“La recitazione? Non è stato un bisogno né me la sono cercata, è capitata, come quasi tutto nella mia vita. Quando avevo 14 anni, un ragazzo della mia scuola vide una foto che aveva fatto mio padre - che era fotografo - e la mandò a una trasmissione televisiva dove cercavano una ragazza che somigliasse a Sandra Dee (la protagonista di Gidget, un film del 1959, ndr)" inizia a raccontarci una più che generosa Barbara Bouchet. "Non c’entravo nulla con lei, ma la mia foto era la più bella. Mi chiamarono subito dicendomi che avevo vinto una serata con l’attore e un provino a Hollywood. È stato lì che mi hanno messo il pallino. Andai a Los Angeles dove iniziai la mia nuova vita grazie ad amici di famiglia che mi ospitarono i primi tempi, ma quel provino non lo feci mai”. L'età Barbara Bouchet la introduce parlando di bellezza “all'inizio è stata fondamentale, come negarlo, ma una non può essere solo bella e scema, come pensano spesso che lo siano le donne bionde e belle. È un plusvalore che ti apre la porta, poi però,

quando la porta è aperta devi sapere anche fare altro

”. A Cortina d'Ampezzo, sotto un insolito caldo primaverile, in una lounge mozzafiato con vista sulle Dolomiti tappezzate qua e là da ricordi di nevicate non proprio recenti, incontriamo Barbara Bouchet, una delle super ospiti alla 14esima edizione di Cortinametraggio. Classe 1943, è bella, bellissima, in splendida forma, sorridente e disponibile, diretta nel dire sì o no a seconda delle situazioni, si mostra interessata a conoscere chi ha di fronte prima di raccontare e raccontarsi senza nascondere nulla. “Sono sempre stata me stessa – ci dice fissandoci con i suoi occhi celesti – sarà forse per questo che non ho mai paura di dire quello che penso”. “Mi sono sempre battuta per quello che mi interessava fare nella vita e questo lo devo in parte a mio padre. Quando iniziai a vivere a Los Angeles e a cercare di lavorare come attrice – nel frattempo mi accorsi che volevo fare quel mestiere – lui fece di tutto per riportarmi a casa, in Germania, ma figuriamoci! Fu quello un invito a restare in California per dimostragli che potevo farcela. Mi fotografava sempre, ma sul fare l’attrice non era d’accordo. Ha cercato di riportarmi a casa in tutti i modi, ma non ci riuscì. Fu mia madre a cedere per prima, dicendomi però che mi sarei dovuta mantenere da sola, e così ho fatto”.

Mentre aspettava le risposte sull’esito di un provino, la Bouchet – all’anagrafe Bärbel Gutscher – alternava le sue giornate vendendo polli fritti a domicilio e scarpe in un negozio di Los Angeles. “Alcuni parti riuscivo ad averle, altre no, ma l’insuccesso non mi ha mai buttata giù, è stata una maniera per impegnarmi ancora di più”. “Si può imparare tantissimo da una caduta, soprattutto che ci si può rialzare, basta volerlo, è una questione di testa”. “Quando facevo i provini c’erano molti attori davvero famosi, ma io non sapevo manco chi fossero. Ero una ragazzina della Baviera che non aveva mai visto un film in vita sua, quindi si figuri. C’erano Marlon Brando, David Niven, Tony Curtis, Jack Lemmon...se ci ripenso adesso mi viene da sorridere.

Loro erano stra-famosi, ma io non li vedevo proprio, pensavo solo a lavorare

”. Da allora, di film ne ha fatti tantissimi, come comparsa o da protagonista, poco importa se dimenticabili – tipo Scusa, me lo porti tuo marito? o Donne, vi insegno come si seduce un uomo, specchio dell'Italia e del mondo di quel periodo per alcuni aspetti non molto diverso, purtroppo, da quello in cui viviamo oggi - o impegnati - come Per le antiche scale di Mauro Bolognini – senza dimenticare le grandi produzioni hollywoodiane - James Bond-Casino Royale e il Gangs of New York di Martin Scorsese – ai più artistici – come il trailer del remake di Caligola realizzato dall’artista lanciato da Miuccia Prada, Francesco Vezzoli. Prossimamente, ci confida, sarà sul set del sequel di Milano Calibro 9, dove ritornerà nei panni di Nelly, ma nel frattempo, in attesa di vederla a Natale nel nuovo film di Checco Zalone, ha appena iniziato a girare a Roma il tv movie americano Rome in Love, una sorta di revival di Vacanze romane. Mentre parliamo, ci interrompe un elegante cameriere con un piatto di risotto alle erbe fumante. È una buongustaia? - le chiediamo. E lei: “non direi proprio, mangio per nutrirmi e sopravvivere”, ci risponde ridendo. Strano ma vero per una donna che ha in famiglia un figlio che è uno chef più che popolare, Alessandro Borghese: “Lui mi dice sempre che non gli va di sprecare il suo talento con me e ha ragione, perché non capisco molte delle cose che prepara”. Il suo successo? “È stata una sorpresa totale, adesso sono “la mamma di Alessandro Borghese”, si è ribaltata la questione rispetto al passato e questo non può che farmi piacere. Ho una grande stima di lui, perché ha sofferto molto ad essere mio figlio, non perché gli sia mancato qualcosa, ci mancherebbe.

Sono stata una madre ingombrante, è impossibile negarlo

ma lui è riuscito comunque a ritagliarsi una splendida carriera. Oggi dovunque vado raccolgo i complimenti proprio grazie a mio figlio e questo, per una mamma, è davvero una bella cosa”. Meglio il giardinaggio, dunque, la sua grande passione, ma guai a parlarle di cucina. “Sono tremenda. Posso cucinare solo quando recito, per il resto sono davvero una frana. Ci ho rinunciato da tempo. Pensi che il forno lo uso come dispensa”. Come non si fa ad amare una donna così?