Il suono del tacchetìo sul pavé ghiacciato si mescola alla sinfonia di cubetti monumentali che si toccano dentro tumbler che invitano al peccato gourmand originale, quello dell’aperitivo che è storia dell’arte del bartending. Succede tutto sotto gli occhi dorati della Madunina, succede tutto nella Piazza-Continente che accoglie tante guglie quanto visitatori per un giorno o per la vita, succede in quella scenografia del teatro verista che è il Camparino in Galleria a Milano. Dove tra visoni e saffiani, neon e scacchi, legni e cristalli, va in scena da cent’anni l’opera suonata da tre elementi: Campari, Gin Bankes, Vermouth Rosso Cinzano. Sua Maestà della gran Milan e di tutti i paralleli su questa Terra (dal 1919 è uno dei cocktail più famosi al mondo), il Negroni compie l’anniversario a tre cifre e Campari compone l’ode fatta frame d’autore per celebrarlo. E lo fa con Entering Red, il cortometraggio firmato da Matteo Garrone che segna il ritorno di Campari Red Diaries 2019 e delle lezioni di filosofia (di vita e di maison alcolica) da studiare direttamente davanti ad uno schermo e con i gomiti che carezzano il bancone, “ogni cocktail racconta una storia”.

Abbiamo incontrato Ana de Armas (Blade Runner 2049, Sergio), l’attrice cubana protagonista insieme a Lorenzo Richelmy (Borgia’s, Marco Polo) del misterioso viaggio di una notte dipinto da Matteo Garrone di rosso scarlatto...

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Tieni un diario?
Adoro l’idea, ci ho provato mille volte e mille volte ho abbandonato. Non lo porto sempre con me, a fine giornata dimentico di scriverci su… Che sia questa la volta buona per ricominciare?

Il primo sorso di Negroni è stato…
Un’esplosione di arance in bocca. Ero al Camparino a Milano proprio in occasione dello shooting di Entering Red, e diciamo che è servito a darmi quella carica mista a rilassatezza perfetta per girare il corto. P.S. Nota di merito al bartender che mi ha svelato i segreti della preparazione da dietro il bancone!

Il luogo-rifugio dove ami bere i tuoi drink.
La cucina, nessun dubbio. C’è quell’atmosfera fatta di attese, di godimento, di distensione dopo una lunga giornata… impagabile.

Com’è stato lavorare con il pittore del realismo-visionario cinematografico italiano?
Sono letteralmente andata fuori di testa quando ho saputo che sarei stata la partner in crime di Matteo Garrone per Campari. Un regista incredibile, un essere umano umile, un ascoltatore e “confidente” dolcissimo. Poter discutere dello script o ricevere dei consigli da lui ha contribuito a far nascere una chimica difficile da farsi scivolare addosso.

In tre parole?
Controllo della situazione, idee chiare, fiducia.

Pensi a Milano e pensi a…
Alla Galleria Vittorio Emanuele intrisa di “rosso Negroni”. Il luogo della mia prima volta a Milano, l’incrocio più magico della città.

Sei scesa in campo a supporto di #EleNão (Lui no) il movimento delle donne unite contro Bolsonaro, credi nel ruolo di artista engagé?

Non sono solita esprimere le mie idee politiche, ma stavolta ho sentito di doverlo fare. C’è in atto qualcosa di veramente sbagliato, non si può non supportare il movimento contro un uomo che non farà del bene al proprio popolo. Vedendo tutte queste donne scendere in piazza per lottare con passione a favore della cosa pubblica, ho pensato che avrei potuto essere anche io una di loro. Ognuno fa quello che sente, vuoi usare la tua voce oppure i social per dire la tua? Bene, fallo. Sei un personaggio pubblico e ciò che dici viene illuminato dai riflettori? Ancora meglio, può contribuire a far luce su certe questioni.

Com’è la Cuba in cui sei cresciuta?
Calore, onestà sentimentale e piccoli passi sono i tre titoli che darei alla mia vita cubana. Ho vissuto come ogni bambino dovrebbe vivere la propria infanzia: senza bruciare le tappe, avvolta dall’affetto familiare, divertendomi all’aria aperta con amici reali. Se oggi voglio davvero ricaricare le batterie, Cuba è IL posto dove correre a braccia aperte.

Che mi dici della scena cinematografica cubana?
Sta crescendo, sicuramente ha avuto tempi migliori. È quasi un ossimoro avere di fronte una cultura così incredibile e una mancanza di opportunità così sconfortante. Vorrei che fosse più semplice per gli artisti realizzare i propri progetti, anche perché abbiamo la fortuna di ospitare l’Havana Film Festival, una delle rassegne cinematografiche più preziose al mondo.

Una Bond Girl cubana non c’è mai stata finora…
Beh, chissà!