Quanti di noi riescono a portare avanti una relazione aperta? Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre l’hanno fatto per 51 anni, senza sposarsi mai e scrivendo l’un l’altra lettere in cui, quando erano lontani, si raccontavano le reciproche avventure. Stravaganze da intellettuali dell’epoca che si elevavano sul volgare sentimento della gelosia? Forse sì, anche se nel 2005 un libro intitolato semplicemente Simone de Beauvoir, della biografa canadese Lisa Appignanesi, si domanda se questa forma di rapporto fra i due scrittori avesse reso lei veramente felice. Tanto felice e appagata da dichiarare, come ha riportato anche The Guardian in un articolo su di lei, che indipendentemente dai suoi numerosi libri e premi letterari, dal suo ruolo nel movimento delle donne e come sostenitrice di cause quali l'indipendenza algerina, il suo più grande successo nella vita era stato il rapporto con Sartre. Come è potuto succedere?

Jean-Paul Sartre era nato a Parigi da un ufficiale della marina francese e da un’alsaziana che, curiosamente, era cugina del premio Nobel Albert Schweitzer. Rimarrà figlio unico perché suo padre muore quando lui aveva solo due anni. Jean-Paul viene cresciuto con la madre dai nonni a Meudon e il nonno, professore, lo indottrina precocemente con la matematica e la letteratura classica, fino a quando la madre si sposa di nuovo e si trasferisce con lei a La Rochelle. Il nonno l’ha ormai avviato al gusto per le ottime letture e quando ha solo 15 anni rimane folgorato dal saggio filosofico di Henry Bergson Tempo e Memoria. Da allora, consegue un titolo di studio dopo l’altro in più materie: psicologia, storia della psicologia, filosofia, etica, sociologia e fisica. Un secchione noioso? Nemmeno per sogno. Quando continua a studiare all’École Normale di Parigi diventa una sorta di Pasquino che si prende gioco del potere con vignette satiriche e combina scherzi a cui abboccano anche i media, come quando riesce a far pubblicare la falsa notizia che la Normale avrebbe insignito di una laurea ad honorem l'aviatore Charles Lindberg, reduce dall’impresa del primo volo Parigi – New York, e ingaggia pure un sosia che farà circolare nell’istituto. Sommando tutto ciò, questo è il tipo di uomo che la studentessa della Sorbona Simone de Beauvoir incontrerà nel 1929.

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Simone Lucie-Ernestine-Marie-Bertrand de Beauvoir, nata il 9 gennaio 1908 a Parigi, è una ragazza di buona famiglia borghese e cattolica. Ha studiato in scuole religiose e da ragazzina coltiva persino il progetto di prendere i voti ed entrare in convento. A 14 anni ha un’improvvisa crisi mistica e, passando da un estremo all’altro, diventa atea. Da quel momento, anche lei sposta tutta la sua attenzione sullo studio della matematica, della letteratura e della filosofia e sul senso dell’esistenza. Quando incontra Jean-Paul Sartre è una 21enne studentessa di Filosofia alla Sorbona con un libretto costellato di voti altissimi, impegnata nella stesura della tesi su Leibniz, il filosofo delle monadi. Il giovane Sartre, sentendola parlare, rimane colpito dall’intelletto di quella ragazza e chiede a un amico comune di presentarli. All’inizio sono solo amici che scambiano pensieri, formulano teorie, parlano, parlano, parlano. Poi l’amicizia prende una piega romantica, e siccome poggia le sue basi sulle affinità intellettuali è destinata a essere molto solida. Poco dopo, Sartre ritiene che sia corretto fare le cose come si deve e chiede alla Beauvoir di sposarlo. Lei dice di no.

Vuole stare con lui ma in modo non convenzionale

Non vivranno mai sotto lo stesso tetto, non chiederanno l’un l’altra la fedeltà, si scontreranno in varie occasioni ma non si lasceranno mai. Questo rapporto particolare consente a entrambi di portare avanti le loro carriere artistiche e culturali. Lei scrive romanzi, saggi e memoir di successo tra cui Il Secondo sesso (1949) e I mandarini (1954). Lui romanzi destinati a diventare classici, tra cui La nausea (1938), L’età della ragione (1945) e decine fra saggi, saggi politici e testi teatrali. La biografa Lisa Appignanesi, come si diceva, ritiene che l'indipendenza sia stato uno dei forti collanti di questa relazione che li ha portati spesso a vivere anche in altre città. Lei insegnò anche Filosofia e Letteratura a Parigi, ma venne destituita dalla sua cattedra a seguito dell’invasione tedesca e l’avvento del Governo di Vichy nel 1940, e da allora non insegnerà più. Lui, intanto, arruolato nell’esercito francese viene fatto prigioniero e durante la prigionia scrive la pièce natalizia Bariona. Viene rilasciato nel 1941 e lui e Simone entrano nella resistenza fino alla fine della guerra. Nel 1943 Simone de Beauvoir racconta nel romanzo L’invitata il menage à trois fra lei, Sartre e la studentessa Wanda Kosakiewicz ed esamina la complessità del concetto di relazione amorosa. Entrambi diventano portavoce dei movimenti che incendiano la Francia e il mondo dagli anni 60 in poi: l’indipendenza dell’Algeria e dell’Ungheria, il movimento studentesco, la guerra in Vietnam, il diritto all’aborto e la parità di genere.

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Nel 1958 Simone de Beauvoir tratterà anche il tema della maturità (compresa la serena perdita di interesse verso il sesso a favore di tutt'altro) con opere imperdibili come Memorie di una ragazza per bene (1958). Nel 1964 Jean-Paul Sartre viene insignito del premio Nobel per la letteratura, ma lo rifiuterà. Farà lo stesso con la Legion d’Onore. È il primo nella storia a compiere questo gesto. Nel 1968 appoggia il Maggio Francese, l’insieme di movimenti di protesta e partecipa a qualsiasi causa umanitaria, ma la sua salute non è delle migliori. Sembra incredibile dirlo, ma molti personaggi sulla cresta dell’onda lunga del 68 non riuscivano più a fare presa sull’umanità edonista degli anni 80. Per cui la coppia Sartre – de Beauvoir che ha inventato l'esistenzialismo era ormai una reliquia del passato guardata con rispetto, ma conservata in una scatola molto piccola. Insieme cercano di lanciare una serie televisiva che racconti il XX secolo, ma non ci riescono. Diventano gli ospiti immancabili di programmi culturali, di manifestazioni, i firmatari di cause che necessitano di più autorevolezza. Un edema polmonare uccide Jean-Paul Sartre il 15 aprile del 1980. Il suo funerale attira da tutto il mondo intellettuali e celebrità che si uniscono alla folla di gente comune nel 14esimo arrondissement all’uscita del feretro, più di 50mila persone. Simone è dignitosa ma afflitta, circondata dall’affetto di chiunque riesca a immaginare cosa vuol dire mettere la parola fine a un amore di 51 anni. Elaborerà il lutto raccontando i loro ultimi 10 anni insieme in La cerimonia degli addii e gli sopravviverà per sei anni. Il 14 aprile del 1986, accompagnata dalla medesima, immensa folla che aveva salutato il suo uomo, lo ha raggiunto nel cimitero monumentale di Montparnasse dove dividono la stessa tomba. L’unica residenza in comune che abbiano mai avuto.