Nel 2019 una scollatura profonda può ancora generare commenti sulla poca serietà della persona che la sfoggia? Nel 2019 c’è ancora la convinzione che un abito rosso scollato su una donna la descriva automaticamente come poco seria. E se è una donna con una carica pubblica come Ana Paula Da Silva, deputata dello stato di Santa Catarina in Brasile, è automaticamente classificabile nell’elenco delle svergognate. Che termine démodé, che sfumatura di pudicizia vecchio stile. Nella giornata di inaugurazione dell’Assemblea Legislativa, lo scorso 1 febbraio, il look in top sottile e scollato sotto la giacca di Ana Paula Da Silva, di un acceso rosso lacca come il rossetto, è diventato un nuovo modo per attaccare la libertà di vestirsi. La curata scelta estetica della deputata si è rivelata un triste catalizzatore di insulti personali. Solo per i seni rivelati dalla scollatura della giacca.

instagramView full post on Instagram

A posteriori Ana Paula Da Silva ha tristemente ammesso che sì, il decollété può essere considerato una distrazione da qualcuno. Ma solo finché non si comincia seriamente a lavorare. “Non credo di dover dar conto dei miei vestiti ai contribuenti, ma solo della qualità del mio lavoro e degli atti nella vita pubblica” ha raccontato la deputata in un’intervista rilasciata a Paulo Sampaio su Universa. Un lavoro, il suo, che è partito da lontanissimo e l’ha portata ad essere quinta per preferenze elettorali, la donna più votata del ricco stato di Santa Catarina, per due volte sindaca della cittadina di Bombinhas, considerata la migliore amministratrice tra tutti i comuni dello stato e terza migliore amministratrice dell’intero Brasile, che non è esattamente una nazione minuscola. Ana Paula Da Silva ha 43 anni, due figlie femmine (Mariana e Manuela, come riporta la deputata nella biografia su Instagram) avute con l’ex marito dal quale ha divorziato sette anni fa, ed è cresciuta in una famiglia così modesta che non aveva nemmeno le scarpe da mettersi ai piedi. Per questo, confessa, ci tiene molto a vestirsi bene nelle occasioni speciali. Da sempre si batte per il diritto all’istruzione e alla salute e difende i diritti civili delle donne, che nel Brasile del governo di Jair Bolsonaro e della sfuggente first lady Michelle Bolsonaro non sono considerati esattamente primari.

Eppure nel 2019 la vista del seno di Ana Paula Da Silva nella scollatura ha sturato il tubo della violenza gratuita via social. La difficoltà di accettare la possibilità che una donna capace, intelligente e apprezzata professionalmente sia pure bella e sensuale nella sua carica pubblica ha creato un cortocircuito patriarcale da manuale. Profluvi di commenti sessisti di ogni tipo su tutte le piattaforme dove le foto dell’Assemblea Legislativa si sono diffuse viralmente, da Facebook a Instagram. Attacchi personali, insulti, una denigrazione continua che ha trovato sponda nel look di Ana Paula Da Silva. "Deputata delle prostitute", "Non è deputata, è de-p*ttana", "La signora manca di rispetto alle istituzioni". La signora. Neanche fosse stata la tenutaria di un bordello anni Trenta. E come se invece chi siede sugli scranni delle assemblee federali sia un costituzionalista fedelissimo di rigore morale superiore (Bolsonaro ne è autoconvinto, i suoi contestatori molto meno).

Gli insulti violenti però sono arrivati proprio dalle donne, a detta di Ana Paula Da Silva portatrici virali e inconsce di un certo tipo di maschilismo interiorizzato. “Le donne sanno essere più crudeli. Esiste un maschilismo che loro stesse continuano a portare avanti, a volte per una questione culturale. Gli uomini sono capaci di violenza più spaventosa ma non parlano male dei vestiti” ha spiegato la deputata. Aggiungendo poi, pacatamente, che gli stereotipi contro le donne vanno combattuti proprio dal di dentro, e proprio in questo Brasile pericolosamente neo-retrogrado nei confronti dei cosiddetti strati minori della società maschile e maschilista. Per quanto riguarda Ana Paula Da Silva, non smetterà di tenere come preferisce al proprio aspetto. “Non è perché lavoro in un ambiente maschile che dovrò mascolinizzarmi o comportarmi da uomo per ottenere rispetto. Continuerò a vestirmi come mi piace, come la donna che sono”.