Delle coste frastagliate a picco sul Mar Ionio ha le onde delle ciocche mosse a picco su occhi lago. Delle rue che si rincorrono per tutta la Provenza ha i lineamenti sottili, affilati, affusolati. Delle statuarie vette bavaresi, la passione mitigata al rigore dietro e di fronte la cinepresa. Ariane Labed è nomade nel corpo, un delicatissimo puzzle di ecosistemi. Ariane Labed è nomade nelle origini, greco-franco-tedesche. Ariane Labed è la 34enne attrice nomade di professione. Perché per vivere, interpretare, parafrasare le vite degli altri sullo schermo, non puoi che esserlo. Ariane Labed è Nomade come un bouquet che sa di quercia, prugna e fresia, come una fragranza in viaggio e che, mentre compie quel viaggio, si arricchisce di sapori, sfumature, sensazioni. Volutamente senza fissa dimora, volutamente senza un unico orizzonte da raggiungere, l’ode olfattiva del nuovo profumo Chloé Nomade si fa donna, si umanizza, si ammorbidisce nel e col volto di Ariane Labed, testimonial della maison fondata da Gaby Aghion. La couturière, metà parigina metà egiziana, che negli anni Cinquanta scrive la storia della couture gentile seduta al suo café (de Flore).

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Se i colori della Aghion vengono dall’Egitto e sanno di ambra, nocciola, albicocca, quelli di Ariane rimano à la perfection con il cady di seta di camicie vittoriane, con il velluto vino di blazer equestri, con il denim blue del cashmere che scalda clavicole e cuore. Il volto di Ariane Labed su Instagram non lo troverete, sta piuttosto nascosto dietro i copricapi di Maria Maddalena e quelli dell’ordine dei Templari di Assassin's Creed. Lo troverete nel dolore bianco di Alps del regista greco Yorgos Lanthimos e nella distopia bellica di Gli uomini e il fuoco, quinto episodio della terza stagione di Black Mirror. E ancora, nella fantascientifica rappresentazione dei sentimenti di The Lobster, ancora sul set (e forse non solo) con il conterraneo Lanthimos. Il sorriso onesto di Ariane Labed lo scoverete dietro alla Coppa Volpi, alzata al cielo durante la 67esima Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia per Attenberg di Athina Rachel Tsangari. Perché chiedersi cosa e dove sia casa. Casa è ovunque, in ogni momento vissuto, persona incontrata, ogni volta che ci perdiamo nell'attimo, spontaneamente.

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