La sua vita ce l’ha segnata sul volto, sul corpo e sulla pelle. Eppure Benedetta Barzini, oggi giornalista e docente di storia della moda, ieri top model, resta bellissima. Attraverso il suo viso ha raccontato un’epoca. Ma ha sempre cercato di togliersi di dosso quella sua bellezza un po’ sofisticata e un po’ esotica, che tanto piaceva a Ugo Mulas e Richard Avedon, quasi fosse un peso a tratti insostenibile. «Non ho mai voluto essere amata - spiega - solo perché i miei lineamenti corrispondono ai parametri estetici imposti dalla società». Oggi Benedetta è una delle testimonial della campagna lanciata dalla Fondazione Umberto Veronesi insieme a L’Oréal Paris e Coop per prevenire il melanoma.

Pelle confine dell’anima: cosa racconta la sua pelle?
Tutta la mia storia. Un tragitto faticoso, spesso in salita. Ecco perché non ho mai pensato di modificare ciò che considero la storia della mia esistenza.

La verità è un vezzo o un modo di essere?
La verità è talmente semplice da sembrare spesso inverosimile. Tutto parte da un concetto base: non bisogna travestirsi. E non bisogna pretendere consensi e conferme solo perché il proprio aspetto è omologato al falso mito dell’eterna giovinezza. Noi abbiamo una vita, un corpo e un tempo che ci è stato concesso. E sono dannatamente curiosa di sapere come si modificheranno il mio volto e il mio fisico nel corso degli anni. Triste invece è dover percorrere la strada della finzione. Trovo ridicole quelle donne che alla soglia del settant’anni vanno in palestra, girano con i jeans attillati e portano i boccoli biondi.

La bellezza fa sempre bene all’anima?
La bellezza esteriore non esiste. Esiste solo quella dell’anima. Come esiste l’eleganza del gesto, non solo quella dell’abito. Sono gli interstizi a essere belli, il resto è estetica fine a se stessa.

Perché ha preso parte a questo progetto?
Glielo dico subito: perché lo considero un servizio pubblico. È come un messaggio in una bottiglia lanciata in mare. Prima o poi qualcuno lo raccoglierà, non crede?

Esiste una prevenzione che preserva dalle malattie dell’anima?
Credo ci sia un’educazione al dolore. Viviamo in un mondo in cui si teme qualsiasi forma di sofferenza. Forse l’unica prevenzione è il coraggio di non cedere e di sapere che i tunnel neri vanno sempre attraversati. Guai a pensare che il malessere di cui soffri oggi sia peggiore di quelli passati o più grave di quello di un’altra persona.

Cosa pensa del fotoritocco?
Da un lato c’è la sperimentazione tecnologica che affascina tutti, dall’altro c’è l’ingordigia, che è il vero nemico. Photoshop, come certi interventi chirurgici, può avere un suo senso. Il problema è l’eccesso.

Ha un sogno per questa campagna?
Mi piacerebbe che chi vedesse il progetto dimenticasse di essere davanti a una campagna pubblicitaria, ma vedesse semplicemente il messaggio vero lanciato attraverso l’immagine. Non un’imposizione, ma un amichevole consiglio.

E qual è invece un suo sogno?
Vorrei che le donne si svegliassero e la smettessero di subire. Vorrei che imparassero a guardarsi allo specchio, ma per vedersi davvero e non per vedere come gli altri le vedono.