Isabelle Adjani compie 63 anni e da quando ne ha compiuti 40, in un tempo in cui a 40 anni una donna non era una ragazzina, intorno a lei si è creata un'aura che ne smussa i lineamenti come l’effetto blur di Photoshop. O uno di quegli incantesimi dei vampiri di Laurell K Hamilton, che li fa sembrare bellissimi. Bellissima però lo è sempre stata, lo era – ancora - in blu pavone nel maggio scorso alla sfilata di Christian Dior Couture Cruise Collection, dove non ha mai tolto gli occhiali da sole forse nei primi segni di pudore alla Greta Garbo. In realtà, è stata lei la prima a sembrare una ragazzina a 40 anni ("Quando sento Gloria Swanson in Viale del Tramonto, dire che è 50enne, a me sembra una 70enne di oggi", ha detto lei stessa). E poi tutte dietro a seguire l’ispirazione, comuni mortali comprese. Ne aveva 39 quando ha girato La regina Margot, in cui interpretava la 19enne Margherita di Valois. Ne aveva 40 quando ha interpretato Diabolique con Sharon Stone. Le donne francesi sono le più belle? Anni fa un piccolo saggio andato a ruba (Le francesi non ingrassano, Sperling & Kupfer) spiegava che sicuramente non ingrassano pur mangiando cose grassissime, e non per genetica. Un sondaggio poco più recente svelava invece che gli uomini francesi hanno un debole per le italiane. Infatti un’altra bellezza per cui sono impazziti, Monica Bellucci, ricorda vagamente i canoni della Adjani: ovale perfetto, capelli castani, espressività dignitosamente contenuta. Proprio quest’ultima voce è sempre stata l’unica possibile a cui si sono appellati i (pochi) detrattori di Isabelle Adjani: accusarla di avere la stessa identica espressione quando il suo personaggio è triste o è euforico. L’hanno persino accusata di ridere poco per non farsi venire le rughe.

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Frottole. Al netto delle chiacchiere, al netto della bellezza, Isabelle Adjani film ne ha girati molti e ha ricevuto due candidature all’Oscar (con Adele H. - Una storia d'amore, nel 1976, e con Camille Claudel, nel 1990). È l’attrice francese che ha vinto il maggior numero di premi César (5 su 8 candidature). Ha vinto un Orso d’Argento e un sacco di altri riconoscimenti internazionali. Un destino non scontato, ai tempi, per la figlia di due immigrati. Il padre era infatti un algerino (severissimo: in casa loro non c’erano specchi). La madre tedesca (infatti Isabelle parla il tedesco fluentemente come il francese). Insomma, non proprio una figlia di Napoleone doc, anche se è nata a Parigi il 27 giugno 1955 ed è cresciuta nel 17esimo arrondissement. Ha debuttato nel cinema per bambini a soli 14 anni e interpretato altre parti di gavetta fino al successo con Lo schiaffo di Claude Pinoteau, in cui viene notata definitivamente a 19 anni. Sembra una 13enne, ma vince il David di Donatello come migliore attrice esordiente straniera. Da lì, lavora con i più grandi registi. Con François Truffaut per Adèle H., con Werner Herzog in Nosferatu, il principe della notte (remake del cult di Murnau del 1922), con Roman Polanski in L'inquilino del terzo piano. Il secondo film che le procura una candidatura all’Oscar, il biografico Camille Claudel, diretto da Bruno Nuytten, se lo produce da sola. Non vince, ma si aggiudica l’Orso d’Oro a Berlino.

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Isabelle Adjani a Cannes 1981

Con Nuytten, regista di Camille Claudel, ha il primo figlio, Barnabe. Ma è il secondo figlio, Gabriel-Kane Day-Lewis che finirà maggiormente sotto i riflettori. Intanto, perché suo padre è Daniel Day-Lewis, che oggi nell’ipnotico film Il filo nascosto è un maturo e noioso stilista, ma al tempo era uno di quelli di cui ci si chiedeva se fosse l’uomo più bello del mondo. Di sicuro, uno degli attori più strepitosi. Una coppia formata dall’uomo più bello del mondo e la donna più bella del mondo suscitava parecchio interesse nell’opinione pubblica. Figuriamoci quando hanno messo al mondo anche un figlio, su cui si facevano speculazioni di futuri miracoli della genetica umana. E infatti oggi il ragazzo, che ha 23 anni e fa il modello, non ha deluso le aspettative, è bellissimo. Ma non fu questo l’unico dettaglio che fece parlare della coppia, quanto il fatto che il bambino è nato quando la storia fra papà e mamma era già finita. Daniel Day-Lewis è sempre stato un bello un po’ maledetto (a un certo punto aveva mollato la carriera di attore per fare il ciabattino in Toscana) e dopo una storia durata sei anni con Isabelle decise di lasciarla mentre era in attesa. E a far discutere maggiormente fu la modalità. Niente internet, niente email, gli sms ancora per pochi, Daniel scelse il fax per scriverle che era finita.

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Isabelle Adjani oggi è una bellissima 63enne. Forse sfortunata in amore, è vero. Apparentemente single, racconta di non essere stata vittima delle storie alla #metoo per un motivo banale: ha iniziato troppo giovane per essere molestata e quando ormai era abbastanza grande, era troppo famosa perché un produttore o un regista rischiassero di far scappare la star dal set. Ma è comunque un’attivista della parità di genere: “quando i diritti delle donne sono rimessi in questione sono in pericolo i diritti di tutte le minoranze. Attaccare i diritti delle donne è il cavallo di Troia che permetterà di cancellare i diritti delle altre categorie”, ha dichiarato due anni fa in un’intervista all’Espresso, profeticamente. Per lo stesso motivo, quando ritirò il César per Camille Claudel lesse dal palco un estratto de I versetti satanici, il libro per cui lo scrittore Sulman Rushdie si era procurato la fatwa. Ora non girano più le dicerie sulle iniezioni di oro zecchino sottopelle per mantenerla giovane (ma poi, avrebbero mai funzionato?) e invece in film come Carole Matthieu, del 2016, si fa anche imbruttire. Attrice impegnata? Forse. Quello che è sicuro, è che oggi, lei che nel 1996 si è trasferita in Svizzera per sfuggire ai paparazzi, dice: “Di tanto in tanto, l'anonimato mi sembra un nirvana. Non c'è niente di più affascinante che essere un estraneo illustre”. Oggi, senza troppi clamori, chissà dove, chissà come, festeggerà un nuovo compleanno. Chissà con chi. Di sicuro con qualcuno che, guardando quegli occhi come laghi, si sentirà molto privilegiato.