Esattamente 50 anni fa usciva nelle sale Rosemary's Baby di Roman Polanski. Siamo nel 1968, anno rosso per molti aspetti. Anche il cinema ha dato il suo contributo simbolico alla causa; nasce infatti in quest'anni l'estetica splatter/gore, anche se questo film di Polanski sta sempre un passo indietro facendoci intuire il peggio ma non facendocelo mai vedere. La protagonista della pellicola è la bellissima e giovanissima (allora ventitreenne) Mia Farrow, che prima di diventare la musa di Woody Allen, sale alla ribalta con questo film con un tono chiaramente molto meno tragicomico dei futuri ruoli alleniani. Al centro della storia abbiamo la vicenda di una giovane coppia, Rosemary (Mia Farrow) e Guy (John Cassavetes) che si trasferiscono nell'Upper West Side newyorkese e finiscono per essere le prede di una strana società elitario-esoterica. Alla fine Rosemary partorirà l'Anti-Cristo con tutte le tragiche implicazioni del caso.

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Il capolavoro di Polanski è ancora esteticamente attualissimo perché ci dice molto sul ruolo e le implicazioni dell'aspetto esteriore per le donne nella società. Nel film infatti i cambiamenti di aspetto di Rosemary sono indicativi del suo peggioramento psicologico; e tutti dagli amici al marito alla vecchia vicina di casa bohémien non fanno che sottolinearlo ingenerando nella protagonista un malsano senso di colpa. Estremamente significativa la scena del taglio di capelli di Mia Farrow che coincide con il crescere dei dolori provocati dal figlio satanico che è in lei. La Farrow in questa pellicola ci rimanda sia all'aspetto skinny e androgino di Twiggy che alla Patricia di À bout de souffle di Godard, ovviamente il tutto con molta meno leggerezza e spensieratezza. Al taglio di capelli è associato l'iconico outfit della camicia da notte azzurra, che diventa quasi un abito monacale per Rosemary che si trova tagliata fuori da tutti i rapporti sociali nel corso della gravidanza.

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È diventato molto emblematico a livello mediatico anche il vestito rosso con il colletto bianco che Rosemary indossa per andare poco dopo a una festa. Il motivo? Kate Middelton ne ha indossato uno molto simile questa primavera uscita dall'ospedale con in mano il terzogenito della Royal Family e ovviamente il web non ha esitato a evidenziare il parallelismo...

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Il film non è solo un miracolo visivo per i costumi che lo stesso Polanski ha voluto curare in maniera maniacale, ma è anche a suo modo diventato un fenomeno di costume inserendosi nella polemica #metoo. Tra un Polanski che è stato depennato dai membri dell'Academy dopo essere stato condannato per avere stuprato e drogato una modella tredicenne nel '77 e una Farrow che invece nella vita reale è madre del trentenne Ronan Farrow, il giornalista del The New Yorker, Premio Pulitzer per aver portato alla luce il caso Weinstein. Una chiave di lettura, l'ennesima, di un film che da mezzo secolo è un mistero?

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