Desiderare tutto di loro: le medaglie, il fisico, i volti, gli addominali, i quadricipiti, i sorrisi bianchissimi, la pelle tesa, la potenza, lo scatto, l’allegria, l’euforia, l’adrenalina, la serotonina e la dopamina. In quante vorremmo essere loro, le quattro atlete della staffetta azzurra 4X400 che hanno vinto la medaglia d'oro ai Giochi del Mediterraneo di Tarragona e hanno posato per una foto in cui sembrano il manifesto di un film d’azione? Solo che loro non sono attrici, sono le protagoniste reali della storia e il web sta impazzendo per loro, tutti vogliono sapere tutto di loro, l’età, la vita privata, cosa mangiano per essere così feline (okay, su questo dobbiamo arrenderci di fronte a ore e ore di allenamento quotidiano). Bisogna imparare tutto su di loro perché con quelle facce ad alto tasso di instagrammabilità c’è il rischio (la speranza) che le si veda in giro spesso, che la moda gli strizzi l’occhio, che qualcuna di loro si sveli un volto televisivo come un’altra atleta italiana, Bebe Vio. Impariamo -anche i profani - i nomi di queste quattro ragazze e cerchiamo di tenerli a mente: sono Libania Grenot, Ayomide Folorunso, Raphaela Lukudo, Maria Benedicta Chigbolu.

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Libania Grenot

Libania Grenot. Ai Campionati Europei del 2016, dopo la vittoria dei 400, Libania Grenot ha dato una bella spallata a un concetto sopravvalutato: la modestia. “Ho fatto vedere chi è realmente la regina d’Europa, ora manca di dominare tutta l’America. Lo sapevo che vincevo, eh!”, ha detto ai microfoni di Raisport con l’aria di chi sa benissimo di poterselo permettere (e in effetti, può). Quel giorno Libania ha fatto anche un upgrade di soprannome, da panterita a pantera. Ma oggi la chiamano The Machine. Nata a Cuba il 12 luglio 1983, figlia di un sindacalista, Francisco Grenot, e di una giornalista, Olga Martinez, Libania ha iniziato a gareggiare nella nazione di origine in campionati juniores (dove si faceva notare). Nel 2001 a L'Avana diventa vicecampionessa nazionale cubana sui 400 m, partecipa ai Mondiali in Canada, ai giochi Panamericani, i campionati Cac di Nassau. I mondiali di Helsinki sono la sua ultima impresa da cubana, perché dopo, arriva la botta di fortuna. Per noi. Perché questa meraviglia velocissima che fa pensare al boccino di Harry Potter - d’oro e inafferrabile – si sposa con un italiano e nel 2008 prende la cittadinanza italiana. E da allora, tutte i suoi successi sono in nostra rappresentanza, anche se dalla fine del 2011 si allena in Florida. Quindi, fra le tante competizioni: secondo titolo assoluto sui 400m nel 2010, vicecampionessa assoluta italiana sui 400m nel 2011 a Torino, quarta ai Giochi mondiali militari di Rio de Janeiro in Brasile. E ora il successo ai Giochi del Mediterraneo.

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Ayomide Folorunso



Ayomide Folorunso. A scuola, a Fidenza, nelle ore di educazione fisica gli insegnanti lo avevano già capito che questa ragazza di origine nigeriana aveva una (due, tre) marce in più. Il suo cognome significa “protetta da Dio” ed è nata ad Abeokuta il 17 ottobre del 1996. Ventidue anni, un fascio di muscoli, uno spirito di squadra spiccato che lei reputa importante (“Io carico loro, loro caricano me”). Quando ride e parla con quella cadenza tenera da concorrente dello Zecchino d’Oro ti viene voglia di averla come best friend forever. “Cosa pensi di poter dare?”, le chiedeva la stampa tre anni fa è lei sgranando gli occhi rispondeva “Il massimo!”, stupita che non fosse scontato. Ayomide Folorunso è italiana praticamente da sempre, qui da noi è arrivata bambina e ha fatto tutte le scuole a Fidenza, alternandole anche agli allenamenti, seguita dall'allenatore Maurizio Pratizzoli. Nel suo curriculum,prima di questo successo: nel 2011 argento al campionato cadette di Jesolo sui 300 m, settembre 2012 vince il titolo sui 400 m hs outdoor, nel 2013 tre medaglie ai campionati italiani allieve. Nel 2013 ottiene la cittadinanza italiana. Nel 2014 (citiamo solo qualcuno dei suoi impegni e successi) vince l'argento nei 400 m hs ai Mediterranei under 23 in Francia. Nel 2015 a Lione stabilisce il nuovo record italiano sui 200 m indoor correndo la distanza in 24"01, durante il Triangolare giovanile indoor tra Francia, Germania ed Italia. Nello stesso anno si arruola in Polizia. Il 16 settembre dello stesso anno, a Milano realizza la nuova miglior prestazione italiana sui 200 m hs in 26"33. Partecipa alle Olimpiadi di Rio dove giunge sino alla semifinale dei 400 m hs. Anche nel suo caso, tante grazie a mamma Mariam e papà Emmanuel, geologo minerario, che si sono trasferiti qui e ci hanno regalato una grande atleta. Ps. ai Giochi del Mediterraneo ha vinto anche l'argento nei 400 ostacoli.

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Raphaela Lukudo. Una vera diva. Il suo profilo Instagram è pieno di foto posate glamour, ma anche quelle che ci scattiamo noi comuni mortali, i selfie allo specchio con il vestito nuovo. È nata ad Aversa, in provincia di Caserta, il 29 luglio 1994 da genitori sudanesi, ma è cresciuta a Modena. Sottile come un giunco, solida come una sbarra d’acciaio, Raphaela Boaheng Lukudo ha iniziato a praticare atletica leggera a Modena nel 2006. Nel 2011, allenata da Mario Romano, ha partecipato ai campionati del mondo allievi di Lilla dove ha conquistato la semifinale dei 400 metri piani (nonostante avesse subito un infortunio), mentre nel 2017 ha vinto la medaglia d'oro ai campionati italiani di Trieste nella staffetta 4×400 metri in team con Chiara Bazzoni, Marta Milani e Irene Baldessari. Dl 2015 è allenata da Marta Oliva. Guardatela parlare durante le interviste: a parte l’overload di maturità per i suoi 24 anni, lasciatevi ipnotizzare dal movimento delle sue mani, una via di mezzo fra il gesticolare italiano e l’eleganza africana.

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Maria Benedicta Chigbolu

Maria Benedicta Chigbolu. È la romana del team. Come Raphaela Lukudo, infatti, anche lei è nata in Italia, nella Capitale, il 27 luglio 1989. Seconda dei sei figli di una insegnante di religione, Paola e di Augustine, consulente internazionale nigeriano. Da come si legge nella sua biografia ufficiale, anche suo nonno Julius Chigbolu è stato un atleta, un celebre saltatore in alto finalista dei giochi olimpici di Melbourne del 1956. Maria Benedicta è stata anche modella, ma poi ha preferito dedicarsi solo allo sport e allo studio. La scoperta della vocazione è arrivata a 16 anni, quando un suo insegnante si rende conto delle sue capacità impressionanti. Maria ha iniziato ad allenarsi al campo romano della Farnesina ed è poi stata reclutata dall’Esercito. Nel suo curriculum vanta un bronzo europeo della 4x400 nel 2016, e il primato italiano con la staffetta azzurra ai Giochi Olimpici di Rio. Fidanzatissima col collega quattrocentista azzurro Matteo Galvan, è pure laureata in scienze dell’Educazione e della formazione. C’è altro?