Cosa succede a chi è stato diretto dai migliori registi, a chi è stato premiato dalle migliori giurie, a chi è stato truccato dai migliori make up artist? Succede che quando si ha la propria cinepresa à porter, formato telecamera selfie, ci si sente super eroine/super icone, ci si concede la qualunque. Qual è la linea, neanche troppo sottile, che (col)lega un’apparizione da Ellen DeGeneres con in mano un vibratore in stile televendita da rete locale e un video virale in cui fingere di stare al telefono con una banana? La formulazione delle domande e l’assenza delle risposte sono tutte in capo al profilo Instagram di Julia Roberts oggi. Perché quando sei stata la testimone di nozze della porta accanto, l’amica nemica che non desideravamo ma di cui poi non siamo riuscite a fare a meno, la donna che ci ha ammonito con il suo mantra mangia, prega ama, forse senti anche il dovere social-e di intrufolarti negli schermi piccolissimi di uno smartphone. In nome di quell’ironia da copione mai dimostrata fuori dal tubo catodico e di quella naturalezza mai vissuta davvero con le décolletées puntate sui tappeti rossi dei cinque continenti, Julia Roberts diventa complice di se stessa nell’era che non perdona qualsiasi personaggio pubblico mancante tra i nostri profili seguiti.

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Cosa spinge Julia Roberts oggi, Cindy Crowford oggi, Helena Christensen oggi a monopolizzare i feed su Instagram di noi umili following con le istantanee e i video routine di una quotidianità finora solo immaginata all’uscita dal cinema/inventata tra un capoverso e l’altro di un gossip da tabloid/ricercata mai veramente forse per lasciare quel sapore fotoromanzo di quelle vite che già ci bastano su uno schermo in 16:9. Seguire Julia Roberts sui social per scoprire che le vacanze non le trascorre su un jet privato ma con i gomiti serrati sul tavolo da cucina a giocare a Scala 40 con la nipote Emma Roberts, ricoprire di mi piace gli scatti della topmodel che rappresenta la storia della couture anni Novanta in carne, ossa e sì, fisico ingentilito dalle stagioni couture e non che si sono succedute negli anni, mentre ci mostra che è ancora in grado di posare per il brand di cui aneliamo i denim minimal-isti o sul divano di casa ops villa a Miami, piedino da Barbie compreso.

“Sei confusa, sei così confusa che non sai neanche come ti piacciono le uova!” la rimproverava Richard Gere 20 anni fa in Se scappi ti sposo, chiedendole di fare pace con la sua vita e con gli uomini che portava all’altare (un minuto prima di defilarsi per sempre). “Sì, sì... è così, col prete le volevi strapazzate, col chitarrista pazzo erano fritte, con l'altro tipo, quello degli insetti, erano in camicia e ora sono... Solo le chiare, grazie tante!”, continuava nelle vesti (newyorchesisssime) di un giornalista già irreversibilmente innamorato. Un po’ come noi, che abbiamo già avuto a disposizione una filmografia e due decenni per cadere ai piedi del sorriso più spontaneo di Hollywood. Senza che micro boomerang virali ci svelassero il superfluo. “Questo si chiama cambiare idea”, ci risponderebbe lei, da copione by Garry Marshall. “No! Questo si chiama non avercela per niente un'idea! Che stai facendo?” chioserebbe Gere. E un po’ anche tutti noi.