Emozione, e forse qualcosa di più. Sorridente, con quella voce che arrotonda ogni parola, le mani che muovono i capelli come fossero un’onda da placare, Jasmine Trinca irrompe negli incontri Hearst Vivere Meglio-Cinema con quella sua immediatezza timida, ma che nasconde pensiero forte e ironia.

Dopo aver vinto il David come miglior protagonista per La dea Fortuna, in questi giorni è al Lido come protagonista di Guida romantica a posti perduti e soprattutto per presentare il suo debutto alla regia con il corto BMM-Being My Mom, avventura di una mamma, Alba Rohrwacher, e la figlia in una Roma svuotata e solare, “un’opera buffa” la definisce lei, che ha nell’immaginario Il monello di Chaplin. Un respiro d’autore rapido e sicuro come un soffio, a tratti surreale, muto, solo suoni e gesti di comunanza biologica, uno scambio d’amore senza parole, “perché, sì, chiacchieriamo, ci esponiamo, le parole sono importanti, ma anche il tempo del silenzio è un valore”. L’applauso la travolge, è evidente che tutti hanno bisogno di un po’ di calma in questo anno di spaventi. E lei, Jasmine, sarà in ansia per questo debutto veneziano? “Io sono distratta, mi capita di scordare che la prima sta per avvenire, una sventatezza che mi aiuta, ma certo l’emozione è grande”.

jasmine trinca mostra cinema venezia 77pinterest
Courtesy Photo Gianmarco Chieregato

Passare dalla recitazione alla regia è un gesto forte, significa vivere meglio, qualcosa è cambiato? “Ci pensavo da tempo, lo volevo. Recitare significa avere sempre uno sguardo altro su di sé, anche quello di grandi autori come è successo a me, ma a volte vuoi vedere, e sentire, il tuo di sguardo, passare dall’altra parte, anche sapendo quanto è ancora difficile trovare ruoli da protagonista per le donne. Cercavo la cosa giusta e Being My Mom era ciò che volevo raccontare, una madre e una figlia che si scambiano i ruoli. È stato liberatorio, un gesto necessario legato alla mia storia personale”.

Il suo primo pensiero quando riceve i premi, quando si racconta, è sempre per le colleghe, ed è insolito. “Il rapporto con loro è importante, molto. È un mondo ancora difficile per le donne, è una questione di sorellanza, se una di noi vince quel riconoscimento vale anche per le altre. Le donne saranno importanti nel superare questa fase di crisi, devono stare nelle commissioni, far parte delle decisioni cruciali, bisogna ancora lottare, ci vuole più diversità, si deve affermare uno sguardo femminile”.

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Courtesy Photo Gianmarco Chieregato

Pensa che sarà migliore? “Credo di sì, perché lo sguardo femminile è inclusivo, altruista, conosce la cura e poiché le donne non hanno mai avuto il potere quando lo ottengono è una tale conquista che certamente sanno gestirlo in modo più responsabile”. La sua carriera, iniziata giovanissima con La stanza del figlio, mentre ancora sognava di fare l’archeologa classica (“Ero fortissima in storia romana, ma poi ho fallito, sono andata fuori corso” chiosa ridendo. Ndr), dura da vent’anni, senza smagliature, “con la possibilità di tanti ruoli diversi”.

Ma come ha fatto? “Sono stata fortunata: un primo film molto importante e un secondo, a distanza, ancora di grande valore, La meglio gioventù. Hanno contato le scelte, la selezione di personaggi e storie, qualche sciocchezza l’ho fatta anch’io, ho cercato l’avventura americana, ma l’ho abbandonata presto, troppo enorme quella macchina per me, richiede spregiudicatezza, è un altro campionato, fanno tutto in grande, come i loro ortaggi, sempre un po’ gonfiati. Il segreto della mia ‘resistenza’ forse sta nel fatto che non ho mai avuto urgenza di guadagnare e diventare ricca, ho scelto di aspettare. Con il tempo poi ho superato le problematiche di noi ragazze, l’apparire, il corrispondere per forza ad un modello, quel dover essere educata, gentile, gradevole e tutto il campionario. Con la perdita di mia madre e del suo sguardo mi sono trovata in prima linea, non ero più la figlia, ero io, da sola, e questo mi ha dato la libertà di non aderire più a quello che gli altri mi chiedevano. Scelgo senza schemi, mi preoccupo meno di quello che gli altri pensano. A mia figlia Elsa cerco di insegnare questo, ad essere sé stessa, indipendente, sono i valori in cui credo, ma alla fine so che sarà lei a scegliere, farà anche cose che potranno ferirmi, infastidirmi, ma la vita è anche questo ed è la sua”.

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Courtesy Photo Gianmarco Chieregato

Nella pacatezza, rimane viva l’inquietudine, “perché fa parte, credo, dell’essere creativi, è il motore del mio lavoro. Il lockdown è stato un tempo difficile nella sua duplicità: finalmente del tempo in casa, per riflettere e, insieme, la sensazione di essere stati minacciati, rinchiusi e questo lascerà molti segni. No, non stiamo bene, ma ci vuole fiducia, è una sorta di rieducazione, dobbiamo essere solidali, non pensare ad essere performanti ad ogni costo, dobbiamo reimparare a gestire la socialità e, nel caso del mio lavoro, anche l’esposizione”.

Jasmine, che è molto attenta ai temi del femminile ed è stata fra le fondatrici di Dissenso Comune, cosa pensa della scelta genderless della Berlinale, unificare il riconoscimento per la miglior interpretazione eliminando la distinzione fra premio maschile e premio femminile? Un passo avanti, un pericolo? “Penso sia coerente con lo spirito innovativo del festival di Berlino, può aprire uno spazio a chi si definisce non binario, non si riconosce nella classificazione uomo-donna. Sarebbe la vera differenza. E però, in Italia in particolare, abbiamo un forte problema culturale, il nostro sistema offre spazi da protagonista soprattutto agli uomini, se non esistesse il premio ai ruoli femminili temo sarebbe difficile vedere premiate le donne. Su questo dobbiamo continuare a lavorare alla radice, cambiare la traiettoria dello sguardo, immaginare storie che trasformino l’immaginario, e non si limitino a disegnare una femminilità di cliché”.

Il suo pensiero è forte, e insieme concreto, mai privo di un vitale raggio di ironia, leggero. La prima cosa che ha fatto alla fine del lockdown è stato “passeggiare. Camminare e camminare, fuori, all’aria aperta, nella natura”. Ha ripreso a girare da poco, con calma. Continuerà, le chiediamo, l’avventura da regista, magari con un lungometraggio? Sorride, misteriosa: “Non è necessario, ma potrebbe succedere. Girare Being My Mom mi ha resa felice, mi sono riscoperta fanciulla”

DaCosmopolitan IT