Vive con una “piccola gang”, così chiama la stilista Stella McCartney i suoi Fab4, i figli nati dal matrimonio con Alasdhair Willis: i maschi Miller (9 anni) e Beckett (6 anni) e le femmine Bailey (7 anni) e Reiley (3 anni). Impresa non da poco mettere in campo una famiglia così numerosa, specialmente se nel frattempo si è impegnati a costruire un impero della moda con un twist etico (il suo brand non usa materiali di derivazione animale e l’attenzione all’ambiente è parte di ogni fase produttiva) e uno stile originale.

Sempre in prima fila alle sue sfilate, papà Sir Paul ricorda spesso quella bellissima giacca cucita da Stella a dodici anni e, con una punta di orgoglio, ammette il ribaltamento di celebrità: «Quando una ragazza mi incontra, anziché l’autografo mi chiede di lei. Non è più “una figlia di”. Sono diventato io il papà di Stella».

Intervistiamo la stilista a Milano, durante uno splendido garden party all’Orto Botanico, dove ha presentato la collezione donna Spring 2015. Sottile nel suo vestito bianco, è l’incarnazione dell’affabilità e dell’aplomb britannici.

Mai come ora le nuove generazioni imparano buone abitudini per rispettare l’ambiente. Questo fa ben sperare per il futuro della terra?
Purtroppo non possiamo generalizzare perché viviamo su un grande pianeta: alcuni paesi sono molto avanti, altri molto indietro. I miei quattro figli sono consapevoli e contenti di contribuire. Mia figlia si arrabbia, per esempio, quando qualcuno esce da una stanza lasciando la luce accesa. Una parte di me si sente ottimista riguardo al futuro, ma so che c’è ancora molto da lavorare.

Tutta la sua famiglia è vegetariana: cosa consiglia ai genitori che vorrebbero fare la stessa scelta ma non si sentono abbastanza sicuri?
Quasi tutti i bambini secondo me vorrebbero essere vegetariani, sono così pieni d’amore per gli animali. L’idea di ucciderli per mangiarli sembra loro già sbagliata. Solo quando cresci perdi quell’innocenza. Capisco i genitori che nutrono dei dubbi, perché la mia generazione è cresciuta credendo che mangiare carne faccia bene e sia salutare, in parte per colpa dell’industria alimentare. La preoccupazione principale è ovviamente essere certi di dare ai bambini tutto il necessario. Bisogna studiare i cibi, capire che vitamine come la B12, ferro e altri nutrienti si possono trovare in oli, noci, semi, quinoa. Con mio padre Paul e mia sorella Mary abbiamo lanciato la campagna Meat Free Mondays (meatfreemondays.com), i lunedì senza carne. Si può iniziare così e vedere come va: avrà già un enorme impatto sulla salute e sull’ambiente.

Quanto conta, in questo caso, il buon esempio?
Sono vegetariana dalla nascita, quindi per me non è mai stata un’opzione dare loro carne e pesce. Sono sempre stata consapevole, però, che la scelta finale sarebbe stata dei miei figli. Mio marito, che non era vegetariano, si è convinto solo dopo esser stato sicuro che fosse una scelta salutare anche per loro. Probabilmente io mi concentro più della media dei genitori sulla loro alimentazione, perché voglio essere sempre certa che ricevano tutti i nutrienti necessari.

E loro quattro, le fanno domande?
Solo di recente il più grande, di nove anni, mi ha chiesto perché siamo vegetariani. Ne abbiamo parlato, ho cercato di essere chiara e onesta, dico sempre che se crescendo vogliono mangiare altre cose sono liberi. In realtà basta dare ai bambini questa semplice motivazione: non me la sento di uccidere gli animali per mangiarli, perché ci sono già un sacco di altre cose buone a disposizione. Non faccio racconti sanguinari, questa è una spiegazione che capiscono anche i più piccoli. Ma alla fine la scelta rimane a loro.

Qual è il principio che ha trasmesso loro di cui è più orgogliosa?
Sono ancora nel pieno del processo di insegnamento. Ogni giorno navigo a vista, imparo cose nuove sull’essere madre. Cerco solo di dare loro dei buoni strumenti. Ma sono io la prima che è ancora a lezione.

E il più bell’insegnamento ricevuto?
Tutti i bambini ti obbligano a essere più aperto e onesto. Sai che per loro devi sempre fare la cosa migliore. Questo weekend, per esempio, stavo giocando a Monopoli con mio figlio e di norma baro: rubo i soldi di nascosto dalla banca o cose simili. Ma questa volta sapevo di non poterlo fare!

Qual è lo spirito della collezione bambino Stella McCartney Kids?
È piena di vita ed energia, portabile, onesta, giocosa e consapevole. Penso sia pratica, non troppo costosa per un brand di qualità. Puoi lavare i vestiti senza paura, indossarli, viverli.

Userebbe le stesse parole per la collezione donna?
Sì, onesta, portabile, di alta qualità. A volte ci divertiamo a produrre pezzi da adulto in versione bambino.

Come i sandali Linda: qual è la loro storia?
Hanno il nome di mia madre perché ricordano un paio dei suoi. Qualche stagione fa cercavo un modello di scarpa per la sfilata e tra le sue cose ho trovato questi, che mi sembravano perfetti. Sono piaciuti così tanto che li abbiamo proposti anche in miniatura. La mini zeppa è l’ideale per accontentare le bambine che vorrebbero indossare i tacchi troppo presto. Alla mia, di sette anni, ho già detto che se li può scordare, ma questi sono un’ottima soluzione per tenerla tranquilla.

Quanto glamour e quanta praticità dovrebbero stare in un vestito da bambino?
Penso agli armadi dei miei figli: sono giocosi, innocenti, con un tocco contemporaneo, non ci sono abiti pretenziosi di qualche griffe che impone loro come vestirsi o come devono apparire. I vestiti sono lì per essere indossati, non per farli sembrare più grandi o più piccoli di quello che sono.

Al mattino, avete un momento della vestizione?
Li ho sempre vestiti io e lo adoravo, ma poi le cose cambiano. Il più grande è super sportivo e non gli interessa molto quello che ha addosso. Mia figlia Bailey una volta, intorno ai tre anni, mi ha detto che non voleva indossare una cosa e io sono andata in crisi: «Oddio, ti ho già persa?». La più piccola è un maschiaccio e non vuole abiti, io ci rimango malissimo e la imploro ogni volta. Mi piace, però, che si sentano a proprio agio. Non sono il genitore che impone i vestiti.

Ha un ricordo legato a un suo abito di bambina?
Litigavo spesso con mia sorella, che ha più o meno la mia età, perché capitava che ci vestissimo uguali. E regolarmente una si metteva qualcosa che voleva indossare l’altra.

Avete dei progetti benefici legati alla linea bambino?
In autunno lanciamo una mini collezione per aiutare l’associazione Animals Asia, che è impegnata per salvare orsi imprigionati a cui viene tolta la bile. Una situazione tremenda, dove gli animali vivono in gabbie minuscole subendo questa macabra operazione. L’anno prossimo, invece, abbiamo un progetto sulla sicurezza dei bambini nelle zone di guerra.

Dice spesso che un abito Stella McCartney è fatto per durare una vita. E la collezione bambino?
È fatta per essere tramandata a sorelle, nipoti, cugini, amici. I miei figli si sono passati di tutto. Quando vedo qualcosa sulla più piccola, mi ricordo quando lo mettevo al mio primo bambino e mi emoziono. Forse solo una mamma può capirlo a fondo. Sto anche conservando dei pezzi, magari li vorranno per i loro figli. Oppure li regalo. In tutti i casi, non si butta via niente. Le mamme riciclano i vestiti da sempre.

Lei è cresciuta in una fattoria lontano dalla città, è dispiaciuta di non poter fare lo stesso con i suoi figli?
Come tutti i genitori, ci chiediamo spesso quale sia la scelta migliore. Noi siamo fortunati perché abbiamo una casa in campagna dove li portiamo spesso. Quando sono lì, capiscono come funziona la natura: gli alberi che cambiano, i piccoli delle anatre, le more tra i cespugli.

Immagino sia una mamma che lavora molto, ci sono dei rituali famigliari ai quali non rinuncia?
Un milione. Proprio ieri sera ho raccontato una storia della buonanotte a mio figlio, è bellissimo vederlo subito rilassare. Sono brava a inventarle, ogni tanto penso che dovrei farne un libro, ma me le dimentico la mattina dopo. Vorrei che qualcuno raccontasse a me delle fiabe, per liberarmi il cervello prima di dormire!

Capita di saltare un giorno di scuola?
A volte, ma più crescono più è difficile. Cerco di portarli a Parigi per la sfilata, l’ultima volta c’erano tutti.

Avere dei fratelli è il modo migliore per imparare a condividere?
Ah guardi, anche se non viene loro naturale, sanno benissimo che devono farlo.