Nel momento in cui scriviamo, il profilo Instagram della parlamentare americana Alexandria Ocasio-Cortez conta un milione e settecentomila follower. La prima, Grande Impennata di nuovi seguaci l'ha avuta durante la sua campagna elettorale per le ultime primarie democratiche quando sconfisse, a sorpresa, l'avversario Joseph Crowley nel Quattordicesimo Distretto di New York. Fu una vittoria clamorosa se si pensa che, negli ultimi 18 anni, mai a nessuno aveva provato a minacciare la candidatura del numero quattro della leadership democratica al Congresso nonché candidato numero dell'establishment e al ruolo di speaker della Camera dei Rappresentanti. E invece è successo, con un clamoroso sorpasso a destra ad opera di una misconosciuta ventinovenne di origini portoricane che, con la conquista dell'elezione al midterm, è poi diventata la più giovane parlamentare eletta per quella carica nella storia degli Stati Uniti. Ed è stato proprio a questo punto che la sua presenza social è letteralmente esplosa, arrivando alla ragguardevole quantità di contatti citata in partenza.

Quelle centinaia di migliaia di seguaci, peraltro, nei giorni scorsi, hanno letto un messaggio inaspettato sul profilo ufficiale (@ocasio2018) della neo-eletta: “Per le attività ufficiali di governo, dovrete seguirmi su un altro account”, @repocasiocortez, che Alexandria Ocasio Cortez ha dovuto creare perché “le regole del Parlamento stabiliscono che non possa pubblicare IG stories dal mio account personale mentre sono al lavoro nel mio ufficio”. Subito dopo, onde evitare un'altra reprimenda dei funzionari, la Ocasio-Cortez ha messo mano anche alle sue attività su Twitter, inaugurando il nuovo account per le attività ufficiali del governo: @RepAOC. Subito dopo di lei - ma in qualche caso era stata anticipata da alcuni colleghi - altri membri del Congresso che avevano giurato ufficialmente il 3 gennaio hanno seguito il suo esempio, rinunciando alla corposa quantità di follower-elettori dei rispettivi profili privati, ricominciando da capo a costruire una presenza social più “ufficiale” nella quale - recitano ancora le regole - va indicato con chiarezza che si tratta del profilo di un membro del Congresso. Per l'esattezza, il Manuale etico di quest'ultimo non dice espressamente che i legislatori sono tenuti a creare nuovi account “professionali”, bensì proibisce di utilizzare le risorse governative, dunque anche i tempi e gli spazi di lavoro, per svolgere attività private, nei quali la gestione dei propri social rientra a tutti gli effetti.

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Tutto ciò sta facendo discutere soprattutto per quanto riguarda Instagram, diventata ormai la piattaforma social del momento anche a livello istituzionale, ma può riferirsi allo stesso modo anche a Facebook e a Twitter. Quale che sia il luogo social eletto, in ogni caso, quel che è certo è che l'astro nascente dei dem statunitensi sta cambiando radicalmente - dal di dentro - la comunicazione politica, grazie alla sua abilità di saper sfruttare al meglio i nuovi medium. È passato, per esempio, alla storia, il suo live su Instagram nel quale - poco dopo il voto di medio termine - rispondeva alle domande dei follower mentre preparava la cena nel suo appartamento nei sobborghi di New York. Oppure il testo del suo video per YouTube dal titolo The Courage to Change. Ma oltre al “cosa”, Alexandria sta rivoluzionando anche il “come”, cioè la modalità con cui le sue Stories vengono realizzate, volutamente poco patinate per non dire fin troppo rough, con una qualità delle riprese medio-bassa, una certa trascuratezza nella cura delle luci e l'audio in presa diretta talvolta non troppo.

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Tutto questo, ovviamente, non è casuale, anzi la strategia, è ben evidente: cercare quanto più possibile di ridurre la distanza dai follower e porsi come “una di loro”. Insomma, dalla Bernie Sanders in versione femminile in avanti, il testimone politico passa soprattutto dall'understatement, da un approccio dal basso che rappresenta il terreno ideale per concentrarsi su contenuti progressisti e concreti che parlano di inclusione sociale, diritti delle minoranze, scuola pubblica, città intelligenti ed ecologiche, diritto alla salute, diritto alla casa e che mette in luce - anche per come viene usata la tecnologia nel contesto mediatico - la crisi di un modello di donna-politico ormai superato, quello delle perle al collo di Hillary Clinton e Nancy Pelosi e, in un certo senso, anche di Michelle Obama.
Accanto a Ocasio-Cortez, in questa nuova era dem, nomi come quello di Alessandra Biaggi, Ayanna Pressley, Sharice Davids, Rashida Tlaib e Ihlan Omar promettono di aver voce e peso per riscrivere la politica americana del futuro in chiave più moderna. E quindi digital-sociale.