il corpetto dell’abito era troppo stretto. Toccava a me urlare come un’aquila “ehi, emergenza, Natalie sta soffocando per colpa della zip!”».

«Lo so, la mia tendenza a evitare, svicolare, è un po’ eccessiva. Provo sempre a mediare, ho paura di confrontarmi e questo mi rende fin troppo cauta e difficile nelle scelte. Voglio essere sicura di trovarmi d’accordo col regista prima di cominciare a impegnarmi, perché so che dopo non oserei discutere. Come attore devi rispettare la tua posizione, e sapere che sei solo l’interprete della visione di qualcun altro».

Anche Scarlett sul lavoro è disciplinata e serissima, ma la sua esuberanza è così travolgente da aver sconvolto i set di un mostro di pignoleria e rigore come Woody Allen: che si è innamorato di lei al punto da usarla in tre film quasi consecutivi (Match Point, Scoop e Vicky Cristina Barcelona, di prossima uscita, storia di un quadrangolo sentimentale tra due turiste americane e una coppia di fidanzati spagnoli, Javier Bardem e Penelope Cruz). Prima di L’altra donna del re le due non si conoscevano, si erano solo incrociate a qualche party o premiazione.

Eppure c’è qualcosa che le ha legate a distanza, in passato: il film di Robert Redford, L’uomo che sussurrava ai cavalli, che la Portman aveva rifiutato, offrendo a Scarlett il suo primo vero exploit: «In effetti non ci avevo mai pensato, grazie tante Nat, è stata la cosa migliore che mi sia successa nella vita, che tu abbia declinato».

Se si guarda indietro, le loro carriere hanno corso quasi parallele: entrambe debuttanti in tenera età (la bionda a 10 anni in Genitori cercasi di Rob Reiner, la bruna a 12, come coprotagonista di Leon di Luc Besson), hanno interpretato spesso ruoli più maturi, e soprattutto hanno saltato a pie’ pari le parti da teenager prevedibili e stereotipate. «Non mi vedrete mai in un film horror, stile Jennifer Love Hewitt»: lo diceva Natalie sdegnosamente a 16 anni. «Non devo mantenere una famiglia, quindi... No grazie»: era l’eco, più o meno alla stessa età, di Scarlett.

Tutte e due hanno evitato di bruciarsi con vite spericolate, come capita spesso alle star precoci. Hanno invece lavorato caparbiamente, accumulando anno dopo anno conoscenze preziose. Probabilmente proprio questa è la cosa che le fa sentire tanto vicine: «Non ho mai avuto un’amica che abbia già provato e sperimentato tutto quello che ho vissuto - conferma la Johansson - A volte su un set mi guardo intorno e mi rendo conto di essere quella con più esperienza di tutti, compreso il regista. Penso che Natalie provi esattamente la stessa sensazione».

Altra cosa che le accomuna è l’impegno: la Johansson, in modo più diretto e politico, aveva appoggiato Kerry nella scorsa campagna per la presidenza e oggi è apertamente schierata con Obama. Più orientata al sociale e all’ambiente Natalie, animalista ed ecologista, che collabora con la Finca, un’organizzazione che fa microfinanziamenti alle donne nei paesi poveri, viaggiando spesso come loro ambasciatrice; e l’anno scorso è stata anche in Rwanda per Discovery Channel, a girare un documentario sui gorilla, specie in via di estinzione.

«C’è chi pensa - dice ora - che gli attori non dovrebbero farsi coinvolgere in attività pubbliche: se non sei informato su un tema, allora è meglio che non ne parli. Ma se invece lo conosci, allora non vedo nessun conflitto tra la tua professione e qualsiasi altro impegno tu voglia prendere». Scarlett è d’accordo: sapeva cantare, ha inciso un disco (semplice, no?) già applaudito dalla critica prima ancora di essere pubblicato (Anywhere I Lay My Head, Rhino/Warner, uscirà il 20 maggio, è una raccolta di canzoni di Tom Waits rivedute e reinterpretate, con l’aggiunta di un brano originale e un super ospite come David Bowie).

Dal punto di vista personale, tutte e due lottano per mantenere privata la loro vita. Natalie non ha mai voluto usare neppure il suo nome vero (ma Hershlag, quello paterno, israeliano, ottimo per mimetizzarsi quando vuole staccare) ed evita qualsiasi conferma o smentita rispetto ai partner che le vengono attribuiti (Gael Garcia Bernal, Luke Wilson, Jake Gyllenhaal, e attualmente l’ex modello, ora designer, Nathan Bogle). «Far coppia con un altro attore è difficile - commenta in modo neutro - Raddoppi l’interesse della stampa e quando finisce sei costretta a vedere la sua faccia ovunque, a sentire le notizie sulle sue nuove relazioni. Non è affatto divertente».

Scarlett ha una più chiara fama da mangiauomini, all’inizio parlava apertamente di cotte e passioni, ma dopo i gossip su un suo incontro ravvicinato in ascensore con Benicio Del Toro, e sulla fine non piacevole del suo amore con Josh Hartnett sbandierata ovunque, è diventata molto cauta: tanto da continuare a negare tenacemente il fidanzamento ufficiale con Ryan Reynolds, suo boyfriend in carica. Ma intanto lui si è trasferito con tutti i bagagli nella sua casa di Los Angeles.