Incontro fiume con Evan Rachel Wood, protagonista di Westworld (prima e seconda stagione). Incontro in cui si parla - tra le righe - tanto della serie tv cult di HBO quanto di quella carriera intensa sin da quando a 16 anni vince come Attrice Rivelazione a Cannes passando per la nomination al Golden Globe per il ruolo di Tracy, nel film Thirteen diretto da Catherine Hardwicke. Dopo numerosi ruoli sotto la direzione di registi del calibro di Ron Howard, Julie Taymor, Darren Aronofsky e Robert Redford, una relazione intensa con Marilyn Manson, un matrimonio e un figlio con Jamie Bell, Evan Rachel Wood oggi ritrova la stabilità nella più grande passione della sua vita, la recitazione, la stessa che l'ha condotta a Los Angeles a soli 9 anni (per le primissime audizioni). Nella seconda stagione di Westworld, Evan Rachel ritorna nei panni di Dolores Abernathy, in una versione dark, ed emotivamente più complicata rispetto alla precedente. L'abbiamo incontrata per farci raccontare l'evoluzione del suo personaggio "westworldiano".

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Come cambia Dolores in questa stagione?
Non è più la vittima innocente della prima stagione, è decisamente più spietata, non solo nel carattere ma anche nel modo in cui si muove e come si veste. Ho abbandonato il mio vestito blu, a cui ero molto affezionata, e indosso abiti molto più eleganti. È stata molto dura recitare senza sapere quello che sarebbe successo, noi attori eravamo fortunati quando avevamo due pagine di dialogo al giorno, così da poter indovinare quello che sarebbe successo. In questa stagione (il regista ndr) fa quello che vuole, credo che succederà a ogni nuova stagione, dovrò costantemente reinventare il mio personaggio.

Sempre a cavallo?
Si, anche in questa stagione, ma è più complicato perché ho in mano un fucile e lo devo usare mentre galoppo, un’esperienza che non so se potrò ripetere come attrice! Fortunatamente sono cresciuta tra gli animali e ho imparato a cavalcare quando ero bambina.

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Cosa ci possiamo aspettare dalla fine di questa stagione di Westworld 2?
Il tema principale dello show è il dolore, come spesso accade nella vita, le rivelazioni più importanti o le crescite spirituali più illuminanti vengono dalla sofferenza. Spesso il dolore e la sofferenza hanno connotazioni negative, ma in realtà, proprio come la carta della morte nei Tarocchi, non significa necessariamente morte, ma piuttosto cambiamento, significa allontanarsi da qualcosa di negativo. Il dolore mi fa sentire viva, non voglio dimenticarlo, fa parte del mio destino, del mio passato ma anche di quello che sarò in futuro. Il dolore nella vita spesso è necessario, ci aiuta a crescere.

In che modo Dolores ha cambiato la sua vita?
Dolores ha dato un nuovo senso alla mia carriera e anche alla mia vita personale. Recentemente, grazie a lei, ho avuto il coraggio di presentarmi a Washington per testimoniare di fronte al Congresso per aiutare a far approvare la legge a favore delle vittime degli abusi sessuali in tutti gli stati Americani. Dolores mi ha resa cosciente del fatto che non potevo più far finta di niente, e come sopravvissuta, madre, attrice e attivista ho voluto raccontare la mia storia personale in modo da poter sostenere e tutelare l’incolumità di altri 25 milioni di persone che soffrono o hanno sofferto esperienze simili. A volte i ricordi sono tutto ciò che hai, per me era importante ricordare l’aspetto positivo del mio passato.

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Evan Rachel Wood al Congresso per aiutare a far approvare la legge a favore delle vittime degli abusi sessuali in tutti gli stati Americani

Qual è l’impatto dei social media nella sua quotidianità per una persona pubblica come lei?
Ho paura delle guerre, ma se devo essere sincera ho più paura di qualcuno che possa compromettere un mio profilo e appropriarsi di una parte della mia vita privata. Siamo fragili, viviamo in un periodo storico dove tutto viene esposto, non solo quello di cui dovremmo essere a conoscenza, ma anche i segreti che possono rovinare la politica di un Paese. Siamo facilmente manipolabili, pensiamo di avere completa libertà di pensiero anche se non è vero. Rendere pubblica la nostra vita non è più un problema, non importa se le nostre informazioni vengono condivise da milioni di estranei. Credo che in questo mondo corrotto e saturato da dati di qualsiasi tipo, veri e falsi, essere liberi e onesti sia rivoluzionario. Per questo ho testimoniato di fronte al Congresso, non sono stata l’unica a essere coraggiosa e raccontare la verità allo scopo di cambiare il mondo e renderlo più onesto e trasparente.