Uno dei film dell’anno da non perdere è The Wife - Vivere nell’ombra, l’ultimo film di Glenn Close (3 Tony Awards, 2 Golden Globes e 6 nomine Oscar, come dimenticarsi di Attrazione Fatale) appena uscito in Italia, diretto da Björn Runge, con Jonathan Price e la figlia di Glenn Close Annie Starke che la interpreta nella versione giovane di se stessa. Il film è basato sull’omonimo romanzo di Meg Wolitzer, e, attenzione, l'interpretazione di Glenn Close è da Oscar.

Chi è Joan Castleman?
Nel film, Joan è una bravissima scrittrice, anche se suo marito Joe ha la priorità assoluta. Vi garantisco sorprese durante il film, la determinazione di Joan è indistruttibile, anche a costo di vedere sminuito il proprio lavoro.

Si è ispirata a qualcuno per interpretarla?
Mi ricorda tantissimo mia mamma e quelle donne di stampo antico, che si prendevano cura di tutto e di tutti prima di loro stesse, senza aver mai avuto l’occasione di poter realizzare il proprio sogno, sviluppare un proprio talento, tanto era indaffarata a occuparsi dei nostri bisogni. A quei tempi le donne avevano questo ruolo in famiglia, sposarsi, fare figli e la vita da casalinghe, ruolo che ho sempre rifiutato, anche se ritengo di essere stata una brava madre.

È il regista Björn Runge, cosa pensa di lui?
Per me è il nuovo discepolo di Ingmar Bergman, capace di creare atmosfere teatrali, creare momenti comici per descrivere situazioni drammatiche, e di far vivere il fantastico nel mondo quotidiano.

L’hanno definita una storia femminista. È d'accordo?
The Wife
è un film sul sacrifico di una donna nei confronti del proprio uomo, anche a costo di privarsi del proprio futuro. Nella nostra società è sempre la donna che deve rinunciare a qualcosa per supportare l’uomo, per un uomo è sempre difficile convivere con una donna di successo, e, soprattutto se fanno lo stesso mestiere, non reggono la tensione (ride ndr).

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Crede sia possibile?
È possibile avere una relazione alla pari con il proprio uomo, ma entrambi devono collaborare per far funzionare il rapporto. Anche se storicamente noi donne abbiamo avuto problemi a sviluppare le nostre carriere, ci sono esempi di indipendenza femminista che ammiro moltissimo, come Eleanor Roosevelt e Hillary Clinton.

Cosa le è piaciuto di questo ruolo?
Perché era una delle migliori sceneggiature che avessi mai letto. Ci sono tanti momenti intimi tra marito e moglie, attimi che mi hanno commossa. Che mi ricordano la forza di una donna, la mia forza interna. Sono stata anche fortunata di aver potuto condividere questo progetto con mia figlia Annie (Starke) anche se non abbiamo mai avuto occasione di lavorare insieme.

E sua figlia, com’è stata scelta per questo ruolo?
Non certo per nepotismo! Annie è una brava attrice, anche se poverina è sempre un po’ oscurata dal fatto che sia mia figlia. Björn ha cercato invano un’attrice che potesse interpretarmi da giovane ma non era mai contento. Dopo alcune settimane gli ho detto che mia figlia è attrice e gli ho chiesto se voleva farle un’audizione. Era molto contento perché in lei ha visto tanti miei manierismi, non tanto perché Annie mi copia, ma perché essendo mia figlia ha ereditato molti miei tratti fisici e posture.

La scena che le piace di più del film?
Quella dove Joan lo aiuta a prepararsi per la cerimonia del Nobel, lo aiuta a vestirsi, a pettinare la barba, un momento intimo che molte donne possono capire, attimi di pura sensibilità e verità che sono importantissimi per raccontare il rapporto tra due persone.

Un momento della sua carriera che si ricorderà per sempre?
Quando stavo girando Il Grande Freddo e mi chiamarono all'alba per dirmi che ero stata nominata allOscar per Il Mondo Secondo Garp.