Lo aveva promesso. Lo aveva giurato che avrebbe parlato quando si sarebbe calmata, perché la rabbia non le avrebbe permesso di essere sufficientemente chiara e chirurgica. A quattro mesi dall’esplosione dello scandalo Harvey Weinstein Uma Thurman ha finalmente rotto il suo silenzio. E lo ha fatto con una chiacchierata esplicita, dolorosissima, faticosissima pubblicata sul New York Times. Tante parole, tutte infinitamente precise, un colpo dietro l’altro. L’ennesima conferma, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, dei ripetuti abusi di potere, sessuali e psicologici, che l’ex gran mogul dei produttori hollywoodiani si sentiva libero di compiere nei confronti delle sue sottoposte, dalle attrici alle dipendenti della sua Miramax e della Weinstein Company. Uma Thurman ha parlato e non ha risparmiato niente e nessuno dei due uomini che, sottomettendola in nome dell’arte, le hanno quasi massacrato la carriera e la salute. Sì, perché non è solo il racconto dei ripetuti comportamenti distorti, negativi e abusivi di Harvey Weinstein, no. C’è anche una luce accesa, fortissima, che distrugge il mito della relazione musa-artista che si era creato tra Uma Thurman e Quentin Tarantino. Dal mondo intero visti come l’attrice perfetta per un regista così, quando dal set di Kill Bill in avanti il rapporto creativo si è trasformato in un incubo. Con tanto di particolari inquietanti sul tremendo incidente sul set che spedì Uma in ospedale durante le riprese, rivelandole un punto di vista incredibile sul suo ex regista di riferimento.

Uma Thurman violentata? C’è anche questo. Uma Thurman umiliata, messa alle strette, abusata sul set e nella vita, minacciata di finire nel dimenticatoio se avesse detto una sola parola sulle avances ripetute di Harvey Weinstein. Invece Uma Thurman ogginon tace e apre uno squarcio enorme sulla verità dei fatti. Con tanto di ammissione della sua indiretta complicità nell’accettare un trattamento del genere perché impossibilitata a cambiare le cose: “Sono una delle ragioni per cui una giovane ragazza si sarebbe avventurata nella sua stanza da sola, come facevo io. Quentin ha avuto Harvey come produttore esecutivo di Kill Bill, un film che simboleggia il potere femminile. E tutti questi agnellini entravano dal macellaio perché erano convinte che nessuno in quella posizione avrebbe fatto loro qualcosa di illegale, ma lo facevano” racconta Uma Thurman nella sua intervista. Lei stessa svela che quando aveva 16 anni, agli inizi della sua carriera cinematografica, incappò in un attore di 20 anni più vecchio dopo un incontro al Greenwich Village. Anche Uma Thurman fu abusata. “Cercai di dire di no, piansi, feci tutto quello che potevo. Mi disse che la porta era serrata ma non provai nemmeno a scappare e provare a vedere che non fosse così. Quando rientrai a casa, mi ricordo che rimasi davanti allo specchio e guardavo le mie mani. Ero arrabbiata perché non sanguinavano, non c’erano ferite. Una cosa così cambia le carte in tavola. Credo di essere diventata meno accondiscendente da allora” rivela Uma parlando della prima violenza subita.

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Essere meno accomodante non le servì troppo con Harvey Weinstein: Uma Thurman racconta come ci parlasse spesso di progetti lavorativi, cosa che potrebbe averle fatto sottovalutare molti segnali. “Non mi sentivo minacciata, mi sembrava che fosse idiosincratico, tipo uno zio un po’ stravagante ed eccentrico”. L’attrice rivela che il primo tentativo di approccio fu duante un colloquio lavoativo, quando Weinstein la condusse a sua insaputa in un bagno turco dopo una serie di porte e corridoi. Lei, vestita di tutto punto, lo apostrofò dicendogli che la situazione era ridicola. L’ex mogul non la prese bene e dopo qualche tempo diede il via al primo vero assalto a Uma Thuman, al Savoy di Londra. “Mi teneva giù, provava a ficcarsi sopra di me. Provava ad esporsi, fece tutta una serie di cose molto spiacevoli. Ma non riuscì a mettermi alle strette e a forzarmi. Ti senti come un animale che si dimena, tipo una lucertola. Cercavo di fare di tutto per riportare le cose sulla retta via. La mia via, non la sua” svela l’attrice. Fu questo il punto di non ritorno del rapporto di Uma con Weinstein: nonostante i mazzi di fiori di scuse e un nuovo invito a discutere di progetti lavorativi, cui Uma andò con l’amica Ilona Hermann make up artist di Robert De Niro, l’attrice aveva preso una decisione e la comunicò al produttore. “Se fai quello che hai fatto a me ad altre persone, perderai la carriera, la reputazione e la famiglia, te lo giuro” ricorda l’attrice evocando il momento. Non ricorda altro, ma è sufficiente così. Perché Weinstein la lasciò in pace, ma la sua vendetta personale fu eseguita conto terzi. Quentin Tarantino, il regista che più di tutti ha saputo esaltare il talento di Uma Thurman, fu tirato in mezzo. E le dichiarazioni di Uma Thurman diventano ancora più feroci, dolorose, crudissime. Fanno male, tanto. A chi l’ama follemente nelle sue interpretazioni più belle, a chi ha sempre visto il rapporto Uma Thurman Quentin Tarantinocome la quintessenza del mutuo talento, a chi ha consumato Pulp Fiction e Kill Bill 1&2 fino a cavarsi gli occhi. Il dolore di Uma è universale, le sue paure finalmente esposte, rese pubbliche, inappellabili. È la condanna definitiva di uno dei registi più bravi di sempre, che ha piegato la testa di fronte al potere di Weinstein che gli produceva i film. Abusi di potere su abusi di potere, nonostante Uma Thurman si fosse confidata con lui sugli atteggiamenti del produttore, e Quentin Tarantino avesse affrontato Weinstein in merito al comportamento nei confronti della sua attrice feticcio. Le scuse di Weinstein erano arrivate, ma poi c’è stato un episodio che ha reso Uma furiosa con Tarantino. Quello della costrizione a girare una scena di Kill Bill che le è quasi costata la vita.

Il racconto che Uma Thurman fa di quel momento è devastante. I ricordi sono sale su ferite aperte. La sua volontà completamente sottomessa alle esigenze di scena, Tarantino che non accetta il suo no e la convince nonostante lei non se la sentisse. La scena di Uma che guida personalmente l’auto blu che la porta da Bill, una delle più iconiche del cinema contemporaneo, la Thurman non la voleva girare. Non se la sentiva, i tecnici le avevano detto che l’auto non era sicura e lei preferiva che la sua stunt la girasse. Ma Tarantino insistette. “Ero in una scatola della morte, il sedile non era fissato bene, era una strada sabbiosa e non una via tutta dritta” E alla fine ci fu l’incidente che spedì Uma in ospedale e ruppe definitivamente i giochi. Ciò che fa male è guardare il video della scena, visto che la Thurman è riuscita ad avere dopo 15anni le riprese esterne di ciò che avvenne durante l’incidente. Dopo questo episodio, litigò duramente con Tarantino. “L’ho accusato di volermi uccidere. E lui era furioso perché, penso comprensibilmente, non pensava di avermi quasi ammazzata” rivela l’attrice. Da allora i rapporti tra loro sono stati molto difficili e non hanno più lavorato insieme: Uma racconta che si è sentita completamente impotente di fronte a certi comportamenti di quello che per lei era come un fratello. Fa malissimo leggere di Uma Thurman abusata da Quentin Tarantino, non sessualmente ma psicologicamente, visto che il regista ci ha tenuto a girare personalmente le scene dove il personaggio di Uma viene umiliato. Quando Michael Madsen le sputa in faccia, in realtà lo sputo fu di Tarantino. E quando la giapponesina Gogo cerca di soffocare la Sposa con la catena, era Tarantino a stringere di persona.

Ciò che finisce di spaventare chi si avventura nel racconto di Uma Thurman è che poi, nel successivo Grindhouse che Tarantino ha girato assieme a Robert Rodriguez, con Rose McGowan tra le protagoniste che sfoggia un inedito biondo Thurman, il protagonista Kurt Russell è un pazzo ex stuntman che si diverte ad uccidere ragazze giovani proprio coinvolgendole in incidenti di macchina. Inquietante, da stare male per giorni solo a pensarlo. Ma Uma Thurman nel 2018 ha cambiato tutto. “Mi ci sono voluti 47 anni per smettere di nominare come “amorevoli” le persone che sono cattive con te. Ci è voluto tempo perché penso che da giovani siamo condizionate a pensare che la crudeltà e l’amore sono collegati in qualche modo. È da questo che dobbiamo evolverci” conclude Uma Thurman nel suo intervento. Che ci lascerà riflettere per giorni, sempre più vicine e vicini a chi ha scelto, finalmente, di parlare.