L’ultima zampata dell’ex Presidente USA Barack Obama è il suo ritratto ufficiale. Il Presidente amatissimo, il presidente dei meme, Barack Obama e Michelle ovvero la first couple che sta mancando tantissimo a troppi americani, sono ufficialmente diventati due quadri appesi alla National Gallery di Washington. E sono di un’importanza fenomenale in un’America sempre più raggomitolata su sé stessa, l’America di Donald Trump e della sempre più evanescente, distante, lontanissima Melania. Tra scandali quotidiani e problemi dell’intera amministrazione repubblicana che conta licenziamenti continui, il messaggio potente dei ritratti di Barack e Michelle entra con l’eleganza suprema di due quadri che chiunque potrà vedere esposti dal 13 febbraio 2018. Il ritratto di Obama è di Kehinde Wiley, uno dei maggiori esponenti dell’arte afroamericana, quello di Michelle è di Amy Sherald. Dettaglio non secondario, sono due artisti di colore selezionati appositamente dal direttore della galleria attraverso una chiamata pubblica. E i due quadri di Barack Obama e Michelle stanno scatenando fiumi di parole degli opinionisti e notisti cultural-politici statunitensi, perché entrambi gli artisti si sono sempre esposti sul tema della rappresentazione dei neri e sulla narrazione, anche visiva, che viene fatta del black people nella società statunitense.“Non serve la coscienza da #BlackLivesMatter per vedere il significato razziale dentro la storia nazionale così come è raccontata dai ritratti nella Portrait Gallery” ha scritto Holland Cotter sul New York Times. La storia degli Stati Uniti è legata alla schiavitù dei neri, gli antenati di Michelle Obama erano schiavi loro stessi. Oggi la schiavitù ha sfumature diverse e l’uguaglianza sociale è ancora un’utopia gigante negli Stati Uniti.

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Barack e Michelle Obama con Kehinde Wiley e Amy Sherald

Per questo i ritratti ufficiali di Obama e Michelle hanno un peso. Gigantesco. L’ex Presidente è in una posa inusuale: niente sorrisi da Mr. Nice Guy, e dire che sono stati spesso il marchio di fabbrica delle foto della sua doppia presidenza. Kehinde Wiley lo ha dipinto con un’espressione tesa, con i gomiti sulle ginocchia, le braccia incrociate, come se stesse ascoltando qualcuno e fosse intensamente concentrato. E lo sfondo di foglie verdi e qualche fiore colorato, così simile ad una giungla, fa emergere Obama in tutta la sua serietà. E quello di Michelle non è da meno: Amy Sherald l’ha ritratta su uno sfondo ceruleo Middleton, saturo e tipico dei suoi quadri. E Michelle Obama abito stupendo nel quadro, un vestito con una gonna quasi piramidale, lunghissima, dai disegni optical e geometrici che richiamano le stampe dei tessuti africani, anche se alcuni contestano alla pittrice di non aver reso pienamente la potenza comunicativa della ex First Lady. Ma ad Obama è piaciuto moltissimo: durante la scoperta dei due ritratti alla stampa, l’ex Presidente non ha trattenuto il suo entusiasmo. “Ha catturato la grazia, l’intelligenza, lo charme e la sensualità della donna che amo”. Michelle Obama ha parlato della sua famiglia d’origine, non dimenticando uno sguardo al futuro: “Mio padre ha sacrificato tutto per dare a me e a mio fratello le opportunità che non aveva potuto sognare per sé stesso. Penso a tutti i giovani, in particolare alle ragazze di colore che in questi anni verranno in questo posto e vedranno l’immagine di qualcuno che somiglia a loro, appesa al muro”. E qui si è rivelata ancora una volta la Michelle Obama prima presidente donna in USA (magari!), l’avvocato che dava un’immagine fortissima del female empowerment. "Siamo arrivati fino a qui, e a quel che vediamo abbiamo ancora molto da lavorare. Ma abbiamo tutte le ragioni per essere speranzosi e orgogliosi". La First Lady più rimpianta di sempre. Più di Jackie Kennedy.

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