Scoop : «Mi rapo a zero e adoro farlo!» È il segreto di bellezza di Vincent Cassel che spiega perché questo gesto ha un valore catartico: «Potrei dire che è un fastidio in meno, ma c’è di più. È il mio modo di rimettere i contatori a zero, un gesto che sancisce la fine di un film quando non ho voglia di girarne subito un altro. Ecco: è la mia pagina bianca aspettando di vedere cosa accadrà». Oggi i suoi capelli sono abbastanza corti, folti, con qualche lievissima spruzzata di bianco. È il segnale che sta ancora lavorando. Infatti è in pieno tour promozionale del film Nemico pubblico N. 1, il biopic violento e realistico su Jacques Mesrine, il più famoso e ricercato criminale della Francia moderna. Un ruolo che ha valso a Cassel l’elogio della critica, ma soprattutto l’ha trasformato agli occhi del pubblico: non è più “figlio di” (Jean-Pierre Cassel, attore e seduttore molto amato), né “marito di” (Monica Bellucci, la seconda italiana preferita dei francesi da quando Carlà le ha soffiato il primo posto).

Oggi finalmente Vincent brilla di luce propria, grazie a un’interpretazione allucinata e camaleontica che l’ha messo al centro della scena cinematografica francese. E forse non è un caso che, proprio in questo momento particolare della propria carriera, Cassel diventi il testimonial del nuovo profumo Yves Saint Laurent La nuit de l’homme. Lo abbiamo incontrato a Parigi, in una delle suite dell’hotel Fouquet’s Barrière. Quando entra nella stanza tutto vestito di nero, agile, nervoso, si avverte un cambiamento di energia. Parla velocemente, di getto, ma la comunicazione passa principalmente attraverso la gestualità del corpo sempre in movimento, teso in avanti come se stesse per balzare su qualcosa o qualcuno.

Qual è il suo senso preferito? Buona domanda, non ci avevo mai pensato. Direi la vista. Sì, lo sguardo è il senso più importante per me. Ma non sottovaluterei la forza dell’olfatto sull’immaginario. Il potere di un odore di scavare nella memoria e tirar fuori ricordi lontani.

Ma lei il profumo lo usa? Di tanto in tanto, per certe occasioni importanti. Non porto nulla, né orologio, né gioielli. Quindi se lo metto vuol dire qualcosa di significativo, come portare la fede.

Parliamo di seduzione: è innata o la si può imparare? Guardi certi bambini come giocano a sedurre! È come un senso che hai e che impari a sviluppare molto presto. Un gioco che instauri con l’altro e che comincia da subito.

Da piccolo era già un tombeur de femmes? A scuola la mia insegnante di storia diceva che ero charmant e mi dava fastidio, non capivo. Poi col tempo mi sono abituato.

Ha avuto dei buoni maestri. Da suo padre a Brigitte Bardot! Non esageriamo: ero semplicemente sul set di un film che loro giravano insieme. È vero che lei mi prendeva spesso sulle ginocchia, ma avevo cinque anni e non me ne fregava niente di BB! Mi dicono, però, che la trovavo molto bella…

Un consiglio per diventare irresistibili? Fate del cinema! In tutti i sensi.

Per conquistare qualcuna? Sono perplesso su quelli che hanno delle idee precise su un certo tipo di donna e un metodo per conquistarla. Penso che mentano. La seduzione nasce da tutto, è l’individuo che mi interessa. Sin da piccolo ho un mio tic: quando incontro una persona, uomo o donna che sia, cerco di immaginarla nel sesso opposto per capire cosa resta, a prescindere dagli attributi sessuali. Lo faccio per capire meglio la persona “dentro”.

Proviamo con lei: che donna sarebbe? La “bonne copine”, la buona amica fedele e allegra. Si ricorda quella canzone geniale di Prince, If I were your girlfriend? Voilà!

Lei è un uomo della notte? Direi di sì, l’ho sempre amata, per me rappresenta l’idea di libertà. Ho passato tante notti fuori, ho vissuto la nuit parisienne all’epoca degli anni 80 e 90. Locali come Le Palace, Les Bains Douches… C’era sempre qualcosa di speciale, ma anche ora se cerchi, trovi. I posti cambiano in continuazione, i nottambuli sono dei nomadi e spesso conosci il luogo dell’appuntamento solo mezz’ora prima che cominci la festa.

Cosa hanno di speciale le notti in questa città? Innanzitutto, contrariamente ai paesi anglosassoni, possono finire davvero tardi se ne hai voglia. E poi ho sempre amato l’idea di mixité, tutta parigina, di mescolare universi completamente differenti. Ho incontrato molte delle persone con le quali lavoro oggi a una festa, sono diventati amici di scorribanda. Per esempio Gaspar Noé, che ha diretto lo spot del profumo, è un amico della notte. Il film che ho girato con lui, Irreversible, è cominciato alle 5 di mattina a Les Bains Douches. Insomma, tutti quegli anni non sono stati inutili, sono pieni di ricordi, densi di una cultura che è mia e che in un certo senso accompagna la nascita di un particolare cinema.

Cosa evoca per lei Yves Saint Laurent? Mi parla delle notti parigine! Era un uomo che ha lasciato un’impronta con quella sua silhouette dandy, la personalità misteriosa. Per questo ho accettato la proposta.

Per impersonare il ruolo di Mesrine è ingrassato di 22 chili. L’esperienza del corpo alterato è interessante? Assolutamente! Ti rapporti al mondo in un altro modo. Ma non mi interessa la questione del ribaltamento dei canoni di bellezza, piuttosto la riflessione sul mestiere di attore: un’attività che mi dà piena libertà di trasformarmi, di cambiare i codici estetici. Quando interpreti un ruolo sei affrancato da tutto, puoi permetterti di essere laido, orribile: non è fantastico? Ho sempre trovato impressionante e affascinante come si possa essere nello stesso film ripugnante e seducente. Nel cinema puoi concederti tutto.

Infatti lei pratica molte discipline. Mi interesso a tutto ciò che sviluppa l’espressione corporea, dalla danza alla mimica, dalla capoeira al funambolismo. Non eccello in nessuna, ma permettono di esprimermi al meglio, attraverso la gestualità dei movimenti. In funzione del film che dovrò girare prendo un coach e sperimento qualcosa di nuovo. È la bellezza del mio mestiere.

Nei film si rivede con un occhio critico? Piuttosto con indulgenza, provo della tenerezza. In ogni cosa che fai hai dato il meglio di te stesso in quel momento, quindi devi esserne fiero. E alle volte sono sorpreso dalla temerarietà di un ruolo, il taglio che ho impresso.

Ha appena terminato di girare un lungometraggio. A Deriva, di Heitor Dhalia, un film brasiliano ambientato negli anni 80 sulle spiagge di Buzios. È una storia sui rapporti familiari, l’esplorazione della relazione tra un padre e la figlia adolescente, sul tradimento e la scoperta della sessualità, un po’ alla Ozon (regista francese, ndr). Quello buono però, più Swimming Pool che 8 donne e il mistero.

Lei trascorre sempre più tempo in Brasile? Sono affascinato dal rapporto con l’altro che c’è in quel paese. Non dico che siano tutti generosi e che la vita sia bella, anzi! Però c’è una sensualità debordante che fa parte davvero del modo di comunicare, nella quale mi immergo con piacere. È un paese durissimo, con una violenza estrema, eppure si respira aria di libertà e le persone approfittano dell’istante, c’è una fluidità della vita che trovo riposante.

E ora che altri progetti ha? Mi lancio nella produzione del nuovo film di Romain Gavras. Lo conosco da quando ha 14 anni e con lui ho già girato cortometraggi e video clip. Si tratta di una storia d’amore tra due persone con i capelli rossi.

Ci risiamo con i capelli? Sì. E non dirò altro!