A vederla con quei mattoni rossi, il patio bianco perla e le finestre geometricamente disturbanti, la casa che fu di Jacqueline Kennedy a Georgetown, nello stato del Delaware, sembra una casa qualunque in un quartiere - bene - qualunque. Ma questa è la casa dove Jackie Kennedy si è rifugiata dopo l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy il 22 novembre 1963. Casa che oggi torna al centro della discussione immobiliare: con le sue sette camere da letto e il suo stile intatto del 19° secolo a sancire che qui ha vissuto per neanche 12 mesi la donna più inconsolabile degli Stati Uniti d’America, la magione è ora in vendita per 8.995.000 dollari. Una cifra folle per una casa molto borghese il cui interno è rimasto stile anni Sessanta, gli stessi che imposero lo stile Jackie Kennedy. Ma in un’America che passa in rassegna i conti (finti) del suo improbabile presidente, la notizia della vendita della casa in cui Jackie Kennedy consumò il lutto diventa altro dalla mera vendita di un immobile di pregio. Il perché dell’impennata del mercato immobiliare al solo sentire il nome di un Kennedy è nell'ingombrante verità celata in quelle mura.

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La foto che diede il via allo scandalo: il funerale di JFK il 25 novembre 1963, Jackie e Bob mano nella mano

La dinastia Kennedy custodisce segreti inespugnabili: lo sanno bene gli acquirenti delle lettere molto emotive, quasi hard, che sono state ritrovate a firma John Fitzgerald Kennedy. Indirizzate a Marilyn Monroe? No, alla segretaria di JFK, Mary Pinchot Meyer, donna ombra della grande politica kennediana. La casa che Harper’s Bazaar conferma aver raggiunto cifre notevoli per un mercato un filo stanco, è l’esempio lampante di un segreto che ha cambiato per sempre la vita di Jackie Kennedy. E di Onassis. E di Maria Callas. Quando Jackie Kennedy sull’auto presidenziale si trova a stringere il marito freddato “dall’uomo X” nella folla di Dallas la sua storia con Bobby Kennedy, il fratello che ha costruito la dialettica del prediletto John, è nell'aria. La notizia non esiste, il gossip ufficiale è che JFK è un galantuomo che ama le dive di Hollywood. Jackie Kennedy è solo la first lady più elegante del pianeta. E Bobby è il marito cattolicissimo di Ethel, in attesa, all’epoca, del nono figlio (in tutto ne avranno 11).

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Dunque: quando JFK muore Jackie si trasferisce nella casa attualmente in vendita. In quella casa di Georgetown Bobby Kennedy consola la cognata, lei che terminato il funerale del marito John ha deciso volutamente di tornare nella città dove la loro storia era cominciata, nella Georgetown dove JFK andò vivere nel 1947 quando diventò membro del Congresso. La vedova più famosa del 1963 in Bob Kennedy trova una spalla ma anche il modo di chiudere un capitolo kennediano e aprirne un altro. E mentre tutti lucrano sulle foto di gossip tra Bob Kennedy e Kim Novak, Jackie rimane il grande amore non dichiarato di Bob: anche nel 1963 in pieno lutto per il grande sogno d’America. L’anno dopo, quando Jackie deciderà di cambiare vita e ri-mettere radici a Manhattan, Bobby aiuterà Jackie nel trasloco, soggiornerà nell’attico newyorkese, dove allungherà le visite di lavoro con momenti di ristoro in mezzo a una campagna presidenziale che diventerà rovente (e con l’esito all’hotel losangelino il 6 giugno del 1968 che getterà nello sconforto, di nuovo, Jackie Kennedy). Dal 1963 al 1968 i due, secondo fascicoli su fascicoli dell’FBI, sarebbero stati amanti. E neanche troppo celati dichiarerà il boss dell'FBI, J.Edgar Hoover. La fine della relazione sarebbe avvenuta per permettere a Bob Kennedy di correre - e vincere - la presidenza. Ethel sapeva e pur di diventare First Lady avrebbe taciuto la relazione (le due si incroceranno di nuovo quando, negli anni Settanta, fingeranno solidarietà nel nome della famiglia Kennedy, entrambe vedove troppo giovani).

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In quella casa di Georgetown ora in vendita a cifre stellari, si sarebbero dunque consumate le prima grandi notti d’amore tra Jackie e Bob: un’unione viscerale che si confermava dopo anni di non detto, di "flirt intellettuale" dirà sempre Jackie. Come riporta la lunga inchiesta del Times di qualche anno fa, fu lo stesso Bob a convincere il fratello John sullo sposare Jackie Kennedy. Bob sostenne Jackie nel suo essere diventata vedova, madre di due figli piccoli. Piano piano Jackie diventa la donna che rassicura Bob sul suo futuro politico, che gli rischiare le idee nella nebbia del mito di JFK, che si fa da parte nei ritratti ufficiali, quando Ethel mal cela la sua gelosia. Perché ha capito tutto: e ha capito che dalla notte in cui Bob Kennedy ha accompagnato Jackie Kennedy nella sua casa di Georgetown l’amore tra il marito e la cognata è diventato una realtà, non più un’illazione. In quella casa elegante, un piccolo giardino sul retro, si consumano pianti, ricordi, gossip, come confermerà la ballerina Dame Margot Fonteyn, amica di Jackie e sua ospite nel 1964, che si lascia scappare di aver visto quasi tutti i giorni Bob durante il suo soggiorno. Bob tornava sempre meno a Hickory Hill, profonda Virginia dove viveva Ethel con i figli. La conferma però arriva a Manhattan: con la foto storica di Bob che esce, furtivo, a mezzanotte dal palazzo di Jackie sulla Fifth Avenue. Scatto che ha reso politica il gossip. E a quel punto arriva Aristotele Onassis. E inizia un altro capitolo della vita di Jacqueline Kennedy: lo conosce da tempo, Bob lo detesta apertamente (e userà epiteti coloriti per mettere in allerta l'amata cognata). Onassis è l'uomo per cui, da anni, Maria Callas piange tormenti sul palcoscenico con quel sacro fuoco. Jackie lo sposa di fretta, sorprendendo tutti, il 20 ottobre del 1968: Bob è morto quattro mesi prima. E Jackie ha così bisogno di togliersi di dosso il cognome dell'uomo che ha amato più di tutti.

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Jackie con Aristotele Onassis nei primi anni Settanta