A sentire le parole di Keira Knightley oggi solo un assunto viene in mente: le festività di fine anno portano sempre alcune certezze incrollabili. E non è solo il conto in banca che affonda a colpi di shopping (che bello, però!). Ci sono anche i i classici film di Natale pop che la tv ripropone regolarmente senza che la gente protesti mai, e che non sono nemmeno a tema natalizio, tipo Una poltrona per due. Anzi, si preoccupa se non li vede in programmazione e li chiede a gran voce sui social. E fra questi ci sono i cartoni delle principesse Disney. Anche quest’anno pellicole vecchie di decine di anni come Biancaneve, Cenerentola, La Bella Addormentata nel bosco, Pomi d’Ottone e manici di scopa hanno fatto il boom di audience (ci hanno letteralmente ipnotizzati) e sono andati in trending topic sui social come se fossero notizie recenti. Dall’altra parte, in un mondo parallelo, al cinema, altro luogo visitato con più intensità durante le feste, uno dei film che andava benissimo era Colette, il biopic sulla vita della famosa, scandalosa scrittrice e attrice francese scomparsa nel 1954, interpretata da Keira Knightley. Ma cosa hanno in comune queste due informazioni?

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Molto, moltissimo. Keira Knightley oggi è infatti la capobanda del nutrito fronte “antifavole classiche”, che boicotta i vecchi cartoon basati sulle favole dei fratelli Grimm e di Charles Perrault. La figlia di Keira Knightley Edie, nata nel 2015, non ha assolutamente il permesso di vedere i cartoni della Disney. L'attrice teme infatti che possano compromettere la sua formazione si donna indipendente, che deve cercare da sola le soluzioni per cavarsi fuori dai guai senza attendere un principe azzurro che la salvi (e che in fondo, la maggior parte di noi sa che non arriva quasi mai). Durante una puntata dello show di Ellen DeGeneres, Keira ha spiegato che per lei Cenerentola, ad esempio, insegna alle ragazze che per cambiare la propria vita in meglio (e vivere da principesse, anche senza esserlo) l’unica speranza è sposare un uomo ricco e potente. Allo stesso modo, ha bandito dalla tv di casa La Sirenetta perché, fondamentalmente, è la storia di una ragazza che sacrifica la sua voce per avere l’uomo che ama “e mi dispiace molto non farglielo vedere perché l’animazione e le canzoni sono stupende”, si è rammaricata. Ha invece permesso a Edie di vedere Alla ricerca di Dory, Frozen e Oceania perché ritiene che lancino messaggi di autodeterminazione più appropriata per la formazione di una futura giovane donna.

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Indignati? Di certo smontare le poche certezze che abbiamo nella vita, come quella di sognare con le belle e vecchie favole Disney che hanno accompagnato la nostra infanzia, è sempre problematico e fastidioso. Magari prima di pensare “esagerata: a me non ha causato danni”, facciamo mente locale su quanti sono i pasticci sentimentali di cui siamo state protagoniste, e su quante di noi, istintivamente, stanno ancora cercando questo benedetto principe azzurro. Insomma, non si tratta esattamente di favole femministe. Eppure si può trovare una via di mezzo. Ciò che questa corrente di pensiero contesta, infatti, è innegabilmente giusto. Ma è anche vero che queste storie sono state scritte secoli fa (i Grimm e Perrault si rifacevano sempre a vecchie leggende popolari che riadattavano ai tempi), quando le donne avevano poco da fare e molto da aspettare, per quanto riguardava il loro destino. Forse si possono far vedere anche alle nostre figlie, ma standogli vicino. Spiegando loro quanto fosse assurdo che un tempo le ragazze fossero così poco atletiche, coraggiose, intraprendenti. Di quanto siano fortunate a essere nate in un’epoca in cui, se vogliono, possono diventare ricche e famose con le loro forze, invece di accontentarsi di essere “grandi donne alle spalle di grandi uomini”. Un esempio per tutti: Michelle Obama, che rischia di diventare la prima donna, e per giunta afroamericana, a diventare presidente degli Stati Uniti. Se solo si riuscirà a convincerla a candidarsi: lei la Casa Bianca la trova un posto così noioso…