Conoscete quel modo di dire “è talmente povero che gli sono rimasti solo i soldi”? C’è stato un momento storico, negli anni 70, in cui qualcuno lo ha sicuramente pensato di Jean Paul Getty, il magnate del petrolio che nel 1973 lasciò di stucco mezzo popolazione mondiale per una sua dichiarazione shock, una vicenda raccontata nel film Tutti i soldi del mondo, di Ridley Scott. e nella serie tv di Danny Boyle Trust. Nel 1973 Getty, capostipite di una famiglia che continuava a generare cloni contrassegnati dallo stesso nome (suo o del padre) più la numerazione che gli spettava in cronologia, si trovò nella condizione di dover pagare il riscatto dell’omonimo nipote 16enne, rapito in Italia dalla ‘Ndrangheta. E nonostante fosse al momento l’uomo più ricco del pianeta, dichiarò di non poterlo fare, adducendo una scusa agghiacciante. E con questo si procurò una fama peggiore di Ebenezer Scrooge, il protagonista senza cuore di Canto di Natale di Dickens. Ma perché Jean Paul Getty era così arido e attaccato ai soldi da mettere a rischio la vita di un nipote e tenere in casa il telefono a gettoni, nel caso in cui gli ospiti chiedessero di usarlo? Nella sua biografia si possono trovare circostanze che lo hanno portato a diventare così? O lo è sempre stato?

No, Jean Paul Getty non è nato povero come si può immaginare. Quando nasce il 15 dicembre 1892, il padre è un avvocato di successo, George Franklin Getty, che nel 1903 ha fondato la Minnehoma Oli Company, in Oklahoma. Il petrolio era ancora un grande, nuovo business e chi ci investiva vedeva giusto. Getty senior inizialmente trasferisce in Oklahoma tutta la famiglia, per poi spostare tutti a Los Angeles, una volta avviata bene l’attività. Jean Paul frequenta tutte le scuole qui, si laurea alla University of Southern California, poi frequenta la University of California di Berkeley. Poi Oxford, in Inghilterra, dove si laurea in Scienze Politiche ed Economiche. Insomma, anche se al momento buono avrà da investire i soldi di papà, non si può dire che moltiplicarli a dismisura, come farà, sia stato un gioco da ragazzi. Tornato negli Stati Uniti, Getty si concentra sull’impresa petrolifera del padre e inizia a vendere e comprare contratti di leasing. A 24 anni aveva la sua compagnia personale e aveva già guadagnato il suo primo milione di dollari, una cifra spaventosa, per l’epoca. Come si dice quando qualcuno straricco continua ad accanirsi a lavorare? “Io al posto suo mi godrei la vita”. È quello che fa il giovane Jean Paul Getty. Che incorpora la sua compagnia a quella del padre e si ritira per spendere tutto quel denaro, sufficiente a trascorrere un’intera vita decorosissima, e anche oltre.

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Cosa successe in quei tre anni, in cui viveva di rendita, non è facile stabilirlo. Getty faceva la bella vita, ma nessun divertimento smodato poteva averlo impoverito tanto da dover tornare a lavorare col padre. Invece è quello che fece. È facile immaginare che, semplicemente, il ragazzo si fosse accorto che c’era qualcosa che lo divertiva e appagava più della vita mondana: come fare soldi. Insieme al padre, continuando a sfruttare giacimenti di petrolio, ammassano una quantità di denaro incalcolabile. Nel 1930, con la scomparsa del padre George, Jean Paul eredita 500mila dollari personali e diventa il presidente della compagnia al suo posto, mentre la madre continua a controllarne gli interessi. Da quel momento, privo di freni, Getty si scatena in una politica petrolifera sfrenata, tentando anche azzardi come la conquista della zona neutrale fra Kuwait e Arabia Saudita, dove vengono scavati pozzi generosissimi.

A differenza di Scrooge, però, Jean Paul Getty si sposa. E anche svariate volte. Cinque, per la precisione. La prima moglie si chiamava Jeanette Demont, portata all’altare nel 1923. Con lei ha avuto il suo primogenito, George Franklin Getty II. Nel 1926 è già sposato con un'altra donna, Allene Ashbay, che dura solo due anni per lasciare il posto ad Adolphine Helme, con cui avrà il figlio Jean Ronald. In quel periodo, Jean Paul Getty coltiva un altro amore destinato a essere molto più stabile: il collezionismo d’arte. Già da ragazzo aveva iniziato a investire anche nell’arte. È interessato a tutto: opere classiche greche, romane, etrusche. Manoscritti miniati. Disegni. Sculture. Pitture. E anche fotografia d’autore. Per le sue mani passano opere del rinascimento e fiamminghe. Rembrandt, Van Gogh, Turner, Manet. Nel 1932, intanto, sposa la star del cinema muto Ann Rock, da cui ha due figli John Paul II e Gordon. Divorziano nel 1935. Per quattro anni Jean Paul si tiene lontano dall’altare, poi nel 1939 impalma la sua quinta e ultima moglie, la cantante Louise Teddy Lynch da cui ha l’ultimo figlio, Timothy, prima di (indovinate?) divorziare nel 1958.

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Sui suoi legami calerà l’ombra della malasorte. Timothy morirà nel 1958 per un tumore al cervello a soli 12 anni. Ma l’annus horribilis dei Getty è il 1973, quando George II muore per un’overdose di antidolorifici e il nipote John Paul III viene, appunto, rapito a Roma, a piazza Farnese. Il riscatto è di 17 milioni di dollari, una cifra che il patriarca può permettersi tranquillamente, visto che il suo patrimonio è valutato intorno ai mille miliardi. Invece, la sua risposta alla madre del ragazzo, che rimarrà nella storia, è più o meno: “ho 14 nipoti, se dovessi pagare, poi li rapirebbero tutti”. Il ragazzino è un tipo problematico, a 15 anni è già dipendente dagli stupefacenti – siamo negli anni 70: pochi non lo erano – e bivacca spesso a Campo de’ Fiori, Piazza Navona, Santa Maria in Trastevere, dove vende collanine e quadretti fatti da lui. Forse il nonno lo confronta con se stesso e le sue ambizioni alla stessa età. Si rifiuterà di pagare persino quando i rapitori gli recapiteranno un orecchio del nipote. Come racconta il film Tutti i soldi del mondo (Getty era stato interpretato inizialmente da Kevin Spacey, poi dopo lo scandalo molestie, è stato sostituito da Christopher Plummer), a trovare una cifra molto inferiore, un miliardo e 700 milioni di lire, pur di salvarlo. Solo con l’arte Jean Paul Getty non sarà mai avaro. Donò parte della sua collezione al Museo d'Arte di Los Angeles e fondò il J. Paul Getty Museum Trust nel 1953. L'anno seguente aprì nella sua fattoria, a Malibu, il J. Paul Getty Museum. Nel 1959 si trasferisce in Inghilterra, nel Surrey, in una magnifica tenuta del XVI secolo chiamata Sutton Place e continua a lavorare da lì. Morì di infarto nella sue reggia il 6 giugno 1976, senza più essersi risposato. Il suo corpo è stato sepolto a Malibu, in una tomba inaccessibile al pubblico per sua volontà. Chissà perché.