Artemisia Gentileschi ovvero: la prima grande artista italiana. Già. La Artemisia Gentileschi pittrice di scuola caravaggesca, è stata la prima donna a farsi spazio e a ottenere credito in un mondo tradizionalmente riservato agli uomini. Avete presente quando ancora oggi, nel 2018, vi sentite dire che le donne devono stare a casa a fare i figli e a cucinare? Beh, immaginate alla sua epoca, fra il 14esimo e 15esimo secolo. E immaginate che, pur avendo la fortuna di un padre che ne riconosceva il talento, e la spingeva a coltivarlo (come fanno oggi, di nascosto, alcuni padri nei paesi integralisti islamici), Artemisia doveva conciliare l’arte con le faccende domestiche perché la madre, Prudentia Montone, è morta quando era ancora una bambina e il suo ruolo le era ricaduto addosso. Alcune delle sue opere, Giuditta che decapita Oloferne su tutte, sono tra i massimi capolavori del 600. La prima dei sei figli di Orazio Gentileschi, pittore pisano di discreta fama e fortuna. Grazie alla frequentazione, probabilmente soltanto indiretta, di Michelangelo Merisi, è diventata una delle più autorevoli esponenti della scuola caravaggesca. La delicatezza del tratto e i giochi di luce dei suoi quadri sono alcuni dei marchi di fabbrica di Artemisia Gentileschi, caratteristiche ricorrenti al pari della sua propensione a raffigurare costantemente donne coraggiose e indomite. Ma Artemisia Gentileschi chi era davvero?

Artemisia Gentileschi biografia e opere della pittricepinterest
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Artemisia Gentileschi biografia. Nata a Roma l'8 luglio 1593 Artemisia Lomi Gentileschi (sopra, un suo autoritratto) frequenta sin da piccola la bottega del padre, contravvenendo ai dettami del tempo. Come dicevamo, infatti, all'epoca l'arte era una faccenda da uomini. Quando Artemisia è appena 18enne, il padre accetta una commissione dai Borghese per la decorazione della loggia del Casino delle Muse insieme al collega Agostino Tassi. Tassi, 30enne e noto donnaiolo, ne approfitta per abusare della giovane pittrice in casa loro. Una vicenda dolorosa che padre e figlia tacciono per un anno, prima di denunciarlo. E ovviamente, quando si decidono a farlo, al processo Artemisia viene accusata di essere stata consenziente, e le viene chiesto perché aveva atteso così tanto a parlare (vi ricorda qualcosa?). Per riparare all'offesa arrecata Agostino Tassi promise di sposare la giovane, ma non mantenne la parola, anche perché era già spostato segretamente con un’altra donna. Intanto la ragazza, costretta ad accettare l’offerta perché disonorata, si ritrovò a doverlo frequentare e a non poter accettare la corte di altri pretendenti. Per cui il padre spinse per farlo processare. Nonostante testimonianze comprate, soprusi, sonetti canzonatori e minacce, Tassi alla fine fu condannato ai lavori forzati, pena che peraltro eluse scappando. Ancora oggi la polemica è aperta e anche la figura di Tassi artista viene messa spesso in discussione e ripudiata da parte della comunità degli appassionati d’arte proprio per via dello stupro che ha commesso. Anche Michela Murgia, nel 2017, durante una puntata del programma di Raitre Quante storie, si è trovata a dover stroncare con sdegno un libro biografico su Agostino Tassi in cui veniva descritto come “un maestro dell’erotismo” e il “presunto stupratore di Artemisia Gentileschi”.

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Durante quel lungo e tortuoso procedimento giudiziario prende vita l'opera più nota di Artemisia Gentileschi: Giuditta e Oloferne (che vedete qui sopra). Nel volto di Giuditta è riconoscibile quello della stessa pittrice, mentre in quello di Oloferne decapitato l'immagine del suo stupratore. Lo scandalo suscitato dal processo, comunque, era troppo grande: Artemisia Gentileschi a Roma non poteva più starci, la sua reputazione era compromessa. Riparò a Firenze assieme a Pierantonio Stiattesi, modesto pittore sposato pochi mesi prima e con cui ebbe quattro figli. Qui vede la luce un'altra pregevole creazione di Artemisia Gentileschi: Conversione della Maddalena. Dopo una storia d'amore breve ma appassionata con Francesco Maria Maringhi, rampollo di una ricca famiglia fiorentina, un fugace ritorno a Roma, un breve periodo veneziano, Artemisia Gentileschi a Napoli trovò sistemazione definitiva e qui trascorse l’ultima parte della sua vita. Le cronache raccontano di un viaggio compiuto da Artemisia Gentileschi a Londra per realizzare un progetto con il padre Orazio, ma la morte dell'uomo nel giro di pochi mesi vanificò il tutto. Anche Artemisia morirà a Napoli il 14 giugno 1653, vittima di un’epidemia, e verrà sepolta nella Chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini. Ma il suo sepolcro, identificato semplicemente dalla scritta “Heic Artemisia” è andato perso durante i lavori di ricollocazione della chiesa.

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Artemisia Gentileschi, autoritratto come suonatrice di liuto

Artemisia Gentileschi opere. Nei dipinti di Artemisia Gentileschi la scuola caravaggesca e la sua impronta sono evidenti per gli innovativi giochi di luce, oltre che per la maestria nell’uso dei colori e i tratti. È strabiliante l'elenco delle principali opere di Artemisia Gentileschi: Susanna e i vecchioni, probabilmente il suo primo dipinto importante, è databile addirittura al 1610, quando la giovane pittrice aveva appena 16 anni. Capolavoro precoce è anche la Madonna con Bambino, che anticipa di poco Giuditta decapita Oloferne. Opera successiva di Artemisia Gentileschi è Danae, mentre al periodo fiorentino risalgono quadri come Minerva, Autoritratto come martire, Conversione della Maddalena, Autoritratto come suonatrice di liuto, Giuditta con la sua Ancella. Ultimo dipinto toscano di Artemisia Gentileschi è Santa Caterina. Tra i quadri successivi si distinguono Cleopatra, Allegoria della Pittura, Lucrezia. Una delle prime opere napoletane di Artemisia Gentileschi è Clio, seguita da Aurora, Davide e Betsabea, Ratto di Lucrezia, Adorazione dei Magi. Bellissimo è un altro straordinario dipinto di Artemisia Gentileschi, Autoritratto in veste di Pittura, realizzato tra il 1638 e il 1639 ed esposto a Kensington Palace a Londra. Artemisia Gentileschi, libro.

Diventata nei secoli un'icona femminista, Artemisia Gentileschi ha affascinato scrittori e critici. Tra i libri che le sono stati dedicati spiccano due romanzi, Artemisia di Alexandra Lapierre e soprattutto La passione di Artemisia, scritto da Susan Vreeland. Artemisia Gentileschi film. Alla straordinaria pittrice italiana è stato dedicato un film, Artemisia – Passione Estrema, diretto nel 1997 da Agnes Merlet. Nel 2010 Ellen Weissbrod ha realizzato un documentario, A woman like that, su Artemisia Gentileschi pittrice, donna e madre. Per tutta la vita, Artemisia Gentileschi, tradita durante il processo persino da una cara amica che le testimoniò contro, probabilmente corrotta da Tassi, ha sviluppato il tema della solidarietà femminile e dello stupro per lanciare un messaggio alle altre donne. Dei suoi detrattori, anche tanti altri artisti, che hanno continuato a tormentarla e sbeffeggiarla dopo morta, pochi ricordano i nomi, qualcuno è finito nel dimenticatoio. Il messaggio di Artemisia Gentileschi, invece, ha attraversato forte e chiaro i secoli. E oggi lo riceviamo ancora.

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