Per loro farebbe ogni cosa. Lo aveva già dimostrato due anni fa rientrando a pieno titolo tra le madri single che preferiscono trascorrere il tempo con la prole piuttosto che con eventuali flirt. Charlize Theron liquidò, infatti, due anni fa, Sean Penn dedicando anima e corpo al figlio Jackson (nella foto sotto), nato nel 2011 e adottato nel 2012, e adottando, subito dopo la fine della relazione d’amore con il collega, da sola, August, un paio di anni più piccola del fratello.

Conosciuta anche per il suo côté filantropico a difesa dei diritti delle donne, degli omosessuali e degli animali, ora Charlize torna a fare parlare della sua veste di super mamma dopo avere affermato che potrebbe lasciare gli Stati Uniti «perché l’odio razziale nel Paese mette a repentaglio la sicurezza dei miei figli», come ha rivelato la star sud-africana naturalizzata americana nel 2008 il 12 aprile a Elle America.

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L’infinito amore per i suoi figli e l’odio razziale che si respira negli Stati Uniti diventato ancora più violento, a detta della Theron, da quando Donald Trump è Presidente, hanno portato l’attrice, madre bianca di due bambini neri di origine sud-africana, a pensare di lasciare il Paese.

«Ci sono posti in questo Paese dove, se trovassi un lavoro, non lo prenderei. Non vorrei viaggiare con i miei bambini in alcune parti dell'America, e questo è un problema. Se continua così, potrei dover lasciare l'America perché l'ultima cosa che voglio è che i miei figli non si sentano sicuri», continua l'attrice che afferma che essere cresciuta durante l'apartheid in Africa del Sud le ha fatto prendere coscienza dell'importanza dell'uguaglianza e della difesa dei diritti umani.

«Voglio che sappiano chi sono, e voglio che siano così dannatamente orgogliosi di quello che sono. Voglio insegnare loro a credere in loro stessi, l'ho promesso a me stessa quando li ho portati a casa. Hanno bisogno di sapere da dove vengono e di esserne fieri. Ma è necessario che sappiano che vivranno in un clima diverso da quello in cui ho vissuto io e che sappiano anche fino che punto questo è ingiusto».