Fate un giro fra le amiche e chiedete loro cosa ne pensano di Anna Ferzetti, la moglie di Pierfrancesco Favino. Le più informate vi diranno “guarda che non è sposato, Anna Ferzetti è la compagna di Favino”. Le meno informate diranno: “ah, ma non è single?”. Le rimanenti vi guarderanno con occhi sognanti e diranno: “donna fortunata”, ed è con queste che dovete organizzare feste, cene e aperitivi. Scherzi a parte, Anna Ferzetti è abituata dalla nascita a essere qualcosa di qualcuno e in fondo sembra non le pesi, perché sa di essere anche qualcos'altro. Da ragazza era “la figlia di Gabriele Ferzetti”, il grande attore scomparso nel 2015 con 160 film in curriculum. Poi dal 2003 è diventata Anna Ferzetti la moglie di Favino anche se non si sono mai sposati. Nel frattempo, con il ricambio generazionale, papà Gabriele è diventato un bel ricordo dell’eleganza e la dignità degli artisti di un tempo, e ora è la sua lunga relazione con uno degli attori italiani più apprezzati anche all’estero ad aver preso il sopravvento nell’immaginario collettivo (ma sul profilo Instagram Anna Ferzetti lui è una presenza fugace come uno spettro). Per questo, forse, non si è mai messa troppo in mostra anche se è una brava attrice teatrale, cinematografica e televisiva, con quel volto spigoloso e regale in cui fanno contrasto due occhi grandi in perenne stupore, un volto che tutti riconosciamo per averlo visto in film brillanti come Terapia di coppia per amanti, o in Il colore nascosto delle cose, di Silvio Soldini. O in fiction super popolari come Il maresciallo Rocca, Skam Italia, Rocco Schiavone, la web serie Una mamma imperfetta di Ivan Cotroneo (la lista è lunga). Da venerdì 25 gennaio, però, Anna diventa una presenza familiare perché conduce insieme al collega Simone Montedoro la striscia serale Prima Festival, su Raiuno, dodici puntate spiando il dietro le quinte del Festival di Sanremo per scaldare la platea prima e durante la kermesse. Poi dal 28 febbraio, la ritroveremo al cinema con il film Domani è un altro giorno, di Simone Spada al fianco di Marco Giallini e Valerio Mastandrea. E ancora, in Cercando Camille regia di Bindu de Stoppani (presentato al Festival del cinema di Roma), storia di un padre e una figlia che ricuciono un rapporto logorato dalla malattia del padre, e infine (per ora) in Duisburg – Linea di confine, una serie tv Rai con Daniele Liotti che andrà in onda prossimamente. Tiriamo il fiato. Per lei è il momento buono per non essere più “la figlia di, la compagna di”. Per noi, di imparare meglio chi è Anna Ferzetti.

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Courtesy Anna Ferzetti/ Photo Alessandro Pizzi

“A dire il vero, io mi diverto sempre a dire che è Pierfrancesco il marito di Anna Ferzetti, non viceversa”, dice lei appena finito le prove del programma e aver girato le prime interviste con i protagonisti del Festival. È emozionata, si sente, e la giornata è stata intensa: “so che questa prova mi farà entrare nelle case degli italiani e spero di essere una presenza gradita, anche se ogni tanto mi sto chiedendo se ne sarò all’altezza”. Ecco, la modestia è la qualità di cui darà dimostrazione più volte, state a vedere.

Perché Claudio Baglioni ha scelto proprio lei?
Credo, perché sono la donna della porta accanto. Non ho mai capito perché gli artisti debbano essere considerati una categoria a parte, o perché a volte ci tengano loro stessi a mostrarsi distaccati dal resto del mondo quando invece facciamo le stesse cose della gente comune. In questi giorni che sono a Sanremo, dove mi riconoscono tutti, al supermercato qualcuno mi ha guardato stupito e ha esclamato: ‘ma anche lei fa la spesa?’. Spero di riuscire a trasmettere alla gente che mi guarda questo messaggio, voglio essere una di famiglia.

Come le è sembrato Baglioni?
Non l'avevo mai incontrato prima, non lo conoscevo se non come l’artista che abbiamo cantato tutti, persino chi non è proprio un suo fan sfegatato, e mi ha fatto un’ottima impressione, sono rimasta molto colpita dal suo modo di fare. È un grande lavoratore che non solo si dà da fare instancabilmente, e questo fa capire il motivo che, oltre al talento, gli ha procurato tanto successo, ma ha anche una capacità sovrannaturale di far funzionare un team, quello che ha scelto lui, certo, ma in cui fa in modo che ognuno esegua la sua parte come un ingranaggio di un orologio perfetto o un circo che va in pista ogni sera senza errori e senza attriti. Claudio è un generatore di alchimie.

A proposito dell’edizione 2018 di Sanremo che Baglioni ha confezionato così bene, devo tirare in ballo Favino: lei avrebbe fatto quel monologo che ha commosso tutta Italia?
Oddio, non so se ne sarei stata all’altezza (sì, è decisamente modesta ndr). Conoscevo bene quel monologo, La notte poco prima della foresta del drammaturgo francese Bernard-Maria Koltès, glielo avevo visto fare anche altre volte. È forte, coinvolgente. Eppure, quella sera, ovviamente, io ero all’Ariston seduta fra il pubblico ed è stato come sentirlo per la prima volta, ero coinvolta quanto voi. Credo che come lo abbia eseguito lui, però, sia irripetibile.

Voi due siete molto attivi sui temi sensibili, forse sarebbe stata perfetta fra le donne della Tv delle ragazze?
Sa che è vero? Adoro Serena Dandini, abbiamo anche lavorato insieme in passato, sul progetto di Radio Raiuno basata sul suo libro Ferite a morte, sulla violenza contro le donne, con altre attrici.

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Getty Images

Tiro in ballo ancora il suo uomo: anni fa Eva Gabrielsson, la compagna dello scrittore Stieg Larsson della saga Millennium, disse a MarieClaire.it che avere a fianco un uomo sensibile alla parità di genere è la condizione ideale per una donna. Favino si è prestato alle campagne contro la violenza sulle donne, cosa vuol dire per lei?
Lo so che sembra scontato ma io mi sento fortunata ad averlo vicino, noi due ci sosteniamo molto a vicenda e andiamo d’accordo su tantissime cose. Quello della violenza contro le donne è un problema che sento molto forte e spero sempre che noi artisti si possa fare qualcosa, sfruttare la nostra posizione per entrare nella mentalità della gente e veicolargli dei messaggi positivi, oltre al poter dare voce alle donne maltrattate che non hanno la nostra stessa visibilità. Spero sinceramente che prima o poi qualcosa cambi anche grazie ai nostri contributi.

A Sanremo incontrerà parecchi artisti: mettendo da parte l’attrice e conduttrice, c’è qualcuno che le farà molto piacere incontrare perché è anche una fan?
Praticamente tutti, anche fra i giovani ce ne sono di bravissimi…

Su, nessuno si ingelosirà: mi faccia de nomi…
Beh, sono sempre stata una fan di Paola Turci e di Patty Pravo. E poi mi fa piacere incontrare Nino D’Angelo, ormai il mitico caschetto è un’icona intoccabile! Poi ho ancora un debole per Anna Tatangelo perché me la ricordo quasi bambina quando ha debuttato ed ero anch’io una sua giovane ammiratrice.

Lei ha due figlie di dodici e sei anni: c’è un valore in particolare che sta cercando di comunicare loro con più convinzione?
Non saprei, a Greta e Lea stiamo insegnando tante cose buone come l’onestà, l’umiltà, il credere sempre in quello che fai. Forse, quello su cui insistiamo di più è il rispetto verso il prossimo, e verso se stessi, ovvio. Anche mio padre e mia madre ci tenevano tanto che fossi rispettosa degli altri. Anche il credere in quello che fai è un principio che mi è stato comunicato da loro, in particolare da mio padre. Papà mi ripeteva sempre una frase molto popolare fra le persone della sua età, era un uomo di altri tempi, del 1925, e diceva: “Impara l’arte e mettila da parte”. Lui era convinto che tutto quello che imparavi non fosse mai tempo sprecato, che avrebbe potuto tornarti utile un giorno, o forse mai, ma ti avrebbe comunque arricchito. Al tempo sbuffavo, ero giovane, mi pareva un concetto datato. Crescendo ho capito che aveva perfettamente ragione e lo seguo ancora.

Cosa le manca di suo padre?
Quel suo modo di dare un senso a tutto, di alimentarmi l'amore per il lavoro di attrice che avevo scelto portando avanti la tradizione di famiglia, di trasformare tutto in poesia, che mi fa provare tanta malinconia per un’infanzia con lui che non c’è più. A volte rivedo il suo volto nel mio, in quelli che lui definiva “gli occhi languidi di noi Ferzetti”. La malinconia di famiglia mi prende spesso, mi commuovo facilmente, magari per un film o perché ho visto una coppia di anziani che si tengono per mano e comincio a immaginare tutto il loro vissuto insieme. Non so quanto ho pianto per L'attimo fuggente, e continuo a farlo ancora ogni volta che lo replicano, poi adesso, sapendo che Robin Williams non c'è più...

Come si definirebbe in un curriculum?
Sono testarda, con l’età che avanza sto diventando anche poco diplomatica, ma sono generosa e come ho già detto, quando mi metto in testa qualcosa non mi fermo finché non l’ho ottenuta. Credo si possa dire che sono perseverante, immagino.

Il programma Prima Festival le mette a disposizione cinque minuti al giorno: cosa le piacerebbe che la gente dicesse di lei, dopo che sono andati in onda?
Spero che dicano cose carine su di me come le direbbero di un’amica, che pensino “sarebbe bello guardare e commentare insieme a lei il Festival sul divano con un bel plaid sulle ginocchia nel salotto di famiglia”. Spero che gli piacciano i miei dentoni, le mie imperfezioni, la mia goffaggine. Spero che mi considerino una bella sorpresa.

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Courtesy Anna Ferzetti/Photo Alessandro Pizzi