Il servizio è buono. Ma non è mai stato l’hotel più sfacciatamente lussuoso di Los Angeles, né il più comodo come posizione. Il ristorante non è nemmeno stellato. Ma nessun posto può battere lo Chateau Marmont in fatto di leggende, tasso di celebrità e aneddoti. Festeggia novant’anni di storia in totale silenzio, d’altronde la sua caratteristica più apprezzata è la discrezione assoluta. Ha le sembianze gotiche di un castello francese sulla Loira, lo Château d’Amboise, ed è rialzato sulla collina dove finisce Sunset Strip, il miglio più famoso del lunghissimo Sunset Boulevard: le star sono talmente affezionate al luogo da averci ambientato film come Somewhere di Sofia Coppola e, più di recente, A star is born (il balcone dove la giovane Ally vede il suo mega cartellone). Lo Chateau Marmont è uno specchio della storia di Hollywood, da quando è stato costruito come serie di appartamenti di lusso, fino alle follie degli anni 60 e 70: se Hollywood attraversava tempi bui, anche l’hotel era in difficoltà. Ma entrambi sono sopravvissuti alle stagioni per uscirne leggendari.

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Sharon Tate e Roman Polanski hanno vissuto all’hotel per quasi un anno dopo le nozze. Lì Sharon ha scoperto di essere incinta e così hanno cercato una casa vera e propria. Si sono trasferiti nella villa su Cielo Drive, dove Sharon è morta poco dopo insieme al bambino per mano della banda di Charles Manson, nell’agosto del 1969.

Di lei non si sa molto. Ma Eve Babitz era tra le frequentatrici più assidue. Artista, groupie e scrittrice americana nata in una famiglia bohémienne con Igor Stravinsky come padrino. Di recente è tornata alla popolarità ed è arrivata la sua celebrazione sotto forma di biografia, Hollywood’s Eve di Lili Anolik, che ha richiamato l’attenzione sulla sua scrittura e non solo sulla lista dei suoi amanti. Anche se è facile capire perché la seconda sia stata letta con interesse: Jim Morrison, Harrison Ford (allora falegname aspirante attore), l’artista Ed Ruscha (e suo fratello Paul, fotografo). Per citarne alcuni. Diversi ma con una caratteristica in comune. Non erano ancora famosi quando hanno incontrato Eve, che chiaramente aveva un fiuto speciale nel riconoscere il talento. «Lo Chateau Marmont era il suo posto preferito per comportarsi da cattiva ragazza. Quando ne parla, le piace sempre citare la famosa frase del produttore Harry Cohn che nel 1939 diceva: “Se dovete mettervi nei guai fatelo al Marmont”». Parlava ai suoi due pupilli, Glenn Ford e William Holden, per i quali aveva affittato una suite. Sapeva che da lì non sarebbe mai uscito un pettegolezzo. «Prima dello Chateau, da ragazzina, Eve entrava con documenti falsi all’hotel lì vicino, un vero posto di perdizione, il Garden of Allah, che fu demolito nel 1959. La teoria di Eve era che “tutta quella hollywooditudine”, così ha scritto, dovesse trovare un altro rifugio. È bastato attraversare la strada e andare allo Chateau».

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Mirandi Babitz
Eve Babitz con in mano un suo libro, circa 1974. La foto è stata scattata dalla sorella Mirandi.

Le attività principali degli ospiti sono molto ben evocate dalla Babitz in Slow Days, Fast Company. Il mondo, la carne, L.A. (Bompiani) «Il parcheggio sotterraneo dello Chateau è impraticabile. Anche da sobri. Affrontarlo non è certo un’impresa da poco, con quei pilastri enormi messi ovunque (...). Io parcheggio sempre sulla strada dietro il Marmont, cosa che una volta Mary ha commentato così: “Quando arrivi allo Chateau non sai mai in che condizioni te ne vai… E tantomeno che giorno”». Dal 1997 la scrittrice vive lontano dai riflettori a causa di un incidente che l’ha lasciata gravemente ustionata. «Lo Chateau Marmont ha anche ospitato l’asta di raccolta fondi per pagare le sue spese mediche. Molti artisti, incluso Ed Ruscha, hanno donato dei pezzi e molte celebrità, tra cui Jack Nicholson, hanno fatto offerte», conclude Anolik.

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L’area piscina dello Chateau Marmont.

Eve ha fatto parte della vita dell’albergo nel decennio dopo l’età dorata degli anni 50, quando personalità dell’élite cinematografica si registravano alla reception con cappello e guanti, attrici come Marlene Dietrich, Grace Kelly, Greta Garbo. Anche Anna Magnani e Sophia Loren lo hanno frequentato in quel periodo. La prima riceveva in stanza il suo coprotagonista del film Selvaggio è il vento all’insaputa della moglie, la seconda era con il marito Carlo Ponti ma nessuno nascondeva la sua attrazione, tanto che una volta uno dei ragazzi del garage si è intrufolato nella stanza vuota solo per annusare le lenzuola (lo racconta l’ex proprietario dell’hotel nel libro Life at the Marmont). Al bar avreste anche potuto scorgere una giovane Oriana Fallaci, in cerca di contatti e interviste nei suoi anni a Hollywood per L’Europeo.

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Johnny Depp e Kate Moss avrebbero fatto sesso in ogni stanza dello Chateau Marmont. Una delle tante leggende dell’hotel impossibili da verificare fino in fondo.

Nel 1962, alla morte di Marilyn Monroe, altra affezionata dello Chateau che lì incontrava segretamente Arthur Miller ancora sposato, l’atmosfera stava iniziando a cambiare. Sul Sunset Boulevard rombavano motociclette con a bordo tipi dai capelli lunghi e aprivano locali come il Whisky a Go Go, dove iniziavano a suonare band che sarebbero diventate iconiche per i loro eccessi oltre che per le canzoni. L’hotel, già in declino, diventò il loro rifugio. Lasciavano cocaina sui tavoli, distruggevano stanze, suonavano tutta la notte. Dai balconi gli ospiti osservavano le rivolte contro la guerra in Vietnam che invadevano il boulevard. Nel 1966 l’hotel andò all’asta e nessuno lo comprò (ora è dell’imprenditore André Balazs). È in quell’anno che Eve ha incontrato Jim Morrison, al club London Fog. «Un David di Michelangelo con gli occhi azzurri», così bello che «nessuna donna era al sicuro», ma non un «tipo cool», scriveva Babitz in un articolo per Esquire del 1991. «Portami a casa», gli ha detto Eve quella sera. L’inizio di una breve storia prima che il Re Lucertola entrasse nel mito. Non era ancora l’artista “maledetto”, che di lì a poco si sarebbe buttato dal tetto di un bungalow proprio allo Chateau Marmont, per uscire illeso. Per altri non è stato così. John Belushi ha lasciato la sua stanza su una barella la mattina del 5 marzo 1982, ucciso da un’iniezione letale.

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Jim Morrison incontra Eve Babitz negli anni 60 a Los Angeles, quando ancora non è famoso.
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La "Laundry Bag" di Gucci ispirata alla vera borsa della biancheria dell’hotel (il dio Pan è la mascotte). Fa parte della collezione Cruise 2019, che ha altri pezzi dedicati allo Chateau Marmont.

Belushi rimane il fantasma più celebre dello Chateau Marmont. Entità misteriosa di cui ha dovuto occuparsi Shawn Levy, che ha scritto un resoconto di questi novant’anni di intrighi e scandali dal titolo The Castle on Sunset, in uscita a maggio. Talmente atteso che i diritti del libro sono già stati comprati dall’attore John Krasinski per una mini serie prodotta da Hbo con Aaron Sorkin. Fedele al suo credo di riservatezza, lo Chateau non ha lasciato consultare i propri archivi né Levy è mai riuscito a entrarci. «Lunga storia, non vale la pena di raccontarla», risponde secco l’autore, che comunque sceglierebbe gli anni 60 per visitare l’hotel: «Roman Polanski, Sharon Tate, Mia Farrow e Peter Sellers, Harrison Ford, i Rolling Stones. Questi erano gli invitati alle feste dell’epoca. Sarebbe stato meraviglioso poter essere testimone! Ho amato anche scoprire la figura sconosciuta di Erwin Brettauer, proprietario dal 1942 al 1962. Fortemente antifascista, risale a lui la politica di apertura verso tutti gli ospiti. Gay, artisti, afroamericani: ognuno era il benvenuto. Considerate che è stato il primo hotel a Hollywood ad accogliere persone di colore negli anni 50, a partire da Duke Ellington».

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L’attore John Belushi è morto in un bungalow dello Chateau Marmont per un’iniezione letale di droga. Qui esce in barella dall’hotel, la mattina del 5 marzo 1982.

Separare il vero dal falso nelle storie che aleggiano intorno allo Chateau non è facile, ed è uno dei motivi che ha spinto Levy a condurre ricerche per quindici mesi tra biblioteche, giornali e interviste con gli ex dipendenti: «No, i Led Zeppelin non hanno mai guidato le motociclette nella hall, come si dice, però è vero che gli incontri del cast di Gioventù bruciata per provare il copione spesso portavano al sesso. È una vicenda che ho approfondito, assieme alla figura di James Dean e alcune storie più recenti. Forse la più inattesa riguarda Heath Ledger».

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Ancora oggi dal castello sulla collina arrivano pettegolezzi misti a fatti impossibili da verificare. È vero che Lindsay Lohan e Britney Spears sono state cacciate? La prima, pare, per un debito di 50 mila dollari, la seconda per aver fatto casino al ristorante. E quella faccenda di Scarlett Johansson e Benicio del Toro beccati in ascensore? Che cos’è successo al party di Beyoncé e Jay Z organizzato nel garage l’ultima notte degli Oscar? Sì, nel parcheggio sotterraneo odiato dalla Babitz. Foto vietate, anche sui social. Bisognerà aspettare i biografi del futuro, che avranno nuovo materiale per pubblicare libri sullo Chateau Marmont.

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La copertina di Hollywood’s Eve (Scribner) di Lili Anolik, la biografia che ha coronato il revival di popolarità per la scrittrice-groupie Eve Babitz.
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In Italia della scrittrice Eve Babitz sono stati pubblicati i libri Sex & Rage e Slow days, fast company, entrambi da Bompiani.
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The Castle on Sunset di Shawn Levy: esce a inizio maggio per Doubleday e ne sarà tratta una mini serie per Hbo.