Sembra proprio che lo spot girato da Matteo Garrone per celebrare The One for Men, il profumo di Dolce & Gabbana Beauty, sia per Kit Harington uno spartiacque definitivo: prima c'era Jon Snow del Trono di Spade, adesso un altro uomo. Che frequenta volentieri il cinema d'autore e...

«È proprio strana questa teiera», dice prendendo in mano il bricco del latte (il tè sta per arrivare). Quando si ha a che fare con Kit Harington non si sa mai quando scherza e quando è serio. Forse nemmeno lui lo sa, decide sul momento, improvvisa col talento di chi merita, prima o poi, una commedia. Kit ha sangue reale nelle vene, uno dei suoi antenati era Re Carlo II d’Inghilterra (ho guardato le foto, con tutta la buona volontà: nessuna somiglianza), però un altro era John Harington, l’inventore dello sciacquone. È come se in Kit convivessero il regale e il triviale, troni e toilette. È vestito in modo impeccabile (come si conviene a chi è stato invitato alle sfilate da Dolce & Gabbana) ma si muove in modo rigido (è esausto per un mix di feste milanesi, sonno arretrato e jet lag). Anche il suo Jon Snow è un bastardo illegittimo che diventa Re: l’ultima stagione del Trono di Spade andrà in onda su Sky Atlantic nel 2019. Su quel set, Kit ha conosciuto la sua futura moglie, Rose Leslie, ma su questo difende la privacy come Jon Snow il suo regno: con la mano sulla spada. In un’occasione, Kit è stato meno rigido: nello spot di Dolce & Gabbana Beauty per il profumo The One for Men, girato a Napoli con Emilia Clarke.

Senta, uno che come lei viaggia per lavoro riesce a gustarne ancora il piacere?

È vero, dopo un po’ vuoi soltanto startene a casa con i tuoi amici. Ma il Capodanno in Sri Lanka è stato puro piacere, un viaggio speciale, il mare è caldo, ho fatto surf. Se sei stanco di viaggiare, sei stanco della vita.

E Napoli? L’ha trattata bene?
Ospitalità meravigliosa. Di solito gli spot dei profumi sono rigidi. Stare in strada, con dei napoletani veri, è stato divertente, liberatorio, genuino. E Matteo Garrone era il regista perfetto per tirare fuori colori e teatralità.
È riuscito a cogliere qualcosa della vera Napoli?
Diciamo che la conversazione era ridotta a me che urlavo: «Babbà!», e la gente rideva. Ma è stato bello ballare con loro. Anche ballare è una forma di conversazione, non crede?
Lei balla bene?
Benissimo, ma tutti sono sicuri di essere bravi a ballare, no?

Visto che era lo spot di un profumo, lei che rapporto ha con l’olfatto?
È il più evocativo dei sensi. Le racconto una cosa, l’altro giorno ho aperto un bagnoschiuma alla mela. Ero solo, stanco, nervoso, in una camera di hotel, ma quell’odore era lo stesso dello shampoo con cui i miei genitori mi lavavano i capelli quando ero bambino. È stato un tunnel dritto verso l’infanzia. È un senso sottovalutato, spesso ci pensiamo solo in termini: è buono? Cattivo? Puzza? Ma c’è di più, la nostra memoria è anche negli odori.

Che bambino era?
Energetico. Non stavo mai fermo. E volevo sempre essere al centro dell’attenzione.
E poi uno diventa attore…
E poi uno diventa attore, ovvio. I miei dicono sempre che l’avevano vista arrivare prima che arrivasse, la passione per la recitazione.
Ho letto che però voleva fare il giornalista.
Sì, sono affascinato dal lavoro dei corrispondenti di guerra. Il mio giornalista preferito era un tizio chiamato Jon Snow (giornalista inglese di Channel 4 News, ndr). Volevo essere come questo Jon Snow e ironicamente sono diventato Jon Snow, ma non il Jon Snow che pensavo di diventare. E una volta hanno inviato questo Jon Snow a intervistarmi e io gli ho detto: «Volevo essere lei e sono finito così, a fare un finto Jon Snow». Comunque fate un lavoro interessante.
Lei avrebbe voluto fare il cronista di guerra, quindi.
Il coraggio di chi lo fa è fenomenale, non lo prendo alla leggera, posso solo immaginare le cose che queste persone devono vedere. Io faccio solo finta di vivere battaglie, massacri, omicidi.
Pensavo a Jon Snow, quello del Trono di spade…

Le mancherà?
Molto. Una volta all’anno mi vestirò come lui e mi siederò accanto al camino… Senta, si capirà che sto scherzando dall’intervista?
Con lei non si capisce mai a prescindere.
Non mi faccia sembrare serio. Sto scherzando. Sono dotato di umorismo.
Segnato. Cosa le mancherà del set?
Quel senso di famiglia. E l’enorme quantità di parolacce dette da Liam Cunningham.
Parliamo di femminismo.
Comincio io. Gli uomini dovrebbero essere femministi. Tutti dovrebbero essere femministi.

Da dove si parte per rendere quest’idea una realtà?
Da come educhiamo gli uomini, nel modo sbagliato. Vedi un bambino, dà un calcio a un sasso e pensi: «Bravo, sarai un calciatore». Vedi una bambina e pensi: «Che carina». E così abbiamo creato dei binari. Il problema di essere intossicati dagli stereotipi è che vengono fuori uomini che non sono in grado di capire le donne.

Questo secondo lei è il seme delle molestie?
Alla fine, forse… Senta, il punto è che è una cosa complessa, gli uomini ora devono fare una cosa sola: stare seduti e zitti ad ascoltare, fare attenzione a tutte le storie che stanno venendo fuori. Non abbiamo ancora capito l’enorme sbarramento di molestie, sessismo e allusioni che le donne si trovano ad affrontare da sempre.
Sente che le cose stanno già cambiando?
Lo spero. Lo spero davvero. Non è che un anno fai dei Golden Globe concentrati su questo tema e poi basta, non se ne fa più niente. È un lavoro quotidiano.

Le ha fatto effetto essere ai Golden Globe?
Trovo queste cerimonie, come anche gli Oscar, affascinanti, bizzarre. La gente tutta in una stanza, una grande proiezione di successo collettivo, poi magari guardi bene e sono tutti depressi. A volte il glamour ha la capacità di accecare.

Le dà fastidio? Prova a mettere una distanza?
No, non ho detto questo, solo che lo trovo interessante.

Il glamour è uno dei temi del prossimo film di Xavier Dolan, del quale è protagonista.
Dolan è un talento immenso. Non avevo mai lavorato né con un regista più giovane di me né con uno in grado di farmi piangere quando ti spiega la scena. E poi ha una mente incredibile, un senso pazzesco per la moda, un occhio sublime per i colori. Non vedo l’ora che esca il film.

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Kit Harington in una scena di La mia vita con John F. Donovan di Xavier Dolan, che ha, nel suo cast stellare, Natalie Portman, Jacob Trambley, Bella Thorne, Susan Sarandon, Katy Bates...

Kit, qual è il suo piano per il futuro?
Recitare. Non credo che sia una buona idea farsi dei piani. Mi fanno un po’ pena quelli che dicono: il mio piano è fare questo film, lavorare con questo regista e poi vincere un Oscar. Chi te lo fa fare? Ma goditi la vita. Io non so cosa farò, so che sarà diverso da quello che ho fatto finora, magari una commedia. E basta fantasy con spade, ecco, questa sarà l’unica regola per il futuro.
Le proposte in questo senso però arriveranno.
Eh sì, mi aspetto una valanga di proposte fantasy in arrivo. Ma resisterò. La sfida, al momento, è dare forma alla mia carriera dopo Game of Thrones. E non ci deve essere l’ombra di una spada.

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