Chi non ha ben presente gli anni 80 potrebbe fare un po’ fatica a capire il fenomeno Philippe Starck. Anni in cui gente come Giorgio Armani e Armando Testa, Oliviero Toscani ed Elio Fiorucci si accollarono l’ingrato compito di dare un senso alla confusione generale lasciata dalla fine delle ideologie. Di acqua ne è passata sotto i ponti, ma non è stato facile, per chi allora assurse al ruolo di Creativo Onnisciente, abituarsi a un mondo in cui la gente si cerca le verità su Wikipedia e la fama su YouTube. Lui almeno, inventore di icone come lo spremiagrumi a forma di ragno, il tavolino a nanetto e gli alberghi all-design (vedi gli ultimi esclusivissimi SLS Hotel), ad adeguarsi ai tempi ci ha provato: dichiarando che tutta la mole di oggetti disegnati fino a oggi non è che inutile paccottiglia, che il design è morto e che si sarebbe presto ritirato. Per ricomparire con una creazione etico-chic che potrebbe salvare il pianeta: un mulino a vento in plexigass in grado di produrre dal 20 al 60% dell’energia necessaria a una famiglia. Perciò, quando mi comunica che la mia intervista ha deciso di farsela da solo, cerco di non prenderla sul personale. Seduta in punta di divanetto, mentre ascolto la sua voce un po’ affaticata sillabare sia le mie domande scritte sul taccuino sia le sue risposte penso: non è colpa sua, è colpa degli anni 80.

  1. Cosa la rende felice? Il futuro.
  2. Qual è il segreto per far felici gli altri? Amarli.
  3. Il suo primo giocattolo? Mia madre.
  4. Il suo giocattolo preferito, oggi? Mia moglie.
  5. Cosa voleva fare quando era bambino? Nulla.
  6. Cos’è una “smart tribe”? Sono persone che usano i miei prodotti e apprezzano i miei progetti.
  7. La parte migliore del suo lavoro? La prossima.
  8. E la peggiore? Quella passata.
  9. Il suo cocktail preferito? Sudore e champagne.
  10. Tre cose che trova seducenti in un oggetto? La visibilità, la sparizione, il suicidio.
  11. E in un uomo? La parte femminile.
  12. In una donna? L’intelligenza (infatti sua moglie è bellissima, è alta 1,80 e ha 30 anni meno di lui, ndr).
  13. È un seduttore? Non ho il software.
  14. Quand’era un ragazzo che armi aveva per sedurre? Ero un ragazzo tristemente invisibile per le donne.
  15. E ora? Per fortuna non devo più sedurre, ma solo darmi da fare per meritarmi l’amore di mia moglie.
  16. Armi per sedurre un cliente? Spiegare perché un progetto merita di esistere.
  17. È più difficile sedurre una donna o un cliente? Entrambe le cose hanno a che vedere con il sesso.
  18. Qualcosa di folle che ha fatto per amore? Essere abbastanza folle da farmi amare da quella persona.
  19. E nel lavoro? Nel lavoro nulla è abbastanza folle.
  20. Luoghi di seduzione preferiti a New York? Il mio letto.
  21. Luoghi di seduzione preferiti a Parigi. Il mio letto.
  22. Da cosa si fa sedurre? Da un lampo di vita difficile.
  23. Le tre parole più seducenti nel design? No, no e no.
  24. La seduzione è inganno? Se lo è non c’è futuro.
  25. Il design è necessario? No.
  26. È sincero in amore? Spero di sì.
  27. E nel design? È un dovere.
  28. Cosa amano le donne in lei? Qualcun altro.
  29. Cosa è più importante in una donna: glamour, ironia, bellezza? Il cervello.
  30. Il design fa sembrare le cose migliori di ciò che sono? Purtroppo sì.
  31. Qual è il nesso tra queste due parole: design/desiderio? La stupidità.
  32. Qualcosa che ha sempre voluto e mai ottenuto. La serenità.
  33. Il suo oggetto culto nella storia del design? Nessuno.
  34. I suoi oggetti preferiti di non-design? Tutti.
  35. Compra mai mobili economici? A volte.
  36. Cosa rende sexy un oggetto? La persona che ci è seduta sopra. (NB: il commento, ahimé, non è rivolto a me ma a Jasmine Abdellatif, la sua quarta moglie che gli siede accanto).
  37. Il design è solo per i ricchi? Lo era prima di me.
  38. È un idealista o un cinico? Idealista utopista fanatico naïf.
  39. Qual è l’oggetto più sexy che ha disegnato? Il sesso è ovunque.
  40. E il più etico? Il nuovo “personal invisible windmill” (il mulino personale di cui sopra, ndr).
  41. Un posto dove andare a Milano con chi ama. Il Girarrosto.
  42. Quale dei suoi oggetti distruggerebbe? Tutti, e senza pietà.
  43. È più difficile disegnare una forchetta o un edificio? Ovviamente, una forchetta.
  44. Si definirebbe un designer femminista? Non sono femminista: sono una donna, come d’altronde tutti gli uomini.
  45. Tre oggetti di design di genere femminile. Purtroppo sul mercato non ce ne sono neanche tre.
  46. Tre oggetti di design di genere maschile. Tutti, purtroppo.
  47. Quale città è più sexy: Parigi o New York? Venezia.
  48. Qual è il suo edificio più di successo? La mia casa prefabbricata ordinabile per posta.
  49. E tra gli oggetti? Il mio cibo organico.
  50. Qual è il miglior commento ricevuto sul suo lavoro? «Grazie».
  51. E il peggiore? «Adoro quello che fa».
  52. Cosa c’è di sbagliato nel design di oggi? La confusione con la moda e i design victim.
  53. È un designer per ricchi? Io faccio sogni per tutti con lo stesso rispetto.
  54. Come si definirebbe rispetto al mondo del design? Da qualche altra parte.
  55. Qual è il suo oggetto più controverso? Non lo so e non mi interessa.
  56. E l’edificio? Idem.
  57. C’è un oggetto che non le è stato permesso di produrre? Ci ho messo vent’anni per riuscire a uccidere il prezzo del design.
  58. Ricorda il primo oggetto che ha disegnato? Una camera di tortura per la mia insegnante.
  59. Le piace la moda? No.
  60. Cosa indossa in genere? Abbigliamento da moto.
  61. Cos’è il lusso per lei? La qualità, e l’eleganza dell’intelligenza.
  62. Qualcosa che fa per viziarsi? Non ne ho il software.
  63. Qualcosa che non ha il tempo di fare? An-darmene.
  64. Quanti aerei prende alla settimana ? Sette come minimo (in realtà sempre lo stesso: il suo aereo privato, ndr).
  65. Amore, lavoro, piacere, amici: cosa è più importante? L’amore.
  66. Una cosa che farà nelle prossime 24 ore. Perdere peso.
  67. E nei prossimi 12 mesi? Provare a perdere peso.
  68. Quanti assistenti ha? Nessun assistente, solo amici.
  69. Quante case? Troppe.
  70. Quante macchine? Nella spazzatura.
  71. Quanti orologi? Il mio.
  72. Cucina? Non bene, però mi diverto.
  73. L’icona più Stark. La poesia.
  74. Un regalo che vorrebbe? Amore e ingenuità.
  75. Il prossimo grande progetto? Il prossimo.
  76. La prossima utopia? La prossima.
  77. Cos’ha a che fare il design con l’utopia? Non c’è design senza utopia.
  78. Obama o Hillary? Chiunque purché non Bush.
  79. Carla o Cécilia? Tutte e due.
  80. Larry Gagosian o Francois Pinault? Per cosa?
  81. Damien Hirst o Julian Schnabel? Non compro più arte: preferisco dare i soldi in beneficenza.
  82. Colleziona arte? Non più.
  83. Colleziona qualcos’altro? Sogni.
  84. Un sacco di soldi o l’immortalità? Non so cosa siano i soldi, e non sono mai stato vivo.
  85. Chi vorrebbe intervistare? Me stesso: sono troppo divertente.
  86. Le sue pop star preferite? Tutte.
  87. Attori preferiti? Nessuno.
  88. Ultimo film visto? L’esquive (La schivata).
  89. Ultimo libro letto? Uno di Chuck Palahniuk. È un genio.
  90. Una o due cose per migliorare il pianeta? Combattere la barbarie e ricordarsi perché abbiamo creato la civiltà.
  91. Una o due idee per i prossimi 5 anni? Comprare un elmetto e un kalashnikov.
  92. La cosa migliore dell’ultimo Salone del Mobile? Non ho visto nulla e il design non mi interessa.
  93. Di cosa ha paura? Di me stesso.
  94. Il mondo sta migliorando o no? Nella linea dell’evoluzione ci sono cicli di luce e di buio, di civiltà e barbarie. Noi siamo all’inizio della barbarie.
  95. Ha mai disegnato delle case popolari? No.
  96. Lo farebbe? Volentieri.
  97. Tre consigli per un aspirante designer? Scegliere un altro lavoro. Oggi ci sono priorità ben più urgenti.
  98. La sua prossima vacanza? Un sognatore non ha bisogno di vacanze.
  99. Quante ore dorme? Troppo poche.
  100. Mi faccia una domanda. Abbiamo finito?