Provate a chiedere alle 20enni cosa ne pensano di Alba Rohrwacher. Vi parleranno con le stelle negli occhi del suo modo di usare il fisico come uno strumento di lavoro. Di renderlo malleabile, imponendogli di risultare espressivo quanto un volto. Del volto vi diranno che è scolpito nell’alabastro. E poi che ha una voce speciale. Già, la voce. Alba Rohrwacher lavora molto, è richiesta dai registi in un modo così serrato che ti fa porre domande su come possa sopportare questi ritmi (ma ce la fa, ce la fa). Eppure trova il tempo di registrare anche gli audiolibri, un tipo di fruizione della narrativa che per quanto sia in crescita (il traffico delle grandi città può diventare piacevole solo ascoltando un romanzo) è ancora un piacere di nicchia. Divorare il cielo di Paolo Giordano non è il primo audiobook che Alba Rhorwacher ha registrato con Emons e non è l’unica grande attrice italiana che si presta a questo mestiere parallelo. Come lei lo hanno fatto Stefano Accorsi, Toni Servillo, Claudio Santamaria, Carolina Crescentini, tra gli altri. “È bello farlo”, ci racconta al telefono dall’ennesimo set, “a parte il piacere di leggere un bel libro ad alta voce, è anche un’occasione per rivedere le persone amiche della casa editrice Emons con cui ormai ho instaurato un rapporto quasi familiare”.

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Photo Joyce Hueting Emons Audiolibri

La maggior parte delle persone trova sgradevole riascoltare la propria voce registrata: lei che ce l’ha molto bella cosa prova?
Mah, non è che poi mi riascolti con grande piacere, neanche nei film mi rivedo con molto piacere. Però noi attori con i nostri “strumenti “ci dobbiamo fare i conti. Ho dovuto imparare a considerare la voce esattamente così, come uno strumento. In questo libro di Paolo Giordano che è a più voci è stato bello aggiungere delle sfumature al mio timbro quando devo dare voce a un personaggio maschile o più grande di età rispetto a me. La voce non è più autoreferenziale, in quel momento.

Sa che per molti suoi ammiratori la sua voce è il suo marchio di fabbrica?
Davvero?

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Una persona che ha lavorato con lei mi ha detto che prima di girare si ambienta nella location e cerca di prenderci confidenza, è vero?
Chi è che glielo ha detto?

La scenografa Ilaria Sadun.
Ah, Ilaria, stupenda! con lei ho lavorato in Vergine Giurata e Figlia mia, due film particolari e a cui tengo molto, dove i luoghi sono importantissimi per raccontare e costruire il personaggio. Quelle case dovevano diventare le mie case e sia con Laura Bispuri, che è la regista, che con Ilaria c’è stato modo di fare un lavoro di immersione. Mi piacerebbe farlo sempre, sarebbe bello che il luogo in cui vive il mio personaggio diventi familiare, ma non sempre è possibile perché le condizioni sono spesso diverse. O a volte non ce n’è bisogno.

Per registrare un audiolibro però non ha nessuna location: come si compenetra nel personaggio?
Quando registri un audiolibro è tutto diverso, il lavoro sul personaggio arriva ad altri livelli di profondità. In un film o a teatro l’attore può prestare al personaggio il corpo, il viso, le espressioni. Quando leggi, per incarnarlo puoi usare solo una parte degli strumenti, anzi, uno solo. In quei momenti penso a chi non ha a disposizione tutti i sensi e deve sviluppare di più quelli che ha. La voce diventa fondamentale, attraverso la voce si deve compensare tutto il resto. A me piace leggere libri ad alta voce, è un’operazione faticosa ma l’intimità che si crea col testo è totale. Come ho già detto, continuo a ripetere questo tipo di esperienza anche perché mi trovo bene con le persone con cui lavoro. Avevo già letto Divorare il cielo ma le sensazioni di leggere un libro per gli altri sono diverse dal leggerlo per se stessi. Si deve cercare di restituire il più possibile le sensazioni, a chi ascolterà, mentre sono in una stanza dalle luci basse, col microfono davanti, in una bolla in cui si perde il contatto con la realtà esterna.

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Uno dei suoi film di maggiore successo è stato La solitudine dei numeri primi, tratto sempre dall’omonimo romanzo di Paolo Giordano. Ha delle affinità intellettive con questo autore?
Io sono legata a doppio filo a Paolo Giordano e alle storie che racconta. Recitare ne La solitudine dei numeri primi è stata una delle esperienze cinematografiche più forti che ho vissuto. C’è stato un profondo lavoro sul corpo, Saverio Costanzo, il regista, ha fatto fare a me e Luca Marinelli una vera metamorfosi, io sono dovuta dimagrire molto, Luca è dovuto ingrassare molto. Abbiamo attraversato un oceano insieme. Mi sento molto vicina a Paolo, da quando ci siamo incontrati la prima volta lui ha poi scritto altri romanzi ed io ho fatto dei reading alle sue presentazioni, ad esempio con il suo secondo romanzo Il corpo umano. Lo ammiro molto, lo stimo, è diventato una persona a cui sono molto legata anche creativamente. Quando mi hanno proposto di registrare l’audiolibro di Divorare il cielo ero molto felice. Questa volta non ho dovuto coinvolgere il mio corpo, come per il film, ma il cuore sì. Questo libro è bello, molto bello…

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Non le chiedo come si è sentita quando Meryl Streep l’ha indicata come sua erede perché sarebbe banale, ma le domando: è un buon momento per la recitazione, in Italia?
Io credo sia un momento buono per il cinema italiano in generale. Nel senso che mi sembra che ci sia una reazione a uno “spaesamento” generale che sta attraversando il nostro paese e mi sembra che l’arte stai reagendo. Il cinema è attraversato da una corrente di novità. Fra qualche anno ci guarderemo indietro e ci chiederemo: “che cosa è successo in quel tempo?”.

Una domanda in leggerezza: lei si presta spesso ai servizi fotografici di moda, lo ha fatto anche per Marie Claire. La moda la ama: lei la ricambia?
Mi diverte molto la capacità che ha la moda di stravolgermi e di darmi anche dei suggerimenti futuri sui personaggi che mi troverò a interpretare. Per Marie Claire ho anche realizzato servizi di moda che mi ricordavano personaggi già vissuti. Riconosco e apprezzo della moda la grande capacità di creare una visione “altra” che è molto simile a quello che dà il cinema. Anche se poi nella vita non sono una che segue le tendenze credo che la moda sia una forma d arte e mi piace prestargli il mio corpo per lasciare che lo stravolga - e che mi coinvolga - restituendomi in cambio una gran quantità di intuizioni, sempre preziose.

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