Avete presente i concetti: «si fanno i compiti prima di giocare», «si ascolta, invece di strillare», «si lavora tutti insieme, senza capricci», insomma gli immancabili moniti che cerchiamo di inculcare a pargoli recalcitranti perché crescano bene? Non disperate, forse è arrivato un aiuto insperato con la pubblicazione in Italia di Le 7 Regole della felicità, bestseller del New York Times scritto da Sean Covey (il cui padre, Stephen R. Covey, sulle regole per il successo ha fondato un impero) e illustrato da Stacey Curtis. Un manuale how to da leggere a ripetizione, come mantra educativo.

Perché grazie alle avventure dei cuccioli delle Sette Querce - Jumper il Coniglio, Lily la Puzzola, Sammy lo Scoiattolino, Pokey il Porcospino... - vengono spiegate con disarmante chiarezza le strategie (dal pianificare al creare liste di priorità, al prendere l’iniziativa) che aiutano tutta la famiglia a vivere meglio. Non ci credete? Ecco la testimonianza di mister Covey in persona.

Perché queste sette regole sono così importanti?
Perché sono basate su principi universali come la responsabilità, l’integrità, il rispetto, la cooperazione creativa. Principi che determinano in gran parte i risultati che otterremo nella vita.

Se dovesse sceglierne una sola, quale sarebbe e perché?
La prima: Sii proattivo. Perché è la più importante ed è la chiave di accesso alle altre. Ti mette alla guida della tua vita e sviluppa i muscoli dell’iniziativa che sono fondamentali per questo percorso di crescita.

Nella sua esperienza, qual è la regola più difficile da far capire ai bambini?
La numero 4: Vinco io - vinci tu. Si basa sul presupposto che il successo di qualcun altro non ti porta via niente. Una cosa complessa da assimilare per un bimbo che ha la tendenza a mettersi in competizione con fratelli e sorelle, più che a essere felice per i loro successi.

Leggendo queste pagine, sembra tutto facile. Nella vita vera un po’ meno. Cosa si può fare quando l’adorata creatura si trasforma nel Diavolo della Tasmania?
In realtà, non c’è proprio niente di facile! Una delle cose che diceva mia madre per preservare la sua salute mentale era: «Passerà anche questo». La chiave è vedere i figli nell’interezza delle loro caratteristiche e potenzialità, non solo in base al loro ultimo (e magari orribile) comportamento.

Qual è l’età giusta per introdurre questi insegnamenti?
Quando cominciano a parlare. A quattro o cinque anni possono già capire questi principi e metterli in pratica.

E come?
Con l’esempio, la maniera migliore. E con le storie, che sono un bel modo di spiegare le cose e collegare i concetti.

La felicità è questione di regole?
Più che altro di abitudini, intese come modalità di comportamento. Ovvio, dipende da quali sono, le abitudini possono essere buone o cattive. Lei racconta che sua figlia, Allie, da piccola era soprannominata “urlo”.

Cosa si può fare in una situazione di questo tipo?
Intanto - più facile a dirsi che a farsi - non reagire alle esplosioni filiali. Mantenere un atteggiamento calmo e paziente e allenarsi, come in un training, riportando questa immagine più volte alla mente. E poi stabilire un sistema di valori familiari con tanto di conseguenze per chi lo infrange.

Come si cresce un bambino felice?
Credo che i bimbi più felici siano quelli che possono imparare ad amare e apprezzare le persone intorno a loro, che mettono il meglio in ciò che fanno. Quelli che possono essere bambini, giocare e divertirsi. Se ripenso alla mia infanzia, queste sono state le cose importanti.

Suo padre ha canonizzato le 7 regole. Lei le ha declinate per i bambini. In più ha 7 figli. Sette è il numero della felicità?
Veramente, ora di figli ne ho 8, 4 maschi e 4 femmine. E mio padre ha anche scritto L’Ottava regola. Pensandoci, anche 8 è un numero molto felice.

Da guru dell’armonia, ci tolga una curiosità: casa sua è un luogo dello spirito, senza ombra di conflitti e grida, o un molto felice campo di battaglia?
Intanto confesso che ogni merito va a mia moglie, totalmente dedicata ai nostri figli. Che abbiamo i problemi di tutti, e che a volte casa nostra e il paradiso sono concetti lontanissimi. Ma ci stiamo lavorando alacremente!