C’era una gag, riguardo Edwige Fenech che una trentina di anni fa la perseguitava e che riguardava la sua carta d’identità. Alla voce “luogo di nascita” compariva, infatti, la voce “Bona”. E a volte, chi doveva trascrivere i suoi dati, pensava guardandola che fosse uno scherzo. Nessuno scherzo: l’attrice simbolo della commedia sexy all’italiana, così desiderata che se ci fosse già stato internet, Edwige Fenech nuda sarebbe stata una delle chiavi di ricerca più cliccate su Google, è nata davvero a Bône, una città algerina che al tempo apparteneva alla Francia e che in italiano si traduceva, appunto, Bona. Oggi quella città non è più francese e si chiama Annaba, ma a testimoniarne il passato c’è anche l’accento francese di Edwige Fenech, le sue erre arrotondate, e la sua straordinaria ed esotica bellezza. Una donna che ha dovuto attendere la maturità per dimostrare di essere anche molto, molto intelligente. Ora vorrete sapere tutto su di lei, vero?

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In Madame Bovary, 1969.

Edwige Fenech, biografia. Cominciamo dal principio. Edwige Fenech è nata il 24 dicembre 1948. Suo padre era maltese e sua madre era un’italiana di origine tunisina. A 16 anni vinse un importante concorso di bellezza, Lady France, che la incoraggiò a tentare la fortuna sfruttando la sua bellezza. Come accade a molte future attrici, lavorava come modella, ma il suo è da sempre un volto che buca lo schermo e manca di quel filo di asetticità che caratterizza le mannequin degli anni 60. Le sue labbra carnose e sensuali, i suoi occhi da gatta saranno un giorno il modello di riferimento per chi si sottopone a ritocchini estetici. Lei al tempo non lo sapeva e quando diceva a tutti (sinceramente) di vedersi come una ragazza normale non capiva quanto la natura, dotandola anche di un seno mozzafiato, l’avesse voluta favorire. La vittoria al concorso Lady France l’aveva condotta, intanto, a rappresentare la sua nazione alla competizione superiore, Lady Europe. Ed è lì che le viene offerto il suo primo ruolo da protagonista in Samoa, regina della giungla. È il 1967, il film non sarà esattamente memorabile, ma diventerà un cult d’avventura nella giungla e renderà il suo volto (e il suo corpo) riconoscibile. Da lì, arriva un film dopo l’altro: Il figlio di Aquila Nera (1967), il ruolo di Emma Bovary in Madame Bovary (1969), un adattamento del romanzo di Gustave Flaubert, il film erotico Top Sensation (1969). Poi Edwige Fenech film ne gira molti in Italia. Gli anni 70 sono la più importante tappa della sua carriera. Lavora in molti gialli che conciliavano crime con erotismo, come 5 bambole per la luna d'agosto (1970) di Mario Bava, Lo strano vizio della signora Wardh (1971) Tutti i colori del buio(1972) di Sergio Martino, Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer? (1972), di Giuliano Carmineo e Nude per l'assassino (1975) di Andrea Bianchi. Diventa un sex symbol.

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Con Eli Roth e Quentin Tarantino.

Edwige Fenech, topless: un’ossessione degli italiani. Negli anni 70 Edwige, da reginetta di bellezza internazionale, diventa la regina della commedia piccante italiana ed è spesso in deshabillé. Il cinema d’autore è in crisi e questo genere sembra essere l’unico che fa cassa al botteghino. In realtà coinvolge registi, maestranze e interpreti validissimi, che più avanti avranno modo di riscattarsi, e quei filmettini tanto criticati diventeranno dei cult. Un titolo con cui la Fenech viene identificata molto, e di cui lei stessa era così imbarazzata da non presentarsi alla prima proiezione, è Quel gran pezzo dell'Ubalda tutta nuda e tutta calda, di Mariano Laurenti. del 1972. L’attrice avrà il coraggio di vederlo in vhs solo molti anni dopo, per giudicarlo molto più soft di quanto avesse ricordato, e con poche scene di nudo. Celebre anche Giovannona Coscialunga, disonorata con onore (1973), e Quaranta gradi all'ombra del lenzuolo (1976) entrambi di Sergio Martino, L’insegnante (1975) di Nando Cicero. Titoli che entravano a far parte del lessico di tutti i giorni degli italiani. Un altro grande successo di Edwige Fenech, La pretora (1976) è diretto da Lucio Fulci, mentre ne La dottoressa del distretto militare (1976) divide il set con Alvaro Vitali, cosa che accadrà ancora. Ultimi della serie: La dottoressa alle grandi manovre (1978) e L’insegnante viene a casa (1978), prima del lavoro con Steno, quando Edwige Fenech è in La patata bollente. A quel punto cominciava già a stufarsi del cliché e riduce i contratti: “mi dicevo che se entro il 30simo anno non avessero cominciato a propormi altri ruoli, avrei mollato tutto”, racconterà tempo dopo. Negli anni 80 Edwige Fenech ed Enrico Montesano sono insieme in Il ladrone, e poi con Adriano Celentano è in Asso, di Castellano e Pipolo, del 1981.

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Edwige Fenech e Tarantino. Stiamo entrando nella seconda fase della vita di Edwige Fenech. Negli anni 80 aveva già partecipato a molti programmi delle neonate reti della tv commerciale, ma è negli anni '90 che dà il meglio di sé su Rai 1, conducendo, tra le tante cose l’edizione 1989-90 di Domenica In con la regia di Gianni Boncompagni. Mentre nel 1991 conduce il Festival di Sanremo insieme ad Andrea Occhipinti. Ai ruoli di attrice ha ormai dato un taglio, come aveva promesso (“un salto nel buio”, ha definito la sua decisione). Si dedica invece ad avviare la terza fase della sua vita, che azzera ogni pregiudizio su di lei: quella di produttrice con la sua compagnia “Immagine e cinema”. Il suo primo investimento da produttrice è la miniserie tv Il coraggio di Anna, ma in seguito produrrà anche un ambizioso Il mercante di Venezia con Al Pacino come protagonista. Più che il coraggio di Anna, il coraggio di Edwige. Poi, sorpresa! Mentre gli anni passano, è passano anche gli amori col produttore Luciano Martino, col pittore, fotografo e scultore Angelo Bucarelli, con l’attore Fabio Testi e quello storico con Luca Cordero di Montezemolo, mentre gli italiani che la vedono sporadicamente in tv si chiedono come faccia a non invecchiare, e ogni tanto (raramente) accorda la sua presenza in alcune serie tv e nel cinema, si scopre che Edwige Fenech ha un ammiratore appassionato oltreoceano. È Quentin Tarantino, feticista sfegatato dei filmetti ormai culto di cui lei era protagonista negli anni 70. Ed Edwige si ritrova ad accettare una parte in uno dei film horror, Hostel 2, nel 2007, di cui è produttore. Cosa altro resta da dire di lei? Ah sì, nell’album manca la voce Edwige Fenech, figlio. Si chiama Edwin, è nato nel 1971 e oggi vive negli Usa. Cinque anni fa l’ha resa nonna di una piccolina che adora alla follia, una “nonna con le ali”, si definisce lei che va spesso a trovarli. Di questo figlio, che Edwige ama molto, non si è mai saputo chi sia il padre. Si diceva inizialmente che fosse Fabio Testi, ma poi lei stessa ha deciso di smentire. Nella vita scandalosa sul set della regina della commedia sexy (ma oggi i suoi film fanno quasi tenerezza) questo è l’unico gossip. Nella realtà Edwige Fenech è fin troppo irreprensibile, “niente mi è stato regalato”, dice spesso. Ma la terremo d’occhio, e prima o poi dovrà confessare almeno come fa, quasi alla soglia dei 70 anni, a essere ancora sensuale e splendida come quando la prendevano un po’ in giro per essere nata a Bona.