Here she comes, you better watch your step: she’s going to break your heart in two. Lunghe gambe sottili fasciate in pantaloni bianchi di taglio maschile, una falcata che attraversa il buio come una lama di luce. La stessa luce che colpisce i capelli biondi. La nuca da cigno nascosta nell’abbraccio del maglione a collo alto. Niente sorrisi, solo occhi di ghiaccio che dardeggiano distacco e noia qua e là. La Femme Fatale per eccellenza. Un nome di quattro lettere, anagramma dell’inglese icon: Nico cantante, attrice, modella, musa. Icona, appunto.

Nico biografia. Christa Paffgen Nico nasce a Colonia il 16 ottobre 1938, ai tempi della Germania nazista. Alcune fonti sostengono sia nata invece a Budapest nel 1943 e lei, misteriosa di natura, non ha mai fatto molto per smentire le voci, né tantomeno ha mai evitato di alimentare leggende e miti sul suo conto. Il padre Wilhelm muore in manicomio quando lei ha cinque anni, probabilmente per i danni cerebrali subiti quando era ufficiale della Wermacht tedesca, e la madre Greta, già invisa alla famiglia del marito, fa la sarta per mantenere lei stessa e la figlia. A quindici anni Christa, splendida e stufa delle imposizioni, sceglie di abbandonare la scuola per mantenersi autonomamente. Tempo due anni e diventa la modella più famosa di Berlino, dove si è trasferita grazie al contatto con Herbert Tobias di Oestergaard, una rivista di moda, che l’ha praticamente svelata al mondo e le ha dato il nome d’arte. Nasce ufficialmente Nico.

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Va a Parigi, perché la moda la chiama. Nico modella per Chanel, che ne esalta la sottile androginia algida, e per Lanvin, diventa il volto di infinite copertine di giornali ed è richiestissima. Ma si stufa presto: la sua anima irrequieta spinge per nuove espressioni. In Italia finisce sul set de La Dolce Vita con Marcello Mastroianni diretto da Federico Fellini che, affascinato, ritaglia per lei un ruolo maggiore rispetto allo script originale. Nico era diversa dalle tradizionali donne giunoniche muse del regista romagnolo, ma il suo fascino irresistibile non poteva passare inosservato agli occhi adoranti del Maestro. Nico attrice non riesce ad emergere mai davvero: la sua indisciplinata condotta di ritardi sul set la rende invisa ad un maniacale perfezionista come Fellini. Reciterà in altri film sperimentali ma non sarà questa la sua reale carriera. Al cinema deve anche una breve relazione con Alain Delon dal quale nasce il figlio Ari nel 1962, mai riconosciuto dall’illustre padre. Il figlio di Nico si abitua presto alla vita nomade e agli stupefacenti, principalmente LSD (l’eroina è ancora lontana) che la mamma comincia a consumare.

Londra è la nuova meta. Qui Nico conosce Anita Pallenberg ed entra nel circuito dei Rolling Stones, affascinando tutti. A differenza delle altre, non è una groupie: non segue i gruppi per andare a letto con i musicisti, vuole sentirsi alla pari per la sensibilità artistica. Nonostante la relazione con la Pallenberg, Brian Jones si invaghisce di Christa ed è triangolo: Anita molla Brian per Keith Richards che insinua Marianne Faithfull (anni dopo sarà lei a dedicare alla collega tedesca Song For Nico) che è ancora la donna di Mick Jagger. Nel 1964, con Jimmy Page futuro Led Zeppelin alla chitarra, Nico incide la canzone I’m Not Sayin’ ma passa praticamente inosservata. Nico si stufa presto dell’Inghilterra ma ha capito: lei deve fare musica. Ripassa da Parigi dove conosce Bob Dylan e si trasferisce a New York. Per lei, tramite il menestrello premio Nobel, si spalancano le porte della Factory di Andy Warhol.

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È lui a definire per primo la voce di Nico: “Come il vento in un tubo di scolo, come un computer IBM con l’accento della Garbo”, stando a quanto riporta la biografia "Nico. Bussando alle porte del buio"scritta da Gabriele Lunati. Le profondità del timbro vocale di Nico cantante tedesca dopo Marlene Dietrich sono una novità intensa nel panorama dei primi anni Sessanta, fatto di voci squillanti e mossette yè-yè: la Nico cantante è esattamente il contrario della sua bellezza eterea, angelica, precisa da spaccare le proporzioni auree della perfezione. Quando canta, Nico si trasfigura completamente. Sembra interpretare le zone oscure della sua personalità con quel tono basso, sussurrato, recondito. Warhol mette da parte la spumeggiante Edie Sedgwick e trascina l’algida tedesca con sé come chanteuse di un gruppo di musicisti mezzi tossici che vuole lanciare, i Velvet Underground. L’incontro tra Nico e Lou Reed è come un big bang di amore, odio, narcisismo ed ego ipertrofici. Vivono insieme a NY infatuati l’uno dell’altra e si detestano durante le registrazioni del disco perché sono due primedonne: la spunterà Lou, visto che a Nico verranno concesse solo tre canzoni soliste sul celebre album con la banana di Andy Warhol. Nel frattempo la bionda tedesca recita in Chelsea Girls, film di culto della Factory, ma dai Velvet Underground Nico verrà estromessa già l’anno dopo della pubblicazione dell’album.

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Andarsene dai VU non sarà un male perché la aspettano la carriera solista da cantante, l’amicizia-amore con Jackson Browne, la venerazione di Leonard Cohen, il rapporto con Jim Morrison. Iggy Pop, fresco di creazione degli Stooges, ha una relazione molto strana con lei: “C’era qualcosa di speciale in lei. Era una grande, grande artista. Stare con lei era davvero il massimo”. Nel 1967 esce il primo album solista di Nico

Negli ultimi anni Nico vuole solo cantare, rifugge la fama facile e i riflettori della stampa. Si fa produrre da John Cale l’ultimo album in studio Camera Obscura e agli inizi del 1988 canta in un singolo, Your Kisses Burn, assieme a Marc Almond. Nico è di nuovo un culto. Più si annulla, più l’anagramma dell’icona le torna indietro. L'ultimo periodo della sua vita è raccontato nel film Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli che ha aperto Venezia 74. Apparentemente disintossicata dall’eroina trascorre l'estate a Ibiza col figlio Ari: un pomeriggio inforca la bicicletta per andare a comprare dell’innocente marijuana, ma sulla strada ha un mancamento e cade dalla bici. La trovano svenuta sull’asfalto, è senza assicurazione sanitaria, ben tre ospedali si rifiutano di curarla. Non ha ancora cinquant’anni, ha vissuto duemila vite in una ma nessuno sa chi sia. Nico muore nel silenzio nell’ospedale della Croce Rossa di Ibiza, un’emorragia cerebrale la spegne il 18 luglio 1988: la Sacerdotessa delle Tenebre abbandona definitivamente un mondo che non l’aveva mai capita davvero.

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